Tratto dall'edizione numero 27 del 10/03/2023

Elly Schlein e il Pd passato (che non passa)

di Silvio Magnozzi

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Occhetto, Bersani e Prodi sono i riferimenti culturali e politici, i “padri nobili” della neo segretaria: più che al centrosinistra che fu, dovrà guardare al futuro con alleanze e contenuti.

Che Elly Schlein sia una novità, una donna alla guida del Partito democratico, è un dato di fatto. Ma non basta. Perché adesso, dopo la svolta femminile (seguendo quanto già accaduto a destra, dove Giorgia Meloni è leader da tempo e con successo), si tratterà di capire in quale direzione la Schlein deciderà di condurre il partito per contenuti di politica interna, di politica estera e di alleanze in vista delle prossime elezioni politiche. La manifestazione antifascista di sabato scorso a Firenze, come primo atto politico, appare per la verità assai vecchia, rivolta più al passato che al futuro. Anzitutto per contenuti, dato che in Italia oggi un pericolo fascista non esiste. E in secondo luogo per i protagonisti, perché nel 2023 convergere sui temi della Cgil di Maurizio Landini per quanto riguarda il lavoro o su alcuni programmi dei 5 Stelle (peraltro contrari all’invio di armi all’Ucraina, questione non certo di dettaglio ma di sostanza internazionale e di geopolitica) non suona affatto come una novità.