Economia della Conoscenza

Dischi: la rivoluzione midstream dei Caramelows

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di Beppe Ceccato

Quando si parla di MPB, Musica Popular Brasileira, genere nato negli anni Sessanta da una fusione tra bossanova e musica tradizionale d’origine afro-europea, vengono in mente i grandi nomi della scuola brasiliana della seconda metà del Novecento, fra Tropicalismo, Jovem Guarda e Clube da Esquina, Gilberto Gil, Rita Lee, Caetano Veloso, Tom Zé, Roberto Carlos, Erasmo Carlos, Milton Nascimento, i fratelli Borges, Beto Guedes e via elencando.

Con la prima decade del Duemila il concetto di MPB è andato sfumando, tanto che ha fatto pensare che quel movimento, diventato controcultura e lotta alla dittatura, fosse arrivato a un bivio e nemmeno troppo avvincente.

Il vento però sta cambiando. Lo testimoniano, per esempio, i Caramelows, band paulistana di Araraquara, che fino allo scorso anno ha suonato con un’altra artista emergente e geniale, Liniker.

Tornando a loro: il 12 novembre scorso hanno pubblicato Viralata, disco composto di 13 tracce, spiazzante, fresco, nuovo, coerente nella sostanza con l’idea di MPB. Viralata significa meticcio, riferito ai cani. E Caramelow è il tipico viralata brasileiro, un cane di media taglia dal pelo color caramello, diventato praticamente una razza a sé.

Lo spiega la cover del disco di Camilo Solano, giovane illustratore paulistano: un cane fermo su un binario che si perde nel rosso del tramonto, o forse di una nuova alba. Probabilmente la seconda ipotesi è quella più congeniale a questa band che di base ha il soul e il funk ma che spazia ampiamente nella cultura musicale del Paese sudamericano.

L’antropologo Darcy Ribeiro parlava di mixeginação, fusione di razze e culture, e i Caramelows ne sono un esempio. «La nostra è musica di ricerca, le nostre radici affondano nel groove», spiega Rafael Barone, bassista e fondatore. E aggiunge: «il Brasile sta vivendo uno dei momenti più interessanti per la musica pari se non superiore a quello degli anni Sessanta», continua. «Ci sono band e artisti che rifiutano le grandi major per mantenere la libertà creativa. Siamo in tanti a pensarla così e molti di questi sono geniali. Ci riconosciamo in un termine, midstream che è lontano dal mainstream».

Vale la pena ascoltarli: c’è molta sostanza nella costruzioni armoniche e nella ricerca di ritmi contaminanti, il tutto condito dall’immancabile tempero brasileiro.