Don Mazzi: «I nostri ragazzi, belli e fragili. Torniamo ad ascoltarli con umiltà»
Nel suo ultimo libro, don Antonio Mazzi analizza il cambiamento del disagio giovanile dopo la pandemia.
di Gabriele Politi
Don Antonio Mazzi è il fondatore e l’anima della comunità Exodus. 93 anni portati al netto di qualche acciacco splendidamente, 40 dei quali trascorsi con gli adolescenti difficili. Poiché l’adolescenza delle persone è un po’ come la primavera nelle stagioni, gli chiediamo il perché del titolo del suo ultimo libro uscito lo scorso 9 marzo: Se grandina a primavera – Amare e educare gli adolescenti (e noi stessi) in un tempo di crisi (San Paolo Edizioni, 192 pagg, 16 euro).
La grandine a primavera non è un evento climatico ben visto da chi lavora la terra…
Questo titolo risente un po’ del contesto. Parliamo dell’adolescenza, e quando uno parla dell’adolescenza parla della primavera, non dell’autunno o dell’inverno. E chi parla della primavera sa che in essa convivono momenti straordinari e altri critici. Dobbiamo fare di questa adolescenza la speranza. Poi, certo, c’è anche la paura. Chi ha un figlio in casa, o chi ci lavora come sto facendo io da un secolo (ride, ndr), deve avere il coraggio di farsi carico di tutta la primavera dell’adolescenza, prendendosi anche qualche “tempestata”.
In questi anni ha affrontato il disagio giovanile e le dipendenze sotto molteplici aspetti. Che cosa è cambiato negli ultimi tempi?
Negli anni ‘80 del ‘900 ho affrontato il tema della droga e del terrorismo. Eravamo tutti concentrati su questo tipo di visione: allora parlare di giovani, almeno a Milano, voleva dire parlare di questo. La droga era semplice, precisa: eroina, la droga dei poveri. La connotazione di quei momenti era la violenza: droga e violenza erano un binomio abbastanza forte. Ora, se dovessi pensare a un binomio, penserei a droghe e fragilità, che è molto diverso.
In cosa è differente?
All’epoca c’era di fatto una sola sostanza, ora ci sono infinite droghe chimiche, quelle che mi preoccupano di più, perfino peggiori di cocaina ed eroina, anche se ci sono opinioni diverse. La parola fragilità racchiude un’infinità di cose. Certamente non c’è la cattiveria, anche se viene descritta molto spesso così. Mi sento di dire che c’è meno violenza oggi, ma molta più fragilità dentro, dovuta anche agli anni del Covid. È cambiato il mondo rispetto alla droga di allora. Sono cambiati i ragazzi, non sai più chi hai davanti. In comunità ne ho uno che ha ammazzato il padre perché era violento con la mamma. Un ragazzo molto intelligente. Prima mi ha detto di voler studiare teologia, poi di voler andare a vivere in una casetta circondato da animali. Questi sono gli adolescenti di oggi.
Che spiegazione si è dato?
Non me lo spiego. Non riesco a capirlo. So solo che questi tre anni non hanno distrutto i nostri ragazzi, li hanno complicati, si sono complicati loro e ci siamo complicati noi. Dobbiamo essere più umili e forse è arrivata l’ora di ascoltarli. Quando arrivano da noi parliamo sempre per primi ma con loro dovremmo parlare per ultimi. Anch’io sono diventato più umile, perché è vero che ascoltavo, ma convinto di avere la formuletta. Oggi devo avere il coraggio di dire che la formuletta non ce l’ho, anche se sono 40 anni che mi occupo di adolescenti. Quando li ascolto è come fosse la prima volta: poca lingua e tante orecchie.
Cosa si augura che succeda a chi legge il suo libro?
La dico grossa? Che i padri finalmente facessero i padri. I nostri ragazzi hanno bisogno di paternità: da zero a 10 anni sono i tempi della mamma, dai 10 ai 20-25 anni sono i tempi dei padri e i padri non ci sono. Fare il padre è un’arte che devo imparare ancora anch’io, anche se sono quarant’anni che lo faccio.
Shopping solidale di primavera a Milano per Exodus, al Moscova District Market
Don Antonio Mazzi ha presentato il suo libro Se grandina a primavera, in dialogo con il direttore di Famiglia Cristiana don Stefano Stimamiglio, giovedì 30 marzo al bistrot Cortile Flora del Moscova District Market di via Volta 7/A a Milano. Da quella data e fino a domenica 2 aprile, l’area ospiterà l’edizione speciale di primavera dello storico Mercato della Solidarietà della Fondazione Exodus, ribattezzato Spazio della Solidarietà per festeggiare l’arrivo della bella stagione raccogliendo fondi per le attività della Fondazione. L’intero ricavato della vendita di abbigliamento e accessori delle grandi firme della moda sarà devoluto ai progetti educativi per i ragazzi della comunità e le loro famiglie. «Vivo con gli 800 euro mensili della mia pensione – dice don Antonio – e non ho mai pesato sulle casse della mia comunità. Vi aspetto numerosi perché le famiglie sono in un momento particolare e quindi anch’io, che ho una famiglia molto, molto grande, ho delle difficoltà e abbiamo davvero bisogno dell’aiuto di tutti». Ingresso libero. 30 marzo-2 aprile, dalle 12 alle 20.