La Settimana Internazionale

Meno acquisti da Russia e Cina: autarchia Ue sulle materie prime

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A cura di Lorenzo Consoli

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, lo aveva annunciato a sorpresa durante il suo discorso sullo stato dell’Unione del 2022, nel settembre scorso davanti alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo: l’Esecutivo comunitario proporrà entro il primo trimestre di quest’anno un pacchetto chiamato EU Critical Raw Materials Act, volto a garantire un approvvigionamento adeguato e diversificato delle materie prime essenziali per lo sviluppo dell’economia digitale europea e per la transizione energetica prevista dal Green Deal, in un contesto di accresciuti rischi geopolitici per le catene del valore, e in previsione di un forte aumento della domanda (e dei prezzi) di questi materiali.

Per queste materie prime, che daranno un contributo fondamentale alla sostituzione delle fonti fossili di energia, von der Leyen ha sottolineato che «dobbiamo evitare di cadere nella stessa dipendenza da petrolio e gas» che l’Europa ha sperimentato con la Russia, e che ha pagato molto cara durante l’invasione dell’Ucraina. In questo caso, la dipendenza geopolitica, oltre che economica, riguarderebbe chiaramente la Cina.

Il pacchetto conterrà probabilmente un atto legislativo, con nuovi obblighi e obiettivi da conseguire per gli Stati membri e le loro industrie, e una comunicazione sulla strategia per diversificare le fonti di approvvigionamento, con accordi commerciali o di cooperazione, partenariati industriali strategici, accordi settoriali o iniziative multilaterali con i paesi terzi. L’obiettivo è diminuire sostanzialmente l’attuale dipendenza, soprattutto dalla Cina, per alcune materie prime: le terre rare, fondamentali per motori elettrici, turbine eoliche e celle a combustibile e il magnesio, necessario per l’elettronica.

La Cina ha un quasi monopolio sulla maggior parte delle forniture all’Ue di materie prime critiche; in più, nonostante dalle sue miniere esca solo il 9% del litio estratto nel mondo, raffina globalmente il 60% di questo elemento essenziale per le batterie. Un rapporto recente dei servizi del Parlamento europeo, inoltre, sottolinea che l’Ue dipende in parte anche dalla Russia per platino, palladio e titanio, utilizzati nell’elettrolisi per la produzione di idrogeno verde. L’Ue dovrà rimpatriare almeno una parte delle catene del valore, dando priorità al riuso e riciclaggio generalizzato dei materiali; ma anche riprendendo, dove possibile, la produzione. Il pacchetto conterrà una nuova lista di materie prime classificate come critiche (Crm – critical raw materials), in base ai rischi per l’approvvigionamento e all’importanza economica. Una lista esiste già, aggiornata al 2020: comprende 47 materie prime, di cui 27 individuali e 20 riunite in tre gruppi: 10 terre rare pesanti (HREE), cinque leggere (LREE), e cinque metalli del gruppo del platino (PGM).

La Commissione sta lavorando per allargare la lista aggiungendo anche alcune materie prime “strategiche”, come alluminio e rame, finora non considerate “critiche”. Le conseguenze economiche di questa eventuale aggiunta sono notevoli perché per i nuovi comparti industriali coinvolti vi sarà un forte sostegno  pubblico alla produzione, sia con aiuti di Stato consentiti dall’Ue attraverso l’inserimento nella lista dei progetti importanti d’interesse comune europeo, sia con finanziamenti della stessa Unione, magari provenienti dal futuro Fondo di sovranità annunciato sempre a Strasburgo a settembre.

È l’idea, che si sta facendo sempre più strada, di una nuova politica industriale europea, basata sul concetto di autonomia geostrategica, anche in reazione al controverso Inflation Reduction Act americano.

È quasi certo che la Commissione proporrà obiettivi quantitativi, in termini di autosufficienza parziale da raggiungere per le catene di approvvigionamento, almeno in alcuni casi specifici. Il commissario all’Industria e al Mercato unico, Thierry Breton, ne ha già indicati due per il 2030: dovrebbe provenire dall’Ue il 30% del suo fabbisogno di litio e il 20% della domanda europea di terre rare dovrebbe essere ricavato dal riciclo dei materiali.

A questo scopo, la proposta conterrà dei nuovi e più stringenti obblighi di riuso e riciclaggio. Un altro elemento cruciale riguarda le procedure autorizzative per l’estrazione dei minerali nella lista Crm, che saranno semplificate, razionalizzate e armonizzate a livello Ue. Infine, il pacchetto proporrà la creazione di una rete coordinata europea di agenzie per le materie prime che monitoreranno il mercato per prevenire rischi nell’approvvigionamento e rincari eccessivi, assicurare la diversificazione e le riserve strategiche, favorire gli investimenti.