La Settimana Politica

Piano Mattei per gas e migranti

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di Silvio Magnozzi

Con l’invasione russa dell’Ucraina e con una guerra nel cuore dell’Europa che va avanti ormai da quasi dieci mesi, la geopolitica del mondo è mutata. E sono cambiati i rapporti economici, sino al punto che energia e gas – di cui fino a prima della guerra l’Europa si riforniva guardando alla Russia – sono diventati armi di guerra usate da Vladimir Putin contro l’Occidente schierato in difesa delle libertà di Kiev.

In questa mutazione epocale dei rapporti internazionali Mario Draghi, quando era presidente del Consiglio, ha cominciato una politica energetica che rendesse l’Italia indipendente dal gas russo, guardando al sud del Mediterraneo (Algeria, Egitto, una Libia ancora da pacificare e dove l’Italia dovrà avere un ruolo importante), a Israele e agli Stati Uniti.

Un cambiamento radicale per il presente e per il futuro che non riguarda soltanto il nostro Paese ma pure le altre nazioni europee, comprese Francia e Germania. Ecco allora che in questa nuova geopolitica anche energetica l’Italia torna ad essere il cuore strategico ed un hub centrale nel Mediterraneo.

Sembra esserne ben consapevole la nuova presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che sul ruolo dell’Italia verso l’Africa e sulle politiche energetiche ha usato parole chiare. «Una solida geopolitica – ha spiegato la Meloni – del dialogo si può costruire e consolidare nell’area solo muovendo dalla consapevolezza delle nostre identità culturali e valoriali, dalla constatazione che la nostra prosperità non è possibile se non c’è anche quella dei nostri vicini». Poi ha aggiunto: «Come ho detto all’insediamento, l’Italia si fa promotrice di un piano Mattei per l’Africa, un approccio che non abbia una postura predatoria ma collaborativa, rispettosa dei reciproci interessi, fondata su uno sviluppo che sappia valorizzare le identità di ciascuno».

Per spiegare cosa sia nelle intenzioni della Meloni il piano Mattei è sufficiente spiegare chi fosse Enrico Mattei, presidente dell’Eni e l’uomo che più di ogni altro, nella seconda metà del Novecento, ha cercato l’indipendenza energetica dell’Italia parlando direttamente con i Paesi arabi produttori di petrolio. Una politica coraggiosa con il limite di non tener conto del quadro di politica internazionale in cui l’Italia si trovava a muovere, ovvero quello del blocco occidentale e dei Paesi democratici (per fortuna nostra!).

Oggi Giorgia Meloni non ha questo problema visto che è interesse di (quasi) tutta l’Europa approvvigionarsi di gas a costi contenuti per i suoi cittadini. E il capo del Governo italiano questo lo sa bene considerato che dopo aver parlato di un piano Mattei verso l’Africa ha anche aggiunto, a proposito di sbarchi e di migranti, che serve “più Europa sul fronte Sud” perché «da soli non possiamo gestire un flusso con dimensioni ormai ingestibili, occorre che l’Europa realizzi con urgenza un quadro di cooperazione multilaterale, con un incisivo contrasto ai flussi illegali».

Per arrivare a questo per la Meloni occorre “l’europeizzazione della gestione dei rimpatri” perché «il Mediterraneo ha bisogno di essere percepito prevalentemente come una comunità di destino, come luogo di incontro tra identità nazionali e non come un luogo di morte causata da trafficanti di vite umane. Noi chiediamo che l’Europa rilanci una effettiva attuazione degli impegni presi da troppo tempo attraverso una cooperazione migratoria coi nostri partner dell’Africa e del Mediterraneo che devono essere maggiormente coinvolti (..)».

La sfida geopolitica della Meloni – più Europa nel Mediterraneo, con l’Italia al centro – è appena cominciata.