La Settimana Internazionale

Bruxelles mette al bando i prodotti cinesi ottenuti con il lavoro forzato

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La Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte per vietare l’importazione e la produzione di manufatti che siano il prodotto di lavori forzati. Pur non menzionando un Paese specifico, il pacchetto, che dovrà essere approvato dai governi e dell’Europarlamento per entrare in vigore, mira a bloccare la circolazione nel mercato unico di alcuni prodotti provenienti dalla provincia cinese dello Xinjang, dove le autorità di Pechino sono accusate di praticare il lavoro forzato in campi speciali dove vengono tenuti sotto controllo gli Uiguri, un’etnia turcofona di religione islamica.

Dallo Xinjiang si importano soprattutto cotone e componenti per la realizzazione dei pannelli solari. Gli Stati Uniti, che hanno accusato formalmente la Cina di genocidio nella provincia, hanno già varato un anno fa una legge ad hoc, la Uyghur Forced Labour Prevention Act (UFLPA), che blocca tali prodotti. Nell’Unione europea saranno gli Stati nazionali a monitorare la situazione individuando quei prodotti che in qualsiasi fase della lavorazione siano il risultato di lavoro forzato: il processo di verifica non potrà durare oltre i 30 giorni. Spetterà poi alle dogane, sempre nazionali, porre sotto sequestro i beni incriminati.

La Commissione europea metterà a disposizione per consultazione pubblica un database sul rischio di lavoro forzato in determinate aree su scala internazionale. Il divieto riguarderà tutte le fasi possibili che possono portare a un prodotto finito, dalla raccolta alla lavorazione alla manifattura, quindi imporrà controlli e verifiche lungo tutta la catena di approvvigionamento anche per i beni made in EU.