Inchieste

Europa sotto la Bolla di Bruxelles

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di Federico Bosco

La chiamano la bolla, “EU Bubble” o “Brussels Bubble”, un termine che fotografa la distorsione della realtà che caratterizza quell’insieme di persone che vivono e lavorano nel Quartiere Europeo della capitale belga, uno spazio metropolitano di pochi chilometri quadrati in cui si concentrano i palazzi di vetro e acciaio delle principali istituzioni comunitarie.

Sono funzionari, commissari, parlamentari europei, lobbisti, corrispondenti, assistenti, e qualche intruso. Guadagnano stipendi generosi, in alcuni casi faraonici, godono di benefit e immunità diplomatica; passano le giornate tra riunioni, conferenze, eventi, plenarie; un mondo che si guarda allo specchio come la leadership della capitale di una potenza globale al livello degli Stati Uniti, e per cui i governi nazionali sono un limite all’attuazione delle politiche illuminate dell’Unione europea.

Chi vive nella bolla nega, ma è consapevole di tutto ciò. Spesso dice frasi del tipo «dobbiamo uscire dalla bolla», «rompere il guscio» per «raggiungere i cittadini europei».

Ma poi ci pensa, e si mette a ridere.

La sindrome della bolla si manifesta in modo diverso in base all’istituzione di cui si fa parte. Alla Commissione europea credono che tutti parlino almeno tre lingue e passino le giornate a recepire le direttive comunitarie scritte da loro, che tutti le riconoscano come ciò che è meglio per il proprio Paese, e che la maggioranza degli europei vorrebbe che la presidente Ursula von der Leyen fosse un capo di Stato con pieni poteri. Al Parlamento europeo credono che la principale ragione di esistenza dei 27 Stati membri sia il recepimento delle direttive comunitarie votate dai 705 parlamentari, gli unici eurocrati eletti dal popolo, quanto di più vicino al sogno dei padri fondatori.

Al Consiglio europeo invece credono che tutti sappiano la differenza tra il Consiglio dell’Unione europea, il Consiglio europeo, il Consiglio d’Europa, cos’è il Coroper, cos’è il Trilogo. Ma sanno che non è vero, e che è meglio così. A prendere le decisioni più importanti, infatti, sono ancora i 27 leader di governo nei vertici del Consiglio europeo, che quando arrivano a Bruxelles squarciano la bolla riportando tutti alla realtà, almeno per due giorni.