Lo strano caso dei mutui a tasso variabile che costano più di quelli a tasso fisso rappresenta un effetto imprevisto della stretta monetaria messa in campo dalla Bce per combattere l’inflazione e della sua comunicazione contraddittoria. Quello che sta succedendo è che da qualche settimana l’Euribor a tre mesi, il parametro su cui si basa il calcolo dei finanziamenti per la casa a tasso variabile, è arrivato a livelli più alti (2,57%) rispetto all’Eurirs a 30 anni, parametro per i prestiti a tasso fisso (2,37%). Ovviamente, quando si sottoscrive un mutuo la banca applica anche le sue commissioni e le spese, solo così si arriva al Taeg, al tasso finale.
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