La Settimana Politica

Elly e Giorgia, leader agli antipodi

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di Pasquale Napolitano

La vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd contro Stefano Bonaccini ha un effetto dirompente sulla politica italiana. E non perché si registra un’avanzata nei consensi da parte dei democratici, che restano secondo partito, dietro FdI. È lo schema che abbiamo visto negli ultimi cinque anni che salta.

La telefonata del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, leader del primo partito italiano, alla neosegretaria del Pd, poche ore dopo l’esito delle primarie, è il primo passo verso una polarizzazione dello scontro politico. Tra due donne. Tra destra e sinistra.

Idee chiare, ma agli antipodi. Proposte nette, da entrambi i lati, su immigrazione, tasse, diritti, scuola e sanità, che non potranno mai convergere in una riedizione del governo Draghi. La certezza è questa. Schlein e Meloni avversarie. E per sempre. Non sono Salvini e Letta.

L’arrivo della giovane parlamentare al timone dei democratici, al posto dei più moderati Letta e Bonaccini, stoppa i timidi tentativi di mettere allo stesso tavolo maggioranza e opposizione per le riforme. Bicamerale saltata.  Nel post vittoria, Schlein è stata netta: «Abbiamo il compito di organizzare l’opposizione, da oggi il governo ha un problema in più».

I messaggi sono due: il primo, per l’alleato Conte. La segretaria vuole togliere al capo dei Cinque stelle la guida dell’opposizione al premier Meloni. Il secondo messaggio è per l’inquilina di Palazzo Chigi: «È finita l’era della luna di miele targata Letta».

Sul piano politico quali scenari apre la vittoria di Elly, la figlioccia di Prodi passata per Renzi e Franceschini? Nel campo del centrodestra, la leadership di Schlein rafforza la vocazione identitaria di una destra a trazione Meloni. “Oro che cola”, fanno filtrare i meloniani.

Nel campo centro-sinistra-M5s è tutto un riposizionamento. Nel Pd si avvertirà qualche scossa: Beppe Fioroni è andato via. Rosy Bindi protesta. Il presidente campano Vincenzo De Luca deve abbandonare il sogno del terzo mandato. Poca roba. L’area popolare non abbandonerà il carro di Elly. A Zingaretti e Letta il mandato, affidato dalla neosegretaria, di tenere dentro tutti.

Il vero dramma è per Conte. È proprio così, nonostante in molti intravedano una convergenza. Sicuramente con la guida di Schlein riprende quota l’asse Pd-Cinque stelle con un riposizionamento sull’estrema sinistra. Ma Pd e 5stelle dovranno ora contendersi gli stessi elettori. Uno spazio del 30% per due partiti, che ambiscono a diventare il primo alle prossime Europee. E pare che il più preoccupato del successo di Schlein sia proprio Conte, che ora vede restringersi lo spazio per le sue battaglie politiche. A cominciare dall’Ucraina dove Elly prepara la virata pacifista.

I terzopolisti Renzi e Calenda esultano. Quest’ultimo lancia l’opa: «Si apre uno grande spazio per i riformisti». Renzi è senza freni: al di là degli aspetti personali la questione è politica. «Ciò che è avvenuto è molto importante – aggiunge – Il Pd diventa un partito di sinistra-sinistra che compete direttamente con il Movimento Cinque Stelle e assorbe i partitini di sinistra radicale.

Non si tratta di esprimere un giudizio di merito, dire se si è d’accordo o meno: è un dato di fatto che la vittoria di Schlein cambia la pelle del Pd. Qualcuno pensa che ciò sia un bene, qualcun altro pensa che ciò sia un male: comunque la si pensi, tutti devono riconoscere che è un dato di fatto, e di chiarezza, importantissimo». Maria Elena Boschi sprizza di gioia. Sono sicuri di poter fare il botto dei voti tra i moderati. Il flop Moratti non ha insegnato nulla.