Economia della Conoscenza

Fabrizio Duranti: consapevolezza personale per vivere in salute

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di Alessandro Paciello

Tra i temi che ruotano intorno a quello che definiamo “economia della conoscenza”, di cui abbiamo sempre più bisogno di riscoprire valori e significati, incontro questa volta il Dottor Fabrizio Duranti, Specialista in Chirurgia Generale ed Esperto di Medicina del Benessere, tra l’altro autore di libri e influencer web e televisivo. Lo spunto deriva da un suo libro, di recente pubblicazione (2021), dal titolo: “A Cena con Epicuro” che tratta della sua vita trascorsa “tra salute e filosofia”.

Partiamo dalle origini, Dottor Duranti. Lei inizia la professione come medico specializzato in chirurgia generale, ma oggi si occupa soprattutto di medicina del benessere, giusto?

Sì e infatti, fin dalle mie prime esperienze professionali, quando ero ancora uno specializzando e mi occupavo di chirurgia oncologica, soprattutto del tratto gastrointestinale, cominciai a fare delle riflessioni sulle malattie che dovevo affrontare, spesso devastanti, e su come queste si manifestavano. Osservando i pazienti che dovevano subire nella fase post operatoria giorni molto duri dal punto di vista delle cure e dei dolori, mi rendevo conto che questi pazienti erano persone “normali”, nella media, come tutti noi. Erano solo un po’ più anziani di me, a quei tempi. E questo mi poneva grandi interrogativi su come si potessero manifestare queste malattie alle quali, evidentemente, siamo tutti potenzialmente esposti. Così, parlando con loro, mi resi conto che quasi nessuno aveva mai fatto quella che in medicina definiamo “prevenzione primaria”, cioè avere una vita sana, praticare attività fisica, stare in mezzo alla natura, mangiare in modo salubre ed equilibrato, non fumare, non eccedere con alcol e caffè.

Nasce così la sua attenzione professionale e umana verso la prevenzione e la salute degli esseri umani…

Esattamente. Ho così cominciato a studiare diverse diete, finalizzate a una corretta educazione alimentare e ho scoperto soprattutto la “Zona” che ho trovato particolarmente convincente per via di questo retropensiero scientifico di Barry Sears, che era un biochimico e non un nutrizionista, che lavorava sulla cascata degli eicosanoidi e sulla diminuzione dell’insulina. Poi, ha sicuramente inciso l’incontro con Paolo Sorbini, il fondatore di Enervit, con cui decidemmo di divulgare la “Dieta Zone” in Italia. Questo mi ha portato a formare oltre 3000 farmacisti in quel periodo di lancio, con i corsi di Educazione Continua in Medicina (corsi ECM). Da qui sono diventato uno dei massimi esperti di questa materia e intorno al mio quarantesimo anno di età ho pubblicato il mio primo libro: “Super Salute con la Zona”, dove cominciai a introdurre la cultura dei micronutrienti anche in Italia. Era il 2002.

Da qui nasce anche la sua popolarità mediatica…

Sì, perché la materia era nuova e innovativa e cominciai ad avere inviti a intervenire in trasmissioni radio-televisive dove mi intervistavano sull’argomento. Di conseguenza, la richiesta che mi veniva sempre più spesso fatta era quella di consulenze sul miglioramento delle proprie biologie personali. E questo ha progressivamente portato alla mia attuale specializzazione. Nasce così il mio studio sulla “Human Maximum Performance” (HMP), cioè le massime prestazioni umane che la nostra personale biologia può esprimere. Il che non ci porta a diventare dei “super eroi”, ma a sentirci in salute al meglio di quanto possiamo, secondo la nostra propria e personale biologia. Tutti questi studi, ricerche e approfondimenti sono poi confluiti in nove libri che ho redatto e pubblicato su questo tema.

Come si arriva a Cena con Epicuro”?

Si arriva qui perché, cammin facendo, mi sono reso conto che la base culturale, valoriale, psicologica e quindi di consapevolezza umana personale è fondamentale per ottenere validi risultati nel tema della salute. E quindi ho posto l’aspetto filosofico come centrale in un’attività come la mia. È un modo per uscire dagli sterili protocolli e recuperare quella posizione di “Uomo al centro” dell’Universo.

Quindi, consapevolezza personale come fondamentale presupposto per una vita sana. Non basta assumere dei prodotti, farmaceutici o naturali, per stare bene, ma è indispensabile anche uno stile di vita condotto sulla base di conoscenze acquisite, digerite e diventate pratica quotidiana.

Il mio libro cerca di condurre per mano verso questa consapevolezza. Partendo, per esempio dal binomio e confronto tra “negotium” e “otium”, cioè la “negoziazione” tipica del periodo giovanile in cui dobbiamo venire a patti con una vita che ci dobbiamo conquistare con i suoi bisogni primari, e l’”otium” che è inteso in senso latino, cioè non il “non far niente” giacendo inermi su un divano, ma invece quell’azione di crescita a cui ci dedichiamo nella seconda parte della nostra vita per evolverci in senso umanista e spirituale, impegnandoci in attività che non sono remunerative in senso materiale.

Quindi, man mano che si va avanti con gli anni, il “negotium” deve scendere e l’”otium” deve salire. Ma, se invece continuiamo a dedicarci eccessivamente ai guadagni non oziamo abbastanza. Come dicevano appunto i latini: “chi ben ozia ben negozia”, cioè chi ozia consapevolmente ha il tempo di elaborare intellettualmente cosa fare per evolversi in senso olistico, cioè fisico, psichico e spirituale. Quindi, soprattutto nella fase dell’”otium”, dedichiamoci alla qualità della vita: scelta dei cibi giusti, attività fisica, meditazione, contemplazione: esaltazione della parte umanistica della vita.

Per arrivare a una piena consapevolezza del nostro essere e della nostra esistenza?

Certamente. Per esempio, attraverso l’acquisizione e l’uso dell’”ikanos” greco: inutile chiedersi nell’ambito di una dieta quanti grammi di pasta o di proteine o di carboidrati dobbiamo mangiare. Dobbiamo invece arrivare a riscoprire l’ikanos, cioè la giusta quantità. Questa è consapevolezza! Prendiamo il vino, per esempio: un alimento eccezionale, con un’enorme cultura che lo sottende. Benissimo berne, ma la giusta quantità. Lo stesso vale se ti massacri di sport: non c’è ikanos! Solo se c’è esiste evoluzione umana.

Quindi, abbiamo perso la saggezza dei nostri avi, che permetteva loro di sentire meglio il proprio corpo e le sue esigenze. Ha influito in quanto succede questa nostra vita, così digitalizzata e frenetica, che si è allontanata dalla Natura e dai suoi ritmi?

Purtroppo, questa perdita di contatto con la Natura è ciò che più rimarco. Personalmente, sono un appassionato di albe e di tramonti. Momenti magici che danno il ritmo, e se si vuole anche un senso alla nostra vita. Ma oggi – ahimé – la gente preferisce a questi momenti di vita vera, quella finta degli smartphone sui quali tiene incollato lo sguardo.

Così, dottor Duranti, ha coniugato la passione per la filosofia e per la medicina, soprattutto preventiva?

Be’ ho semplicemente trasportato questo mio stile di vita all’interno della professione. Ma lo farei comunque, a prescindere dalla mia attività. Penso che il medico, come del resto qualsiasi attività che l’Uomo compie, è qualcosa che l’“Io fa” e non che l’“Io è”. Personalmente, non mi identifico genericamente con l’Essere Umano, ma con me stesso, perché tra le diverse attività che pratico nella mia quotidianità, faccio anche il medico. Quindi, il mio tratto filosofico è un percorso dell’Io che ha poi una valenza ontologica. Cioè, il mio percorso umanistico e filosofico si declina in quello che faccio: per esempio, quando corro, lo faccio con un atteggiamento contemplativo rispetto all’ambiente che mi circonda, al mio corpo, al mio respiro, ai miei pensieri. Insomma, un modo di vivere di consapevolezza olistica.

In questa sua visione umanistica della medicina, quale è stato il filosofo che più lha influenzata?

Sicuramente, i filosofi antichi, da Epicuro a Platone, da Aristotele e Socrate fino ad arrivare a quelli più contemporanei. La filosofia mi appassiona tutta e da sempre ne leggo, anche se quella che mi ha “segnato” maggiormente è stata quella studiata da giovane.

Dal suo sito web traggo questa frase: Ogni essere umano merita la massima attenzione e ha il dovere di prendersi cura di sé stesso, del suo corpo alla sua psiche.” Ma oggi la medicina si prende ancora cura” dellessere umano?

Innanzitutto, rimarcherei il termine “dovere”. Quando siamo giovani pensiamo che tutto sia un “dovere”: crescere, studiare, fare sport ecc. Poi, crescendo è come se dismettessimo e ci dimenticassimo il concetto di “dovere”, soprattutto come “prenderci cura” di noi stessi. Di conseguenza, non credo sia corretto attribuire solo alla medicina la responsabilità della nostra salute. Cioè, portare fuori di noi la responsabilità della nostra salute, che invece primariamente dovrebbe essere da noi mantenuta, non giova alla causa. Perciò, partiamo da noi, dalla nostra consapevolezza, dall’ikanos precedentemente citato: la nostra biografia, in fondo, scrive la nostra biologia e di questo dobbiamo essere consci, senza responsabilizzare esclusivamente terzi soggetti. Amore verso sé stessi, questa è da sempre la prima cura e ricetta di lunga e sana vita!