Inchieste

Digitalizzare le banche dati: dal PNRR l’ultima chiamata

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di Veronica Schiavone

Abbattere la burocrazia che strozza le imprese grazie alla digitalizzazione delle banche dati. Non è il titolo di un film di fantascienza postumo di Lina Wertmüller, ma una prospettiva realistica destinata ad avverarsi entro fine anno se l’Italia non vorrà perdere una nuova tranche di fondi del PNRR.

È l’Europa a chiedere al nostro Paese di realizzare quel miracolo rimasto fino ad ora la pia intenzione (il wishful thinking come direbbero gli anglosassoni) di ogni governo: far dialogare tra loro le banche dati degli sportelli unici, incrociare le informazioni, evitare a cittadini e imprese lunghe code, inutili duplicazioni di documenti e perdite di tempo prezioso.

Gli anglosassoni, sempre loro, che sul punto sono molto più avanti di noi, lo chiamano once only (una volta sola) e ne fanno un principio cardine dell’amministrazione: i documenti, i certificati, gli atti vanno inviati alla Pubblica Amministrazione una volta sola, vietato richiedere a cittadini e imprese ciò che è già nella disponibilità della PA.

Roba davvero da fantascienza per il nostro Paese che ama come nessuno le complicazioni burocratiche, terreno fertile per coltivare poteri personali e scambi di favori. Ma i soldi del PNRR potrebbero cambiare le cose.

La roadmap della digitalizzazione della PA

I primi a mutare pelle saranno i contratti pubblici. Il nuovo Codice appalti, che vedrà la luce a giorni, gestirà le procedure in modo interamente digitale. Tutte le fasi degli appalti saranno digitalizzate e confluiranno nella Banca dati dei contratti pubblici che dialogherà con tutte le altre piattaforme digitali di e-procurement in modo da evitare agli operatori economici di dover ripresentare più volte gli stessi documenti, o alle stazioni appaltanti di doverli richiedere con spreco di tempi, energie e costi.

Poi sarà la volta degli Sportelli unici sulle attività produttive e sull’edilizia (Suap e Sue) la cui funzionalità è stata finora frenata proprio dalla mancata integrazione delle banche dati. Il PNRR stanzia 320 milioni per modernizzare Suap e Sue e renderli davvero al servizio delle imprese. Se l’Italia non vorrà perdere questa cifra dovrà realizzare entro fine anno una piattaforma digitale destinata agli sportelli unici. Per raggiungere l’obiettivo, il dipartimento della Funzione pubblica e l’Anci hanno avviato un’indagine per raccogliere tutte informazioni utili a comprendere l’attuale livello di digitalizzazione degli sportelli. Nei prossimi giorni verrà, quindi, chiesto a ciascun Comune di procedere, attraverso una piattaforma on-line appositamente realizzata, alla compilazione di un questionario che dovrà fotografare lo stato dell’arte a livello locale.

I Suap e i Sue già attivati faticano infatti a integrarsi con le banche dati regionali e nazionali e l’obiettivo di creare “un’impresa in un giorno” (che poi è il nome del Portale istituito ad hoc da InfoCamere) risulta essere un’altra pia intenzione della Pubblica amministrazione italiana. Entro dicembre dovrà essere implementata la Piattaforma digitale nazionale dati (PDND) che garantirà l’interoperabilità dei sistemi informativi e delle basi di dati delle Pubbliche amministrazioni e che dovrà dialogare con gli sportelli unici in modo da metterli nelle condizioni di svolgere realmente il ruolo per cui sono stati creati: ridurre gli adempimenti e i tempi per l’avvio delle attività d’impresa e delle attività edilizie.

Semplificazioni per i cittadini

E i privati cittadini? Anche per loro sono in arrivo semplificazioni consistenti a cominciare dall’anagrafe. Grazie all’Anagrafe Unica della Popolazione Residente (ANPR), la banca dati nazionale nella quale sono confluite tutte le anagrafi dei 7.903 Comuni italiani, già è possibile richiedere certificati anagrafici stando comodamente seduti a casa e accedendo tramite Spid o Carta di identità elettronica/carta nazionale dei servizi. Non servirà più recarsi di persona presso gli uffici comunali. La completa integrazione nell’ANPR dei registri informatizzati di stato civile dovrà concludersi entro 18 mesi e comprenderà anche le liste elettorali.

Insomma, saranno mesi decisivi quelli che ci separano dal 31 dicembre. Che potrebbero davvero abbattere la burocrazia e modernizzare il Paese o rivelarsi, alla prova dei fatti, l’ennesima occasione mancata. Solo che, in quest’ultima ipotesi, oltre alla faccia si perderebbero anche tanti, tanti soldi.