La Settimana Politica

Misiani al Settimanale: “Il nostro modello di futuro, ambiente, diritti, giustizia fiscale”

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di Claudio Brachino e Gabriele Politi

Parliamo della parte economica del programma del Partito Democratico: caro energia, una ricetta a breve termine non ce l’ha nessuno. Cosa proponete in tempi tali da poter venire incontro alle famiglie e alle imprese?
«Ci sono una serie di cose che vanno fatte subito perché l’emergenza sta diventando drammatica; noi crediamo che si debba passare ad un regime di prezzi controllati, imponendo un tetto massimo al costo dell’Elettricità. Noi oggi paghiamo l’elettricità prodotta da gas (a 500€/megawattora) lo stesso prezzo, altissimo, di quella prodotta da eolico e fotovoltaico, che in realtà ha un costo di produzione di un decimo. Questa contraddizione dobbiamo risolverla e questa è una prima strada per abbattere il costo delle bollette per le imprese e per le famiglie. Poi dobbiamo proseguire negli aiuti rispetto al caro bollette, bisogna raddoppiare, prorogare il credito di imposta per i consumi e gli extra-costi di luce e gas delle imprese. Dobbiamo estenderlo per tutto il territorio nazionale, una cosa che già stata fatta per il Mezzogiorno; il credito di imposta per l’efficientamento energetico lo dobbiamo dare alle imprese che risparmiano energia, che installano pannelli fotovoltaici; dobbiamo anche sbloccare i provvedimenti attuativi per le comunità energetiche che possono dare una mano, non solo a tante famiglie che si mettono insieme ma anche a tante Pmi che decidono di produrre e consumare rinnovabili».

A proposito di Pmi, noi ci rivolgiamo soprattutto alle piccole e medie imprese italiane: converrà con me che nel mainstream se ne parla tantissimo, Pmi è diventato quasi una sigla. Poi pochi conoscono questa realtà e, a livello di scelte politiche, qualche volta si è più affascinati dalle grandi imprese. È da questa filiera che però, tutti sono d’accordo, viene la ricchezza dell’Italia sul nostro territorio, concentrata in alcune parti piuttosto che in altre. Di cosa ha specificamente bisogno quel mondo? Meno tasse? Incentivi? Aiuti per la formazione? Un’attenzione politica diversa che non sia retorica?
«Credo che un primo punto sia una riforma fiscale seria; la stavamo facendo, avevamo approvato alla Camera tutti insieme la legge delega di riforma, la destra ha deciso di bloccarla e non diventerà legge. Lì c’erano scritte tante cose interessanti: c’era per esempio l’idea di andare verso la neutralità fiscale rispetto alla forma giuridica scelta dalle imprese, quindi introdurre una stessa aliquota a prescindere che l’impresa sia organizzata in una società di capitali o società di persone. Lì c’era il superamento dell’Irap, un punto molto importante che si doveva e si dovrà accompagnare, perché noi vogliamo confermare quelle proposte con una revisione complessiva della tassazione delle imprese. Noi dobbiamo premiare sempre di più le imprese che investono, le imprese che reinvestono gli utili, le imprese che hanno elevati parametri ambientali, sociali e di governance e poi dobbiamo aiutare il più possibile le imprese che creano lavoro».

Le Pmi sono in tutta Italia, quindi parliamo di tutte le Pmi, però, lo sappiamo, storicamente sono più concentrate nelle regioni del nord. Il suo segretario Enrico Letta – abbiamo letto proprio in queste ore – sta investendo molto nel suo programma anche per il sud, con delle proposte per il Mezzogiorno e per i giovani. Vogliamo spiegare meglio?
«Il Sud è destinatario di circa il 40% dei fondi del Pnrr; sono la grande occasione per fare ripartire tutta Italia, per accorciare le distanze tra Mezzogiorno e il resto del paese. Ci sono i soldi per le infrastrutture, i soldi per la digitalizzazione, la banda larga, i soldi per modernizzare i servizi pubblici. A Taranto il segretario Letta ha lanciato una carta che prevede tra gli obiettivi anche quello della modernizzazione della pubblica amministrazione nel Mezzogiorno e se noi vogliamo una pubblica amministrazione efficiente dobbiamo farci entrare i giovani, assumere ragazzi che abbiano skill, competenze adeguate alla pubblica amministrazione digitale. Oggi la PA ha un’età media altissima, credo che siamo oltre i 55 anni: o facciamo entrare i ragazzi e ragazze della nuova generazione oppure dimentichiamoci che si possa far fare alla pubblica amministrazione in Italia e, in particolare, nel Mezzogiorno, quel cambio di passo che è assolutamente indispensabile».

Torniamo al quadro generale: lei prima parlava degli aiuti e sto facendo una somma forse non corretta come identità specifica dei singoli decreti, ma se mettiamo insieme il decreto aiuti 2 e gli ultimi sostegni, rispettivamente 17 e 13 miliardi, viene fuori una finanziaria, no? Secondo lei sono sufficienti questi soldi o come dice Salvini è necessario uno scostamento di bilancio? È un’affermazione che non mette del tutto d’accordo neanche i suoi alleati ma che ha scatenato l’ennesima discussione su quanto noi possiamo fare di deficit nella situazione in cui siamo.
«I 43 miliardi che il governo Draghi ha stanziato finora sono una cifra molto importante: sono due leggi di bilancio, però non bastano perché l’emergenza è di dimensioni molto superiori. Dobbiamo mettere sul piatto tanti soldi in più avendo però chiaro l’ordine di priorità.Primo, lo Stato sta guadagnando dalla crisi energetica perché entra più Iva, entrano più imposte indirette. Questo extragettito deve essere utilizzato dal primo all’ultimo euro per dare una mano a famiglie e imprese. Secondo, gli extraprofitti delle imprese energetiche, ci sono imprese che vendono a €500/megawattora elettricità che ha un costo di produzione 10 volte inferiore. Sono extraprofitti da decine di miliardi di euro. Andiamo prima a prendere queste risorse e rigiriamole alle famiglie e alle imprese in difficoltà. Facciamo questo e poi, eventualmente, ragioniamo di scostamenti di bilancio, perché scostamento di bilancio vuol dire deficit e debito in più; prima di caricare di debiti le future generazioni io credo che dobbiamo utilizzare l’extragettito dello Stato e andare a prendere gli extra. Guardate, sono tanti soldi perché parliamo di decine di miliardi di euro che devono essere riutilizzati per aiutare le famiglie e le imprese, prima di pensare a fare nuovo debito».

A proposito di soldi: se ne parla sempre di meno, due anni fa per trovare una notizia economica bisognava andare a pagina 20 di un ipotetico giornale perché c’era solo il Covid. Poi c’è stato solo il Quirinale, poi c’è stata solo la guerra, adesso c’è solo la politica, tranne in queste ore che c’è la controffensiva di Zelensky, sennò della guerra non se ne parlava quasi più e ingiustamente, anche perché è la causa prima di tante cose di cui abbiamo discusso in questa intervista. Pnrr: sono tanti soldi, c’è chi dice che bisogna ridiscuterlo, c’è chi dice intanto cominciamo a prenderli. Lei ne parlava prima, sono tanti soldi che rischiamo di non mettere a terra perché non facciamo in tempo, perché abbiamo una crisi, perché non abbiamo i progetti giusti, perché non sappiamo scriverli. Sarebbe davvero un colpo alla next generation Eu?
«Pensare di imbarcarsi in un lunghissimo negoziato con la Commissione Europea per riscrivere il piano vorrebbe dire fare perdere tempo prezioso ad un paese come l’Italia che sta vedendo la sua economia rallentare. E rischiare di perdere quei soldi, perché io penso che ci siano diversi paesi europei che quei soldi se li riprenderebbero molto volentieri. Noi invece dobbiamo spendere dal primo all’ultimo euro nei tempi previsti, anzi dobbiamo correre perché da qui al 2026 dobbiamo realizzare 200 miliardi di investimenti e decine di riforme, perché il piano è un piano di riforme e di investimenti. Io continuo a credere (e noi continuiamo a credere) che quella sia la chiave fondamentale del nostro futuro. Pensare di riscriverlo vuol dire perdere tempo prezioso e vuol dire fare un danno alle nuove generazioni come lei giustamente ricordava».

Chiudiamo con la campagna elettorale: è stata una campagna, lo dico da vecchio semiologo, di una politica che ha spesso discusso su sé stessa, sulle sue regole, i suoi codici, sulla democrazia, sull’avversario… Alla fine, sui temi che abbiamo affrontato, lavoro, fisco, impresa, energia, bollette, insomma quelle che sono le principali angosce degli italiani, se uno volesse votare Pd, perché dovrebbe farlo?
«Io credo che il Partito Democratico a differenza della Destra abbia un’idea di futuro che prende di petto le principali emergenze che abbiamo di fronte. Noi insistiamo molto sul tema della transizione ecologica, della decarbonizzazione, l’emergenza climatica è un problema della nostra generazione, non di quella dei nostri figli e richiede scelte coraggiose che la destra non vuole e non farà: scelte di modello energetico, scelte di organizzazione del sistema dei trasporti e del mondo della produzione. Noi diciamo che il tema del lavoro e dei Diritti Sociali hanno importanza fondamentale e diciamo che va introdotto il salario minimo, tagliato il cuneo fiscale a partire dai redditi bassi e medi. La destra ha un modello diverso, è contro il salario minimo e ha uno schema di riforma fiscale che privilegia la minoranza dei benestanti a danno di tutti gli altri. Crediamo molto nell’estensione dei diritti civili e ci siamo battuti per questo, la destra si è sempre messa di traverso e ha festeggiato quando purtroppo non è passato il Ddl Zan e poi è stato bocciato lo Ius Scholae. Abbiamo un’idea di futuro radicalmente diversa rispetto alla loro e credo che questa differenza sia il motivo più forte per cui scegliere il Partito democratico e la coalizione di centro-sinistra».

Qui la video intervista: