La Settimana Politica

Elezioni/2 Totò spiegato a Letta e Di Maio 

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di Silvio Magnozzi

«Poi dice che uno si butta a sinistra!”. Una volta, forse, perché nellItalia di oggi neppure la battuta del grande Totò vale più ormai. Dalle elezioni politiche di domenica scorsa, infatti, a esser buttata e battuta è la sinistra, con il cartello di alleanze voluto da Enrico Letta. Un cartello che ha segnato una débâcle dolorosa, al punto che il leader del Partito democratico non ha potuto far altro che prender atto della sconfitta e metter la propria segreteria in valigia, in attesa del congresso e del nuovo leader che dovrà sostituirlo.

Luigi Di Maio, in questo perdere che ha segnato il centrosinistra e le sue alleanze, è un altro sconfitto coi fiocchi, passato in poco tempo da leader dei 5 Stelle insieme a Giuseppe Conte a scissionista senza voti. Perde Di Maio anche il suo ruolo di governo, da ministro degli Esteri, segno che non sempre governare porta pure voti.

In questo ginepraio di sberle beccate a sinistra resta in piedi invece proprio Giuseppe Conte, leader dei 5 Stelle, protagonista di una campagna elettorale fatta bene ma piena di promesse, soprattutto al Sud. Certo, dimezza i voti rispetto ai trionfi grillini di una volta, ma lascia acceso il Movimento in attesa di tempi migliori.

Poiché «è la somma che fa il totale» (come diceva sempre il grande Totò) la domanda sorge spontanea: ma per quale diavolo di ragione Enrico Letta non avrà fatto laccordo coi 5 Stelle per andare alleati alle elezioni? Dalle divisioni alle trombature (politiche) è stato un attimo.