Inchieste

Reshoring dalla Cina già prima del Covid

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di Paola Stringa

Reattivi, stabili, e non esposti alla volatilità del momento. È questo il paradigma su cui poggia la strategia di reshoring e di innovazione dei processi di FIS, Fabbrica Italiana Sintetici, uno dei principali player globali nella produzione di principi attivi per le aziende farmaceutiche internazionali. Con tre stabilimenti produttivi, dei quali due nel Veneto e uno nel Molise, la società fondata da Giovanni Ferrari e figli nel 1957, guarda al futuro con un certo vantaggio competitivo, avendo iniziato lo spostamento graduale (in Italia, oltre che dalla Cina all’India) di alcune fasi di approvvigionamento sui prodotti più critici, ancor prima del Covid.

«Il progetto è iniziato prima della pandemia, quando ci siamo resi conto di un rallentamento effettivo della nostra catena di fornitura che avrebbe potuto, in un settore sensibile come quello in cui operiamo, generare dei problemi seri nelle infrastrutture sanitarie stesse e abbiamo sentito quindi la necessità di poter avere un maggior controllo e quindi una mitigazione del rischio su una supply chain che stava cambiando» spiega al Settimanale l’amministratore delegato, Michele Gavino.

«Contare sulle proprie forze o su quelle dei ‘Paesi amici’, con quello che è già stato denominato ‘friendshoring’, è diventata la parola d’ordine per tante imprese, sia in Europa che negli Stati Uniti. Il Covid e la guerra in Ucraina hanno solo accelerato delle dinamiche che erano già in atto – sottolinea Gavino – Noi siamo il motore della medicina, perché la nostra polvere è alla base di tanti preparati chimici contenuti in diverse categorie di farmaci, perciò non possiamo essere esposti a blocchi o a ritardi. Laddove non abbiamo ancora spazio produttivo, creeremo pian piano nuovi impianti. Il reshoring richiede tempo, impianti e la strutturazione di nuove filiere».

Per questo FIS, che aveva già iniziato la produzione domestica di alcuni principi attivi, nel 2021 ha individuato e presentato un piano di interventi più strutturato, che sarà finanziato attraverso un accordo di sviluppo con il Mise, nell’ambito del Pnrr. Una volta completata l’istruttoria da parte di Invitalia e ottenuto l’ok sull’iter, potrà finalmente partire. Il progetto di sviluppo strategico 2022-2026 prevede un investimento complessivo di circa 168 milioni di euro, dei quali 83 milioni destinati al potenziamento dello stabilimento dell’azienda a Termoli. Successivamente è previsto anche il potenziamento dello stabilimento di Lonigo, oltre ad un ulteriore incremento della forza lavoro.

«L’interlocuzione portata avanti sin qui, sia con il Mise che con Regione Veneto e Regione Molise, è stata positiva e senza intoppi, anche se sappiamo che per le certificazioni e le verifiche, soprattutto in un settore regolato come questo, occorre attendere. Le due regioni hanno capito qual è la posta in gioco e Invitalia ci ha fatto sapere che l’istruttoria inizierà a breve. Lo sviluppo dei territori, anche attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro, è per noi un driver importante assieme alla sostenibilità che si declina, per FIS, in una serie concreta di impegni, dalla riduzione delle emissioni alla riduzione del consumo di acqua, che prevedono, anche in questo caso, monitoraggio e rendicontazione, come per il completamento del processo di reshoring che speriamo ci venga presto accordato» puntualizza Gavino.