Economia della Conoscenza

World Record: l’omaggio di Young al pianeta terra

Scritto il

di Beppe Ceccato

E vabbè! Quando ti trovi di fronte a un disco così non puoi che ringraziare quei “pazzi” che ancora credono nel potere emozionale dell’analogico come struttura musicale e mentale. Neil Young è uno di questi e i suoi Crazy Horse (Billy Talbot, Ralph Molina e Nils Lofgren) gli vanno dietro.

Un album registrato a Malibù nella mitica Shangri-la Records da Mr. Rick Rubin in persona (il mixaggio è su nastro analogico).

Il disco in questione, il 42esimo in studio per Young, si intitola World Record ed è uscito il 18 novembre scorso. Un lavoro in “presa diretta”,  un live pensato per gli spazi e i tempi di una registrazione per vinile e, per questo, carico di energia, vero, volutamente naked, dove si ascoltano l’accordatura degli strumenti, i commenti dei musicisti… sembra di stare lì con loro.

World Record è un album che parla del mondo, della natura, della devastazione ma anche della speranza. Una sequenza di undici brani in cui si passa dal lirismo assoluto di Love Earth, alla Beatles, dove Neil ricorda che Il cielo era azzurro e l’aria così pulita/ L’acqua cristallina/ Vivevamo vicino al sole e avevamo tutto/ Stavamo vivendo in un sogno, a Overhead, dove si riconoscono le classiche ritmiche dell’artista e ti rivedi in un polveroso bar a sorseggiare un bourbon whiskey, subito sovvertite da una chitarra elettrica stridula in I Walk with you (Earth Ringtone).

Di nuovo lievità con This Old Planet (Changing Days), valzer con fisarmonica e piano, ricordi di una terra che potrebbe non esistere più. In Walkin’ On The Road (To The Future) l’artista canta una visione, fratelli e sorelle in marcia verso un futuro che non abbia più guerre ma solo amore.

Le atmosfere rarefatte cedono il posto alle chitarre distorte di Break the Chain, una cavalcata dove si inizia a capire che Young non molla: rompere le catene subito, se si vuol continuare a vivere. Il brano che davvero lascia il segno e che acquista quell’aura epica è Chevrolet, 15 minuti e 16 secondi di puro Neil Young & Crazy Horse, chitarre distorte che si richiamano e dialogano, sali e scendi da montagne russe, per andare a chiudere con una versione intima, che sa di quasi rubata, di This Old Planet, con fruscio di sottofondo. Nostalgico!