La Settimana Politica

Il complicato puzzle delle nomine e le prime frizioni

Scritto il

di Pasquale Napolitano

Il governo Meloni pensa a Paolo Scaroni per la poltrona di amministratore delegato di Poste Italiane nel “dopo Del Fante”.

Dopo due conferme il manager, scelto da Matteo Renzi e riconfermato da Paolo Gentiloni, è in uscita. Nel puzzle del centrodestra il nome forte è quello di Scaroni: l’ex numero uno di Eni è la carta su cui puntano sia Forza Italia sia i centristi di Maurizio Lupi. L’ultimo ostacolo è convincere i meloniani che detengono nelle mani il pallino delle nomine ai vertici dei colossi a partecipazione pubblica. Scaroni attualmente è presidente del Milan Calcio e sta muovendo tutte le sue pedine per sbarcare alla guida di Poste Italiane.

La trattativa per il giro di poltrone è ufficialmente iniziata con le scelte fatte dall’esecutivo per Agenzia delle Entrate, Demanio e Dogane e Monopoli. Scelte che però stanno creando fibrillazioni nell’esecutivo.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha voluto due conferme: Ernesto Maria Ruffini all’Agenzia delle Entrate e Alessandra Dal Verme, cognata di Paolo Gentiloni, al Demanio.

Due nomi in orbita Pd che stanno facendo storcere il naso a Forza Italia e FdI. Si cambia invece all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: Marcello Minenna, vicino al Movimento 5 Stelle, lascia il posto a Roberto Alesse, capo di gabinetto del ministro per le Politiche del Mare Nello Musumeci, ed ex presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi nei servizi pubblici essenziali. Resta aperta la partita per la poltrona di direttore generale del Tesoro: altro scoglio per l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, che sconta non poche difficoltà nel sostituire i boiardi vicini alla sinistra.

Il 24 gennaio scadono i 90 giorni a disposizione del Governo per cambiare i vecchi capi degli uffici dell’amministrazione pubblica con donne e uomini di propria fiducia. L’esecutivo sta esaminando la possibilità di accelerare l’avvicendamento del direttore generale del Tesoro e del Ragioniere Generale dello Stato, incarichi attualmente ricoperti da Alessandro Rivera e Biagio Mazzotta. Non rientrano tra queste nomine quelle nelle varie aziende partecipate dallo Stato, bensì solo quelle di direttori generali e capi dipartimento dei vari ministeri.

Il vero banchetto si aprirà tra marzo ed aprile quando il centrodestra, dopo 11 anni, ritornerà a scegliere i vertici delle varie aziende di Stato: Enel, Eni, Leonardo, Terna. Sono 67 le aziende pubbliche partecipate direttamente (17) e indirettamente (50) dal Tesoro, che nel 2023 si avviano al cambio dei vertici. Se per Poste Italiane la scelta dovrebbe ricadere su Scaroni, ancora incerto appare il futuro di Terna dove attualmente siede Stefano Donnarumma, un manager molto apprezzato nell’universo meloniano. E non è escluso che Donnarumma possa traslocare su una poltrona di maggior peso: Leonardo. Si va verso due conferme a Eni e Enel: il momento delicato sconsiglia ribaltoni. Claudio Descalzi e Francesco Starace sembrano certi di una riconferma.

Nel settore trasporti, il ministro Matteo Salvini promette una rivoluzione: Fs, Trenitalia e Anas sono in mano a manager di area Pd. Si cambia. Quasi certo l’avvicendamento ai vertici dell’Intelligence. Il capo del Ros, Pasquale Angelosanto, fresco di elogi per l’arresto di Matteo Messina Denaro, dovrebbe sbarcare all’Aisi al posto di Mario Parente. In uscita anche il numero uno del Dis, Elisabetta Belloni. Al suo posto potrebbe arrivare il comandante generale della Gdf Giuseppe Zafarana.