Inchieste

A Sassuolo la crisi gela anche gli investimenti green

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di Giorgio Costa

Forni spenti, operai in cassa integrazione, centinaia di terzisti in difficoltà. A Sassuolo il “nemico” non è più l’amministratore delegato ma le impalpabili stanze della Ttf, la borsa di Amsterdam. Che con i suoi meccanismi folli porta il prezzo (ma sarebbe più corretto dire il valore) del gas a livelli privi di senso e fa piovere sul bagnato di un settore in cui l’Italia è leader mondiale ma che sconta, da sempre, costi energetici più alti dei competitor.

I numeri del comparto della ceramica

L’impatto del caro-energia rischia di essere devastante per il distretto ceramico modenese-reggiano – il comparto, secondo i dati di Intesa Sanpaolo, più energivoro in Italia, ma in cui si stanno sperimentando anche nuove forme di alimentazione a idrogeno – polo in cui si concentra il 90% delle 131 aziende italiane produttrici di piastrelle con oltre 18mila occupati e 6,2 miliardi di euro di fatturato, a cui va aggiunto un indotto di rilevanti dimensioni. Settore appena reduce dal successo di Cersaie, il Salone Internazionale della ceramica per l’architettura e dell’arredobagno, in chiusura venerdì 30 settembre nei padiglioni di BolognaFiere.

E i numeri del 2021 indicano un rialzo dei ricavi del 15,4% sul 2019 mentre l’export si attesta a quota 5,5 miliardi. Guardando al dato nazionale (e non solo del distretto di Sassuolo) complessivamente sono 263 le società del settore attive in Italia, che occupano 26.537 addetti diretti e fatturano 7,5 miliardi. Nel corso del 2021 hanno prodotto 435,3 milioni di metri quadrati di piastrelle (+8,6% sull’anno 2019) con le vendite in Italia che superano i 91 milioni di metri quadrati (+9,2%) mentre l’export raggiunge 364,1 milioni di metri quadrati (+11,9%).

L’impatto devastante del caro energia

Il distretto di Sassuolo ancora non è in ginocchio ma di certo non si aspettava di dover arrivare (in alcuni casi) a fermare i forni dopo un 2021 con i fiocchi e un 2022 che era iniziato benissimo. E invece ora si deve fare i conti con una incidenza dei costi energetici che arriva al 70% del valore venduto e che rischia di mandare in tilt un sistema produttivo e un distretto che non ha pari nel mondo.

Ora produrre un metro quadrato di piastrelle ci costa 9 euro solo di gas, qui il rischio di spegnere i forni è altissimo.

Spiega il presidente di Confindustria Ceramica, Giovanni Savorani.

E una ventina di aziende i forni li hanno spenti non sapendo quando potranno riaccenderli perché i listini si possono aumentare (e sono stati aumentati) ma non si può andare oltre il limite che il mercato sopporta. Anche perché sul mercato ci stanno competitor (spagnoli e turchi in primis) che da sempre l’energia la pagano meno e ora il divario sui costi sta diventando incolmabile.

Purtroppo – spiega Savorani – non ci sono ancora tecnologie in grado di rendere le energie rinnovabili capaci di sostituire il metano, che resta il combustibile a minor impatto ambientale oggi disponibile sul mercato. Peraltro, la nostra dipendenza dal gas straniero fa sì che per tirare avanti ora si debba tornare indietro all’epoca del diesel e del carbone, come sta facendo la Germania, per ridurre i costi e non perdere mercati sui quali la ceramica italiana è riuscita a imporsi con la sua qualità e il suo design.

In 12 mesi il costo dell’energia è infatti aumentato di oltre il 300%, quello del gas si è spinto sino al 1500% in più per poi ritracciare, restando intorno ai 200 euro, un valore sempre troppo elevato per una industria energivora come quella della ceramica. Preoccupazione anche nel mondo artigiano.

Alla fine del 2021 – ricorda il presidente regionale della Cna, Paolo Cavini – il nostro centro studi aveva rilevato che le piccole aziende a rischio chiusura a causa del caro-energia erano oltre il 6%. Oggi stimiamo un raddoppio di quelle percentuali.

Tutto questo impatta, eccome, sulla piastrella. E a Sassuolo fanno fatica a farsene una ragione.

Le cose andavano così bene che in primavera in tanti casi si pensava di non chiudere i forni per le ferie – spiega Fabio Digiuseppe, segretario provinciale modenese dei lavoratori della ceramica Cgil – e invece non solo gli operai sono andati in ferie ma circa 2mila addetti tra Modena e Reggio sono a casa in cassa integrazione, fortunatamente non tutti a zero ore, ma la cig è arrivata.

Il picco del prezzo del gas raggiunto in agosto ha messo il settore in totale fibrillazione e così – spiega Digiuseppe – sono partite le richieste di cassa integrazione che hanno interessato 25 aziende tra Modena e Reggio; le più colpite sono le piccole e medie.

L’impegno per l’ambiente del comparto

Dopo il danno c’è anche la beffa, perché il distretto si era incamminato con decisione sulla strada del risparmio energetico e del rispetto dell’ambiente con consumi energetici tagliati di oltre il 50%, emissioni di CO2 ridotte del 40%, livelli di polveri in atmosfera ben al di sotto dei limiti di legge, acque di lavorazione recuperate, circa il 50% del fabbisogno idrico riciclato e scarti di lavorazione reimmessi nel ciclo produttivo.

Senza dire che 500 GWh/anno di energia elettrica sono autoprodotti mediante cogenerazione. Come indica il Rapporto 2010-2020 su fattori di impatto e prestazioni ambientali, realizzato dal Centro ceramico per Confindustria Ceramica, gli investimenti record in tecnologie efficienti sono arrivati a superare il 10% del fatturato.

Siamo arrivati al paradosso – spiega Gian Francesco Menani, sindaco di Sassuolo – che gli ordini provenienti da tutto il mondo rischiano di non poter essere evasi a causa di rincari energetici fuori controllo.

Intanto, c’è chi ha imboccato in anticipo la strada dell’innovazione energetica. Iris Ceramica Group – circa mille dipendenti nei 6 stabilimenti italiani, e altri 500 negli altri due siti produttivi ubicati in Germania e Usa – e Snam hanno sottoscritto nel settembre 2021 un protocollo d’intesa per un progetto industriale che prevede lo studio e lo sviluppo della prima fabbrica ceramica al mondo alimentata ad idrogeno verde.

Il nuovo stabilimento di Iris Ceramica Group sorgerà a Castellarano, in provincia di Reggio Emilia e sarà dotato entro la fine del 2022 di tecnologie che consentiranno di utilizzare l’idrogeno verde.

L’idrogeno verde – spiega Marco Alverà, ad di Snam – è il vettore energetico ideale per decarbonizzare un’industria ad alta intensità energetica come quella della ceramica.

Il nostro Gruppo – spiega Federica Minozzi, Ceo di Iris Ceramica Group – è sempre stato spinto da un forte spirito innovatore e dall’attenzione costante per la sostenibilità ambientale, facendo spesso da apripista nel mondo ceramico.

La fabbrica di Castellarano realizzerà superfici ceramiche nate da un blend di idrogeno verde, prodotto grazie all’energia solare, e di gas naturale.