Economia della Conoscenza

Quando il mondo si fa buio…

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di Sara Sagrati 

Un maestro d’orchestra donna, famosa in tutto il mondo, un vigile urbano di campagna al confine tra Veneto e Friuli, una conchiglia con le scarpe e un ex-spogliarellista: cosa mai potranno avere in comune? Sono i protagonisti di quattro film usciti il 9 febbraio che più diversi tra loro non potrebbero essere per trama, ambientazione e metodologia produttiva, ma complementari nel rappresentare l’attuale forza del cinema nel rinnovare la propria forma, ribadire la capacità di riflettere il presente e dare forma al futuro.

Chi siamo? Dove andiamo? Siamo capaci di imparare dai nostri errori? Dove stiamo andando?

Gigi la legge di Alessandro Comodin
Gigi la legge di Alessandro Comodin

In Gigi la legge di Alessandro Comodin, coproduzione internazionale capitanata dall’italiana Okta Film, distribuita in maniera indipendente e già premiata a Locarno, i pattugliamenti e gli incontri del vero vigile urbano Pier Luigi Mecchia detto Gigi si muovono su una linea di confine tra reale e finzione, personale e universale, giocoso e tragico, diventando uno specchio magico della natura umana, che cerca di filare dritta sulle rotaie anche se può capitare di deragliare.

Perché in fondo siamo tutti un po’ pirati e un po’ signori alla ricerca di un amore disperato.

Frame da Marcel the Shell di Dean Fleischer Camp.
Frame da Marcel the Shell di Dean Fleischer Camp.

In Marcel the Shell di Dean Fleischer Camp, film d’animazione in stop motion con parti live action, commuove e unisce la storia della piccola conchiglia con un grande occhio e scarpe da ginnastica alla ricerca della sua famiglia perduta. Una favola adatta a tutti, raccontata con il linguaggio del documentario, nata dieci anni fa come cortometraggio sul web, è cresciuta fino a conquistare il mondo con tanto di nomination agli Oscar.

Perché in fondo siamo tutti alla ricerca dei nostri simili e, facendolo, scopriamo la ricchezza della diversità.

In Tár di Todd Field, stereotipi sul potere in ambito lavorativo e di genere vengono ribaltati nel finto biopic su una fittizia grande musicista e direttrice d’orchestra. L’interpretazione magistrale di Cate Blanchett già premiata a Venezia, l’implacabile scrittura e la messa in scena costantemente spiazzante, fotografano il crollo dell’uomo (e della donna) novecentesco. Certamente uno dei film più sfidanti nel raccontare la crisi identitaria contemporanea.

Perché ci sono errori da cui non impariamo mai e per cui alcuni pagano prezzi ben più alti di altri.

In Magic Mike – The Last Dance di Steven Soderbergh il ritorno in pista dello spogliarellista di Miami diventa monito. Perché per superare crisi personali e globali, dovremmo ricominciare a ballare.