La Settimana Politica

Doppia sfida Meloni sull’asse Bali-Roma

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di Silvio Magnozzi

Giorgia Meloni c’è. Messe alle spalle le polemiche con Emmanuel Macron e la Francia sul tema degli sbarchi dei migranti (anche se i rapporti tra Roma e Parigi restano freddi) la presidente del Consiglio italiana ha debuttato, unica donna leader, sul palcoscenico del G20 a Bali, in Indonesia, dove dei capi delle venti nazioni era assente soltanto il russo Vladimir Putin, fautore dell’invasione e della guerra all’Ucraina. Per importanza geopolitica questo G20 è sicuramente uno dei più notevoli di sempre.

La guerra russa ha mutato gli equilibri globali del Pianeta, compresi i rapporti di amicizia (e di forza) che si van ridisegnando. In questa metamorfosi la scelta di Giorgia Meloni è stata subito chiara: stare dalla parte dell’Ucraina, degli Usa, della Nato e dell’Unione europea contro l’invasione russa.

L’Italia mantiene la posizione atlantista

Nel suo primo G20, la premier italiana ha incontrato il presidente Usa Joe Biden. Politica estera ed energia al centro. L’Italia ha ribadito la propria posizione atlantista, in difesa delle libertà e dei valori dell’Occidente.

Poi sull’energia Meloni ha chiesto una mano sul gas al presidente americano, soprattutto per calmierare i prezzi, e Biden ha detto che se ne occuperà (le importazioni europee di gas dagli Stati Uniti sono infatti aumentate dopo la linea dura adottata, con sanzioni, verso Mosca). Dopo Biden la Meloni al G20 ha visto anche il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e ha avuto altri due bilaterali strategici, con il presidente cinese Xi Jinping e con il leader indiano Narendra Modi.

Un debutto coi fiocchi che conferma il peso che l’Italia negli anni ha acquisito ed ha tutt’oggi all’interno del G20. E proprio per questa rilevanza italiana nelle relazioni internazionali e nella geopolitica colpisce il doppio registro del governo di centrodestra. In politica estera una collocazione atlantista in piena continuità col governo di Mario Draghi, così com’è in piena coerenza la difesa dei valori occidentali da eventuali fiammate di imperialismi fuori secolo (vedi la Russia che invade l’Ucraina).

Le linee di discontinuità con il Governo Draghi

Si respira discontinuità invece rispetto al patto politico forte che l’Italia di Draghi (grazie anche al Trattato del Quirinale e al ruolo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella) ha siglato con la Francia. Un doppio muoversi che si ritrova anche guardando alla politica interna che il centrodestra sta dispiegando in queste settimane.

Da un lato contenere i bonus casa (troppo cari) e riformare il reddito di cittadinanza (punti che anche Mario Draghi aveva messo in cantiere). Dall’altro, alzare l’uso dei contanti e lavorare ad una riforma fiscale partendo dal concetto di flat tax oltre a pensare a un cambiamento delle pensioni. Scelte queste che vanno nella direzione opposta a quella del governo precedente.

Fino a quando potrà durare il doppio binario del governo è difficile dirlo. Probabilmente, se i provvedimenti funzioneranno, durerà. Resta, però, la sensazione che per Giorgia Meloni sia più facile giocare sul palcoscenico della politica estera (vedasi il G20) piuttosto che su quello italiano dove la maggioranza, con le diverse anime, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, rischia di finire in gara al proprio interno. Sarebbe un errore. Di diapositive sulle conseguenze di una competizione interna a una stessa maggioranza è pieno il nostro Paese, dal dualismo Berlusconi-Fini a quello più recente tra Salvini e i 5 Stelle nel governo grillo-leghista. In entrambi i casi il risultato fu chiaro: i governi non durarono. Da cui la posologia politica, facile, per Giorgia Meloni riguardo all’Italia politica: evitare di finire come quelle diapositive e spiegarlo bene ai suoi alleati.