
Il contrasto di Pechino e Mosca all’Occidente passa anche dall’Africa
I due Paesi consolidano la presenza per controllare le risorse naturali e fare pressioni sugli Stati. E così rubano spazi alle Pmi.
I due Paesi consolidano la presenza per controllare le risorse naturali e fare pressioni sugli Stati. E così rubano spazi alle Pmi.
Mentre l’Italia continua a rinviare l’applicazione della direttiva Bolkestein, gli altri Paesi costieri hanno recepito la liberalizzazione in ordine sparso.
Attorno alla penisola nel Mar Nero, annessa dalla Russia ma reclamata dall’Ucraina, si gioca una partita decisiva della guerra, tanto a livello politico quanto strategico.
Le pur doverose scelte dell’Europa per la transizione energetica non tengono conto delle realtà nazionali.
Quel termine sottolinea la distanza che troppo spesso separa le principali istituzioni dell’Unione Europea dalla realtà del Continente.
L’Occidente studia le possibili conseguenze sull’economia di una debacle russa in Ucraina: più realistico che Mosca perda una parte dei territori.
Il conflitto in Ucraina ha messo a nudo tutti i limiti di diplomazia, strategie militari e industria bellica aprendo la strada a un aumento della spesa comune per le armi oltre che a una trasformazione culturale.
Le polemiche in occasione dell’ultimo Consiglio Ue evidenziano le difficoltà del governo Meloni nei rapporti con i partner
Cina, India, Turchia, Iran, i Paesi africani, centro-asiatici e sudamericani non provano sudditanza verso Mosca. E la Russia non è l’Unione Sovietica che si presentava come potenza colonizzatrice alternativa al capitalismo.
La colossale macchina di solidarietà dopo il sisma che ha devastato Turchia e Siria offre ai governi di Ankara, Damasco, Mosca e Gerusalemme la possibilità di aumentare presenza locale e consensi