Inchieste

Nuovo Codice Appalti, grimaldello anti-burocrazia

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di Veronica Schiavone

Digitalizzazione delle gare, dialogo tra le piattaforme, invio “once only” delle informazioni richieste dalla PA, banca dati nazionale dei contratti pubblici. E, per venire incontro alle esigenze dei Comuni medio-piccoli, liberalizzazione dell’appalto integrato e affidamenti diretti dei lavori fino a 500mila euro senza obbligo di rivolgersi alle centrali di committenza. Il nuovo Codice Appalti, approvato in via preliminare venerdì scorso dal Consiglio dei ministri, prova a imprimere al PNRR quella spinta decisiva che finora non ha avuto.

Anche se gli effetti reali del nuovo codice si vedranno, se tutto va bene, non prima di un anno. Tanto ci vorrà per l’entrata in vigore effettiva delle nuove norme che ora, dopo il primo via libera di palazzo Chigi, dovranno passare al vaglio della Conferenza unificata e delle commissioni parlamentari competenti per poi tornare in Cdm per il varo definitivo.

Il cronoprogramma del PNRR, che annovera il nuovo Codice tra le sue riforme abilitanti, richiede che l’articolato venga portato a termine entro il 31 marzo 2023 per entrare in vigore dal 1° aprile. Ma, qualora sia necessario modificare con regolamento ministeriale uno dei 35 allegati di cui il Codice si compone, l’entrata in vigore slitterà al 1° luglio. Ci sarà quindi tempo per centrare l’obiettivo del varo definitivo che rientra tra i 27 traguardi PNRR da concretizzare entro il 30 giugno 2023 per poter consentire al nostro Paese di incassare la quarta rata di fondi PNRR pari a 16 miliardi. Poi ci vorranno almeno altri sei mesi perché le nuove procedure vengano recepite dalle imprese. Il nuovo Codice, quindi, di sicuro porterà una ventata di aria nuova agli appalti PNRR (e non solo).

Una ventata fatta di snellimento delle procedure, digitalizzazione, semplificazione, abbattimento della burocrazia e, si spera, della corruzione che spesso si annida non là dove le procedure sono chiare ma nei gangli dei bizantinismi burocratici. Il cambio di passo, tuttavia, non sarà immediato. Se va bene lo si vedrà dal 2024 in avanti.

Un’altra novità rilevante del Codice è rappresentata dal maggiore coinvolgimento dei privati nel PNRR grazie allo strumento del Partenariato pubblico privato (PPP). Finora il ruolo dei privati nella messa a terra dei progetti PNRR è stato piuttosto timido anche per via degli ingenti investimenti loro richiesti. Ora grazie a un’interpretazione dell’Anac, recepita nel Codice, i fondi PNRR resteranno fuori dal tetto del 49% di contributo pubblico massimo fissato per il PPP. E questo consentirà alla quota pubblica di poter salire anche oltre la quota del 49%, riducendo la quota di investimenti privati richiesti. Con questa apertura “interpretativa”, l’Anac punta a incentivare la partecipazione dei privati negli interventi del PNRR.

Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha definito il Codice «l’atto normativo più importante tra quelli finora approvati dal governo Meloni». Anche se, va detto per onestà, gran parte dell’articolato varato dal Cdm ricalca il testo consegnato dal Consiglio di Stato al governo Draghi prima del passaggio di consegne con il nuovo esecutivo. L’obiettivo è alleggerire la zavorra burocratica che in materia di appalti rende quasi impossibile per un Comune medio-piccolo la partecipazione ai bandi.

Prendiamo l’appalto integrato, ad esempio. Sarà nuovamente possibile affidare a un unico soggetto la progettazione e l’esecuzione dell’opera. Per i Comuni basterà approvare un semplice progetto di fattibilità tecnico-economica. Una semplificazione non da poco per le amministrazioni medio-piccole. Stessa cosa dicasi per l’innalzamento della soglia di valore (da 150mila a 500mila euro) dei lavori affidabili direttamente da parte dei Comuni senza obbligo di rivolgersi a unioni di Comuni, province, città metropolitane e capoluogo in funzione di centrali di committenza.

Forse sul punto il governo Meloni ha deciso di alzare un po’ troppo l’asticella rispetto al testo uscito dal Consiglio di Stato, ma spetterà al Parlamento l’ultima parola.