La Settimana Internazionale

Se la guerra di attrito logora anche i calcoli di Putin

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di Federico Bosco

A un anno dall’inizio di un’invasione che doveva durare poche settimane, Vladimir Putin sta organizzando una nuova offensiva in Ucraina orientale e, allo stesso tempo, prepara la Russia ad affrontare anni di sacrifici e ostilità con gli Stati Uniti e l’Europa. I primi scontri sono iniziati, Mosca sta concentrando gli sforzi per lanciare offensive nel sud e nell’est con l’obiettivo di unire tutti i corridoi terrestri dei territori occupati.

Finora niente è andato secondo i piani di Putin. Kiev non è caduta, e grazie al supporto dei Paesi occidentali gli ucraini hanno addirittura fatto ritirare le forze armate russe da una parte consistente dei territori occupati nelle prime fasi del conflitto. Ma la Russia non cede, neanche di fronte a sanzioni sempre più dure, così come l’Ucraina, che però non riesce a respingere gli occupanti fuori dai suoi confini.

Negli ultimi giorni la Russia è riuscita ad avanzare intorno all’area di Bakhmut schierando sempre più soldati mentre i mercenari del gruppo Wagner combattevano per condurre gran parte delle offensive. Il loro capo, Yevgeny Prigozhin, ha detto che in alcune aree della città sono in corso feroci battaglie “strada per strada” e che gli ucraini combattono “fino all’ultimo uomo”. I russi cercano di prendere il controllo della piccola Bakhmut da mesi, è la battaglia più lunga da quando la Russia ha invaso l’Ucraina. La città è un tassello importante per il controllo del Donbas, per i russi conquistarla significa ottenere un risultato importante dopo le sconfitte dei mesi scorsi.

Dopo i successi della controffensiva ucraina, infatti, lo slancio ha oscillato avanti e indietro tra Mosca e Kiev, ma ora che le linee del fronte si sono consolidate per le parti è molto difficile portare a termine avanzate significative. Tra gli analisti militari c’è consenso sul fatto che nel breve termine è improbabile che la Russia raggiunga i suoi obiettivi di guerra, così come è improbabile che l’Ucraina riesca a far desistere i russi.

Ma la guerra russo-ucraina è una guerra “di attrito” che si combatte su tre fronti: quello militare sui campi di battaglia, quello delle sanzioni occidentali contro la Russia, e quello della Russia contro l’Europa fatto di minacce e pressioni politiche che puntano a far desistere le opinioni pubbliche e i governi occidentali dal farsi carico del sostegno all’Ucraina di Volodymyr Zelensky.

L’idea di arrivare a un cessate il fuoco prolungato, per non parlare dell’avvio di un negoziato di pace, oggi appare più lontana che mai. Putin e Zelensky non sono disposti a fare concessioni finché credono di poter raggiungere risultati militari, sia Mosca che Kiev ritengono che la sconfitta sia impensabile, ma soprattutto, che un qualche tipo di vittoria sia possibile. Se l’obiettivo non è chiaro per i belligeranti, lo sta diventando sempre meno anche per i Paesi occidentali: impedire una vittoria russa, come sostengono cautamente la Germania e altri Paesi europei; o sconfiggere la Russia come dicono la Polonia, i Paesi baltici e ora anche gli Stati Uniti?

Il problema è che per la Russia di Putin “non vincere” equivale alla sconfitta, il che significa che non è possibile identificare il punto di arrivo di un compromesso in questa guerra di logoramento che, arrivati a questo punto, può durare ancora per anni. L’opinione condivisa tra gli esperti è che il conflitto durerà almeno per tutto il 2023 con buone possibilità di perpetuarsi fino all’inizio del 2024. Una delle domande da porsi quindi è il ruolo del fattore tempo: chi può sopportare più a lungo una situazione insostenibile.

Per il Cremlino la prospettiva di una guerra che si trascina fino all’anno prossimo non è qualcosa di cui preoccuparsi. La mobilitazione di nuove truppe di coscritti – sebbene scarsamente motivate, addestrate ed equipaggiate – ha permesso alla Russia di consolidare le linee difensive dalle quali partirà il nuovo grande attacco. Mosca ha mobilitato (si stima) fino a 300mila soldati da schierare lungo il fronte: molti di più rispetto alla fase iniziale dell’invasione. Tra febbraio e marzo ci saranno molte battaglie.

La volontà di combattere degli ucraini è intatta, ma anche se Kiev continua a dimostrare capacità straordinarie, un conflitto prolungato favorisce il belligerante più potente. Entrambe le parti hanno subito gravissime perdite, ma la Russia è un paese più grande, dotato di più persone da mobilitare e di una propria capacità militare-industriale. Mosca dipende solo dalle sue forze per continuare (nel bene e nel male), Kiev invece non potrebbe più andare avanti né resistere senza il sostegno economico, militare e politico dei Paesi occidentali.

Di fronte alla prospettiva di una guerra che può durare per anni, senza obiettivi chiari e condivisi, la solidità di questo sostegno sarà messa alla prova. Se le opinioni pubbliche occidentali dovessero stancarsi della guerra man mano che i costi aumentano e il rischio di una terza guerra mondiale diventa più evidente, i governi dovranno prenderne atto e ridurre almeno in parte il loro sostegno, e con esso la capacità di Kiev di difendersi.

La Russia invece ha la capacità di resistere a un conflitto prolungato, o almeno così appare. Le sanzioni non sono riuscite a paralizzare economia e forze armate russe, la Federazione Russa continua ad avere forti legami commerciali con Cina, Iran, India e molti altri Paesi più o meno neutrali che gli permettono di continuare a prodursi i propri armamenti. A differenza degli occidentali, i cittadini russi non hanno molta scelta: o si allineano alla volontà del Cremlino, o espatriano (se possono).

Tuttavia, anche gli equilibri di una dittatura sono fragili. Mentre gli alti prezzi del petrolio e del gas naturale hanno finora attutito il colpo, con il tempo l’impatto delle sanzioni crescerà in modo significativo. Alcune delle misure più dure – i controlli sulle esportazioni, l’embargo petrolifero, le sanzioni secondarie a chi fa comunque affari con i russi – iniziano solo ora ad avere effetto. Mosca non può resistere per sempre, e anche Putin, che non sembra più sicuro di cosa vuole, deve iniziare a guardarsi le spalle dai gerarchi che la guerra sta portando ai vertici del Cremlino.

L’Ucraina ha già sfidato le previsioni di soccombere rapidamente di fronte a una situazione di stallo in cui era sfavorita. Può farlo di nuovo.