La Settimana Politica

Buoni benzina e più trasparenza contro il caro carburanti

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di Veronica Schiavone

Buoni benzina prorogati per tutto il 2023 e più trasparenza nei prezzi per contrastare i rincari folli di benzina e diesel dopo lo stop, deciso dal governo, al taglio delle accise. Ma soprattutto l’impegno a utilizzare i maggiori introiti IVA che lo Stato potrebbe incassare da un eventuale futuro aumento del prezzo del greggio “per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa”.

Con un decreto legge approvato martedì (e parzialmente rivisto nel consiglio dei ministri di ieri sera) l’esecutivo ha per la prima volta aperto uno spiraglio di ripensamento rispetto alla propria decisione di non confermare a partire dal 1° gennaio il taglio delle accise (pari a 25 centesimi al litro che poi diventavano 30,5 centesimi aggiungendo anche l’Iva) voluto a marzo 2022 da Draghi.

Sono state approvate due misure tampone “a costo zero” che se di certo nell’immediatezza non faranno scendere i prezzi praticati dai distributori, potranno invece arginare la speculazione.

Il decreto legge impone ai gestori di mettere in evidenza ogni giorno (e non più settimanalmente) il prezzo medio di vendita praticato. Nei distributori tale prezzo dovrà essere evidenziato e pubblicato accanto al prezzo medio giornaliero nazionale che sarà calcolato dal Ministero delle imprese e del made in Italy. In questo modo i consumatori potranno effettuare un confronto tra i pezzi e regolarsi di conseguenza.

In caso di violazione, da parte degli esercenti, degli obblighi di comunicazione e pubblicità dei prezzi, gli esercenti andranno incontro a sanzioni amministrative rafforzate che saranno irrogate da parte delle prefetture. Le sanzioni potranno spingersi, in caso di recidiva, fino alla sospensione dell’attività per un periodo da sette a novanta giorni.

Sempre sul fronte della trasparenza “a costo zero”, il decreto legge rafforza il collegamento tra il Garante dei prezzi (cosiddetto Mister prezzi, una figura che esiste dal 2007 ma che finora ha inciso poco o nulla sulle dinamiche dei prezzi in Italia) e l’Antitrust, per sorvegliare e reprimere sul nascere condotte speculative. Allo stesso fine, si irrobustisce la collaborazione tra il Garante dei prezzi e la Guardia di Finanza. Viene infine istituita una Commissione di allerta rapida per la sorveglianza dei prezzi finalizzata ad analizzare, nel confronto con le parti, le ragioni dei turbamenti sui prezzi e definire le iniziative di intervento urgenti. Fin qui il capitolo trasparenza. Poi ci sono i buoni benzina.

Con la correzione in extremis decisa nel consiglio dei ministri di ieri sera, il governo ha deciso di allungare fino a fine anno la proroga di tre mesi (sarebbe terminata al 31 marzo) dell’agevolazione prevista dal decreto energia 2022 che consente l’esenzione ai fini Irpef del bonus carburante.

Fino al limite di 200 euro per lavoratore, il valore dei buoni benzina ceduti dai datori di lavoro privati ai dipendenti, non concorrerà alla formazione del reddito imponibile ai fini Irpef. Questa chance, già prevista l’anno scorso, viene confermata quindi per tutto il 2023. I bonus carburanti potranno essere attribuiti dai datori di lavoro senza limiti di reddito e senza preventivi accordi contrattuali.

Questi in sintesi gli interventi urgenti messi in campo dal governo Meloni che, come detto, difende la propria scelta di campo. Alle accise, per il momento, non si può rinunciare, perché cancellarle vorrebbe dire rinunciare a circa un miliardo di gettito fiscale al mese. Una cifra monstre che Giorgia Meloni ha preferito investire sull’aumento delle pensioni minime e sul taglio del cuneo fiscale. Misure di cui beneficiano le classi meno abbienti, mentre invece (è questa la tesi dell’esecutivo) degli sconti sulla benzina beneficiano tutti.

Ma intanto, per la prima volta, con la correzione in extremis decisa ieri, si apre uno spiraglio per riduzioni future. Se il prezzo del petrolio salirà oltre una certa soglia in un quadrimestre di riferimento, quello che lo Stato incasserà in più in termini di Iva e accise sarà utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa, quindi per “sterilizzare gli aumenti”, come ha spiegato Meloni ieri sera in una doppia intervista al Tg1 e al Tg5.

Nel testo finale del decreto sarà infine presente una norma che consentirà il rimborso ai pendolari delle somme spese per gli abbonamenti ai mezzi pubblici.