La Settimana Politica

Sanremo, la politica e il battibecco all’italiana

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di Silvio Magnozzi

Canta che non ti passa. Nella settimana del Festival di Sanremo, che si chiuderà domani, sabato 11 febbraio, dopo giorni di scorpacciate e di polemiche, di cambi d’abiti e di segue dibattito attorno a ogni cosa – dalla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla prima di martedì 7 febbraio, al monologo di Roberto Benigni sulla Costituzione (nei suoi 75 anni), su su sino a Zelensky sì, Zelensky no – una cosa è certa: il Festival, con le sue liturgie e le sue divisioni, è in fondo lo specchio di una Italia sempre più manichea e spaccata tra guelfi e ghibellini, tra Giorgia Meloni sì e Giorgia Meloni no, e tutto il resto ancora.

Una nazione, l’Italia, che pare trovar una sintesi solo nel battibecco, a prescindere dagli argomenti, siano essi attinenti a profonda questione giuridica – come la discussione sul 41 bis – oppure alla presenza di Rosa Chemical a Sanremo. In questo zigzagare costante attorno all’esser divisi, un caso di scuola è in questi giorni il Partito democratico che non solo critica le scelte del governo di centrodestra (in fondo questo si chiama fare opposizione) ma pure al suo interno è in continua tensione.

Risultato del battibecco nazionale è alla fine un accapigliarsi attorno a dettagli, perdendo di vista l’essenziale che invece merita una lettura non manichea: nonostante il periodo storico del Mondo non sia certo dei migliori, tra la guerra in Ucraina, il tragico terremoto turco, le tensioni tra Usa e Cina dopo il pallone-spia di Pechino individuato dagli americani sopra i cieli del Montana e abbattuto, l’Italia non se la passa poi così male.

Negli ultimi due anni la nostra crescita economica è stata potente, superiore alla media europea e nonostante i timori di una recessione a inizio 2023 il Paese tiene. Certo, dobbiamo fare i conti con una inflazione forte e con il tentativo, rialzando i tassi, della Banca centrale europea di contenerla (rialzo dei tassi che porta però ad un aumento del costo dei mutui) ma nel complesso l’Italia c’è. Adesso, a pochi mesi dalle elezioni politiche, e già passati i primi 100 giorni del governo di centrodestra, sarebbe quindi il momento di fare le riforme strutturali, dalle tasse a quella delle pensioni, di cui il Paese necessita.

Altro che battibecchi tra centrodestra e centrosinistra sulla vicenda dell’anarchico Cospito o polemiche simili, davvero sterili ma soprattutto inutili al fine delle riforme necessarie all’Italia. Sarebbe opportuno che il manicheismo tra parti politiche avverse finisse una volta per tutte, ferma restando la diversità dei ruoli di governo e di opposizione.

Finita la settimana del Festival, infatti, di Sanremo resterà ancora per qualche tempo il giro dei cantanti nelle tv e alla radio, mentre il battibecco in politica quello ce lo portiamo dietro da troppi anni – altro che settimane! – e non smetterà di cantare nelle orecchie (stufe) degli italiani. Con un’altra differenza.

Sanremo è – da sempre – un rito pagano della voce, della musica leggera, dedito all’intrattenimento e le cui canzoni non hanno nessun obbligo verso l’Italia, tantomeno quello di raccontare il Paese reale. L’artista che vuole farlo lo fa, chi non vuole no.

La politica, invece, è un rito laico, sostanza viva della democrazia e di rispondere al Paese reale e di occuparsene ha il dovere prima ancora che il diritto. Ragion per cui, speriamo che quest’anno segni una svolta storica: finito il Festival finirà il battibecco in politica. E quelli che proprio non possono far a meno di bisticciare su tutto, soprattutto sui dettagli, continuassero. Ma da soli, davanti a uno specchio che non è l’Italia ma soltanto il loro.