Inchieste

Credito con tassonomia green

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di Paola Stringa

Il legislatore ha imposto sinora obblighi di disclosure graduali e diversificati. Dal 2019 ad oggi è cresciuta l’attenzione delle autorità europee rispetto all’integrazione dei fattori Esg nella valutazione del merito creditizio.

Gli obiettivi in materia di transizione e di sostenibilità sono ormai chiari. Con il Green Deal si punta a rendere l’Europa climaticamente neutra entro il 2050.

La Commissione europea, poi, per combattere il fenomeno del “green washing” ha definito un sistema di classificazione che stabilisce come le imprese possono considerarsi sostenibili e accedere a canali di finanziamento preferenziali: la Tassonomia delle attività ecocompatibili.

La normativa impone che imprese, banche e investitori rendicontino il proprio livello di allineamento agli obiettivi a cui è stata dedicata anche parte dei fondi di Next Generation EU, oltre che riforme nell’ambito della Strategia per la Finanza Sostenibile che mira a indirizzare i flussi finanziari verso iniziative sostenibili.

Poche imprese italiane vengono attualmente intercettate nei regolamenti delegati della tassonomia, considerato il dato di ammissibilità, solo il 25,8%. Imprese che, per proprio codice Ateco, risultano svolgere attività incluse nella normativa.

Successivamente il Parlamento e il Consiglio europeo a luglio 2022 hanno anche raggiunto un accordo sulla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), ovvero sulla normativa che disciplina le modalità sulla cui base le aziende devono rendicontare l’aderenza delle loro attività a determinati criteri di sostenibilità.