La Settimana Internazionale

La UE svela i nuovi aiuti di Stato: settori e importi

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di Lorenzo Consoli

Il primo febbraio la Commissione europea ha inviato per consultazione agli Stati membri la sua attesa proposta di revisione del “Quadro temporaneo di crisi” sugli aiuti di Stato, che prevede un ulteriore allentamento delle regole Ue, nel contesto del nuovo “Piano industriale del Green Deal”.

È la parte più importante, finora della risposta all’Ira americano (“Inflation Reduction Act”), alla sfida globale (soprattutto cinese) per la competitività dell’industria europea nei settori strategici della transizione verde e per le sue catene del valore, oltre che alla crisi energetica determinata dalla guerra in Ucraina.

Rispetto alla prima versione anticipata il mese scorso dalla vicepresidente per la Concorrenza dell’esecutivo comunitario, Margrethe Vestager, la proposta inviata ai governi precisa meglio diverse condizioni, in particolare il carattere non solo temporaneo, ma di breve termine dei nuovi aiuti, i settori a cui si applicano, tutti legati alla transizione verde, e i limiti massimi per ogni aiuto, che è molto più alto (fino a 300 milioni di euro invece di 100) per le regioni assistite dai fondi strutturali dell’Ue, con Pil pro capite sotto il 75% della media comunitaria (“zone A”, in Italia Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, che costituiscono il 32% della popolazione).

Si tratta, sostanzialmente, di limiti maggiori all’uso degli aiuti di Stato che vengono imposti ai Paesi più ricchi, come la Germania e la Francia (senza zone A), rispetto a quelli assistiti in modo più massiccio dai fondi regionali, come Polonia, Italia, Spagna, Grecia e Portogallo.

Queste precisazioni rispondono in parte alle preoccupazioni espresse da una coalizione inedita di Paesi europei dell’Est, del Nord e del Sud, Italia compresa, riguardo a una possibile frammentazione del mercato unico a causa della maggiore potenza di fuoco dei due Paesi dominanti, appunto Germania e Francia, che avrebbero il margine di bilancio per finanziare tutti gli aiuti di Stato considerati opportuni per la propria industria nazionale, al contrario degli altri Stati membri che non possono permetterselo.

Del resto, stando ai numeri, in meno di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina la Commissione  ha approvato 180 aiuti di Stato, per un totale complessivo di 672 miliardi di euro (per un confronto, l’Ira americana vale 394 miliardi di dollari): il 53% è stato approvato per le misure notificate dalla Germania, mentre alla Francia è andato il 24%. Le notifiche approvate per l’Italia arrivano appena al 7,65% del totale. Gli altri Paesi hanno percentuali molto più basse, se non irrisorie.

Per quanto riguarda la nuova proposta, sono previsti aiuti alla liquidità, e poi aiuti per i costi aggiuntivi delle imprese dovuti all’aumento eccezionale dei prezzi di gas ed elettricità, aiuti per accelerare la diffusione dell’energia rinnovabile e dello stoccaggio dell’energia, per l’efficienza energetica (riduzione del consumo), e per la decarbonizzazione dei processi di produzione industriale attraverso l’elettrificazione o l’idrogeno prodotto dall’elettricità a basse emissioni.

Tutte le misure approvate dovranno cessare a fine 2023 o a fine 2025, a seconda del tipo di aiuti.

L’ultimo capitolo, quello più significativo, puntualizza in quali settori, riguardanti la produzione e i dispositivi cruciali per la transizione verde, potranno essere concessi gli aiuti di Stato, simmetricamente a quanto prevede l’Ira negli Usa: batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori per la produzione di idrogeno dall’energia elettrica verde, e impianti di cattura e stoccaggio del carbonio.

L’aiuto complessivo per impresa non dovrà eccedere i 100 milioni nelle aree non assistite dai fondi regionali e di coesione dell’Ue, ma potrà arrivare a 150 milioni nelle cosiddette “zone C” (aree con Pil pro capite sopra il 75% della media Ue, ma con problemi strutturali) , che sono presenti anche in Germania e in Francia, mente nelle “zone A” potrà arrivare  a 300 milioni.

L’innovazione più rilevante è quella dei “matching aids”, gli aiuti che potranno essere chiesti dagli Stati membri e concessi dalla Commissione per scongiurare la delocalizzazione delle loro imprese in Paesi terzi che offrano loro aiuti pubblici importanti, non previsti in Europa.

La Commissione ha posto condizioni rigorose: il “matching aid”, ovvero un aiuto supplementare a quello a cui l’impresa avrebbe diritto, fino raggiungere eventualmente l’ammontare offerto dai paesi terzi, sarà possibile, tra l’altro, solo nelle “zone A” assistite.