La Settimana Politica

La libertà e le contraddizioni della politica

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di Silvio Magnozzi

Cominciamo dalle sfacciataggini sulle libertà andate – almeno in parte – del secolo scorso. Scriveva Carmelo Bene, attore teatrale e autore di gran talento, in una lettera aperta al Pci (mai farsi ingannare da un acronimo, che in  questo caso dovrebbe essere quello di Partito comunista italiano) pubblicata in un suo libro “L’orecchio mancante”: «Compagni, camerati, mi spetterebbe – ha detto Majakovskij – un monumento da vivo! Sono io quel desso che non vi spiegate ancora ieri poi stanotte o mai sono quel tu generico, la statua d’un centravanti dell’azzurro in corsa con la testa tra i piedi senza palla. Cento all’ora del campo, sono l’affanno che si disamora trovando tondo tondo nella rete nient’affatto avversaria un mondo già segnato da nessuno altro che me quando non ero nato. Ed ecco fatto quello che non faccio ed ecco detto quello che dicevo ecco premiato quello che volevo esatto a dirmi che non sono esatto».

È questo un inno, senza timidezze, al gusto per (e delle) libertà, al di là del nominalismo di un titolo facile.

La libertà della politica

Ebbene, fregandocene altamente dell’ambiguità insita nella lingua e nei suoi granelli, noi adesso vogliamo però occuparci d’altro. Di politica e non di poesia. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia,  e il suo governo di centrodestra, han fatto bene, molto bene, a togliere le restrizioni innescate e stabilite contro il Covid dalla politica dei governi precedenti. La cappa che si era creata rispetto alla vita dei non vaccinati era, ancor prima che sbagliata, profondamente esclusiva, non adatta a un Paese libero e occidentale.

Enrico Letta, leader del Partito democratico, in questi giorni ha criticato il centrodestra e la sua politica liberale rispetto al virus ma al tempo stesso ha pure criticato (ancora!) il centrodestra per quelli che secondo lui sarebbero provvedimenti illiberali sui rave party. Il decreto del governo sui rave limiterebbe la libertà dei cittadini, sostiene l’opposizione.

Le contraddizioni della politica

Noi che la libertà – anzi, le libertà – le difendiamo a spada tratta, sempre, ci permettiamo una osservazione: le contraddizioni rispetto a esse sono oggi, a destra come a sinistra, il segno e il sintomo più evidente di una  democrazia in crisi (situazione non solo italiana, a essere sinceri). Il Covid in fondo è stato soltanto un detonatore di questa crisi profonda che attiene alla natura stessa di una democrazia e dei suoi canoni; è stato l’accelerazione tragica che ne ha ingigantito le storture e acuiti i limiti.

La via d’uscita…

Come se ne esce da questo quadro niente affatto simpatico? Con una libertà piena e responsabile, che incontri come ostacolo solo le leggi che già abbiamo, e sopra tutte la nostra Costituzione. E senza nessuna nuova restrizione messa lì a (o per)  sorvegliare. Perché come scriveva Carmelo Bene nella sua lettera aperta al Pci, partito che alla fine ha perso (e meno male!):

E la speranza è tanta /  che non mi basta più / ma tale che m’avanza musicale / la vita.

Qui una avvertenza è d’obbligo: trattasi di speranza (con la s minuscola) il sentimento. E non di Speranza (Roberto), l’ex ministro perché dopo le elezioni ministro non lo è più. Questione di discontinuità. Anzi, no. Questioni di politica.