Inchieste

Il paradosso Italian Padel: boom di ordini e addetti in cassa integrazione

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di Dino Bondavalli

Che i rincari di gas ed elettricità stiano creando enormi problemi e difficoltà al sistema produttivo è cosa nota. Eppure, anche in epoca di crisi energetica e di carenza delle materie prime, l’italica burocrazia riesce ancora distinguersi quanto a capacità di creare ostacoli e rappresentare un freno per lo sviluppo del mondo delle imprese.

Per avere un’ennesima e sconfortante conferma basta guardare al caso di Italian Padel, azienda bresciana (sede a Calvisano) leader in Europa nella produzione di campi da Padel. È sopravvissuta a tre riconversioni in poco più di trent’anni, nel corso dei quali questa realtà, nata come officina per lavorazioni da fabbro, si è prima specializzata nella forgiatura a mano di articoli decorativi in ferro battuto, quindi è diventata leader italiana nella produzione di cancelli automatici e, infine, si è imposta nel mercato dei campi da Padel. Oggi, la società è stata costretta a fermare le macchine e la produzione.

Questo né per la carenza di materie prime o energia, né per la mancanza di ordini. Il 2022 è, infatti, stato un anno record, con oltre 900 contratti per nuovi campi firmati nei primi nove mesi dell’anno, in ulteriore crescita rispetto agli 870 del 2021, ai 430 del 2020 e ai 190 del 2019.

Italian Padel: eccellenza fermata dalla burocrazia

«Il problema è la lentezza burocratica per l’approvazione delle pratiche di cambio di destinazione d’uso dei capannoni e degli immobili produttivi/commerciali da parte delle amministrazioni comunali, che a volte richiedono anche anni di tempo», spiega Claudio Galuppini, imprenditore geniale che prima dei campi da padel produceva, come abbiamo visto, con il marchio Forgiafer, cancelli in acciaio automatizzati. Poi il fallimento di Lehman Brothers e la bolla dei mutui subprime avevano impattato sul settore immobiliare. E lui aveva guardato ad altri settori, avendo l’idea di riconvertire la propria produzione ai campi da padel, che all’epoca «erano ancora poco diffusi in Italia e decisamente migliorabili sia dal punto di vista estetico, sia da quello strutturale», ricorda sempre Galuppini.

Claudio Galuppini - Italian Paddle

Da lì al successo il passo fu breve. Anzi, brevissimo. «Senza falsa modestia, la nostra qualità è riconosciuta come la migliore al mondo, anche in termini di sicurezza e resistenza», assicura l’imprenditore, la cui produzione finisce per il 30% sui mercati esteri. Dal Nord Europa agli Emirati Arabi, dal Marocco a Mauritius. «Ma se a livello internazionale stiamo continuando a consegnare, in Italia la crescita è stata talmente repentina che ha destabilizzato il sistema, complici tempi burocratici che sono spesso incompatibili con quelli della produzione».

Il risultato? «I clienti sono in ritardo anche di sette, otto mesi per i ritiri e intanto devi tenere la merce in magazzino», spiega Galuppini.

E ora che abbiamo esaurito gli spazi nei nostri quattro capannoni ci siamo trovati a dover scegliere tra affittarne di nuovi per continuare a stoccare merce oppure fermarci: così siamo entrati in cassa integrazione pur avendo già ricevuto ordini per altri 350 campi che avremmo dovuto evadere entro fine anno e che, a questo punto, consegneremo solo nel 2023.

Padel: un settore senza norme in Italia

Non solo. Perché, paradossalmente, «la burocrazia, sommata alla mancanza di norme specifiche per un settore che si è sviluppato più velocemente di quanto non abbia fatto la legislazione che dovrebbe regolarlo, finiscono per favorire una serie di aziende che non rispettano le norme o che, comunque, operano ai loro margini con l’unico obiettivo di massimizzare il profitto senza alcuna cura per la sicurezza», attacca il patron di Italian Padel. «Così, mentre noi utilizziamo solo vetri stratificati, che garantiscono la sicurezza dei giocatori, c’è ancora oggi chi installa vetri temperati nonostante le norme UNI (l’Ente Nazionale Italiano di Unificazione) non li prevedano».

In questa sorta di Far West finisce per prosperare chi, non di rado a insaputa del committente, salta a piè pari i vari passaggi burocratici. Con la conseguenza che le aziende più serie vengono penalizzate.

Soltanto quest’anno sono già tredici i campi in Italia le cui strutture sono crollate perché realizzate in maniera inadeguata.

Prosegue incredulo Galuppini.

Linee di prodotto più “agili”

Che poi ci siano imprenditori di razza che, anziché arrendersi alla burocrazia, reagiscono trovando nuove strade per fare business nel rispetto delle regole, poco cambia. «Noi abbiamo cominciato a pensare a nuove linee di prodotto la cui gestione, anche in termini di carte bollate, è molto più agile», spiega l’imprenditore.

«Abbiamo realizzato un nuovo modello di tribune e platee prefabbricate amovibili, che si posano per i grandi eventi, si smontano e trasportano con la massima facilità, e che sono già state utilizzate a settembre per il Gran Premio di Formula 1 a Monza. Inoltre, abbiamo progettato un nuovo modello di palazzetto dello sport, che si può montare e smontare in base alle necessità e che riduce drasticamente adempimenti e tempi di realizzazione.

Il problema della burocrazia però resta. Soprattutto per il settore del padel, che oggi è in forte frenata dopo anni di crescita vertiginosa proprio per l’insostenibile lunghezza delle pratiche». Gioco, partita, incontro.