Finanza e Risparmio

Borsa: incentivi alle imprese

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di Mariarosaria Marchesano

Il governo Meloni ha un piano per rendere più attraente la Borsa. Per la verità, si tratta di un disegno a tutto tondo che punta anche ad avvicinare la ricchezza degli italiani al mercato dei capitali e, in generale, a rendere un po’ più sovrano l’uso del risparmio nazionale. Però, il nuovo pacchetto normativo per Piazza Affari  – finalizzato a semplificare la quotazione ma anche a rendere meno complessa e onerosa la permanenza delle imprese sul listino – è già sulla rampa di lancio a giudicare dal grande attivismo del ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, e del sottosegretario Federico Freni, il quale durante il recente convegno promosso da Assonext a Montecitorio ha dichiarato: «Nel nostro Paese non può esistere vera crescita senza una maggiore attenzione allo sviluppo e alla competitività dei mercati finanziari. Non possiamo illuderci che la resilienza della dorsale produttiva sia infinita: dobbiamo accompagnare il processo di crescita e sviluppo delle nostre Pmi sul mercato dei capitali incoraggiando lo sviluppo digitale, strutturando un enforcement amministrativo più efficace ed efficiente».

È vero che non si tratta di un tema nuovo, ma si percepisce che questo è un momento propizio di confronto tra i vertici di Borsa italiana-Euronext e i rappresentanti dell’esecutivo da cui potrebbe scaturire una piccola rivoluzione. Sempre al convegno di Assonext, l’amministratore delegato di Borsa, Fabrizio Testa, ha detto che per migliorare l’accesso delle imprese al mercato dei capitali sarebbe importante lavorare insieme agli stakeholder pubblici e privati, «come abbiamo fatto con Euronext Growth Milan, mercato di crescita per Pmi, vera spina dorsale dell’economia italiana».

In effetti, l’esperienza dell’Egm, che dalla sua nascita ha visto quotarsi 285 società che hanno raccolto oltre 6 miliardi di euro ed è stato il trampolino di lancio per 23 aziende che si sono negli anni trasferite sul mercato principale, è diventato un po’ un modello di riferimento per l’intero sistema borsistico che sta risentendo dei numerosi delisting.

Problema che per la verità non è solo italiano, tant’è che anche Bruxelles si sta mobilitando per contrastare il fenomeno, come spiega al Settimanale l’avvocato Lukas Plattner, partner dello studio Advant Nctm esperto di mercato dei capitali e membro del comitato scientifico di Assonext:

Sia l’Unione europea sia l’Italia hanno finalmente messo i mercati dei capitali al centro delle politiche industriali indirizzate alla crescita delle Pmi. Gli ultimi decenni sono stati  contraddistinti da un diluvio normativo, una vera overregulation, che ha disincentivato l’accesso al mercato da parte delle piccole e medie imprese e alimentato la fuga delle società già quotate.

Assonext è in prima linea da anni su questi temi e ha collaborato attivamente all’interno del processi legislativi per creare un ecosistema adatto adatto alle Pmi.

Ma che novità ci sono in arrivo? «L’Unione europea ha già formulato con il Listing Package del 7 dicembre 2022 – continua Plattner – un ampio ventaglio di coraggiose proposte volte a favorire accesso e permanenza delle aziende in Borsa. Secondo le stime della Commissione Ue, le semplificazioni proposte porteranno, oltre che a un aumento delle quotazioni, a una riduzione dei costi per circa 67 milioni l’anno grazie a regole più semplici per la redazione del prospetto informativo. Mentre i risparmi per le società già quotate sono valutati in circa 100 milioni all’anno grazie al fatto che ci saranno minori spese di compliance. Senza dimenticare che l’introduzione di meccanismi di voto multiplo, volti a evitare la perdita del controllo da parte dei soci fondatori, potrebbero aumentare il numero di Ipo nell’Unione europea fino al 20%».

Quest’ultimo è un punto molto importante perché è stata proprio la possibilità di esercitare il voto multiplo a convincere alcune famiglie del capitalismo italiano a spostare il quartier generale in altri sede europee dove questo è già possibile, per esempio in Olanda.

Plattner spiega anche che il governo italiano ha manifestato una forte volontà di introdurre le misure di semplificazione individuate nel Libro Verde del Mef del 2022 con particolare riferimento al miglioramento del processo di listing, agli oneri per le società quotate, nonché alla eliminazione delle norme interne che implicano maggiori oneri rispetto alla normativa europea.

Il Libro Verde, emanato sotto il governo di Mario Draghi – con la collaborazione di Consob e Banca d’Italia – è un’analisi sistematica delle prassi regolatorie borsistiche in Italia che presentano aree critiche. E’ diventata la base di lavoro del governo Meloni per rivitalizzare il mercato finanziario italiano con la spinta di Giorgetti.

«A 25 anni dall’emanazione del Testo unico della finanza e a 20 anni dalla novella del diritto societario – conclude l’avvocato Plattner –  la revisione dell’intera disciplina con particolare attenzione alle Pmi e al made in Italy è più che benvenuta e speriamo di vedere già alcuni frutti nel primo semestre del 2023».