Tratto dall'edizione numero 25 del 24/02/2023

Cessioni: si cerca di ricucire

di Pasquale Napolitano

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Dal tavolo tecnico con le categorie spunta la prima ipotesi: utilizzare gli F24 per sbloccare 19 miliardi di crediti incagliati

di Pasquale Napolitano

Il governo prova a dribblare la trappola superbonus. La misura, fiore all’occhiello del governo Conte 2, rischia di aprire la prima vera crisi politica nella maggioranza di centrodestra. Ma soprattutto di sancire una frattura tra l’esecutivo Meloni e il mondo delle imprese.

La storia del superbonus è legata al post Covid: il suo ispiratore è stato l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. Un provvedimento pensato per rilanciare l’economia strozzata dalla pandemia e che puntava all’ambizioso traguardo del milione di posti di lavoro. La spinta c’è stata. Ma anche una speculazione senza precedenti capace di far scattare l’allarme per i conti pubblici.

Il meccanismo è semplice: il cittadino, senza vincoli di reddito, può fare interventi di adeguamento energetico e sismico della propria abitazione a spese dello Stato. Senza vincoli. L’argine si è rotto, generando una spirale speculativa senza precedenti. La misura grillina ha però sempre raccolto appoggi nel centrodestra, anche tra FdI, FI e Lega legati al mondo delle imprese edili.

Il primo a lanciare l’allarme è stato l’ex premier Mario Draghi. Poi Meloni ha fatto il lavoro sporco, cancellando la misura e sospendendo anche la procedura della cessione dei crediti maturati con lo Stato. Lo stop arriva in Consiglio dei ministri con un decreto del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Dal punto di vista economico una bomba, per le imprese che già minacciano lo sciopero. Dal punto di vista politico, la misura apre uno scontro tra FI e Governo. Il partito di Silvio Berlusconi si prepara a un emendamento correttivo in Aula. Una sfida all’esecutivo. Lo stop innesca anche il cortocircuito in casa Lega. I governatori avevano assunto l’impegno di acquistare i crediti dalle imprese, opzione vietata dopo il decreto di Giorgetti. Il premier Meloni resiste. Ma poi deve cedere sulla doppia spinta: FI e imprese.

Lo spiraglio si apre. Giorgetti riunisce al tavolo le categorie: si registra un passo in avanti. Viene istituito un tavolo tecnico, ma le ipotesi sono già pronte: la strada indicata dal Governo per lo sblocco dei crediti incagliati è l’utilizzo degli F24. Si è ragionato sulla possibilità di «consentire eventualmente lo sconto in fattura per alcune fasce di reddito e per gli incapienti», ha spiegato la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, al termine dell’incontro con il Governo. Si è anche fatto giusto un accenno all’eventuale disponibilità di Cdp,.

.Ance ha anche chiesto «un’apertura da parte delle partecipate a comprare i crediti pregressi». «Siamo soddisfatti, abbiamo trovato disponibilità e grande consapevolezza da parte del Governo che vanno sbloccati i crediti pregressi, quindi un’apertura all’F24 che era una proposta nostra e di Abi, e un tavolo immediato per il futuro. Il Governo è consapevole che le misure vanno prese rapidamente». «La soluzione che noi cerchiamo è sull’intero ammontare dei crediti, 110 miliardi di euro», ha detto il ministro dell’Economia Giorgetti durante il tavolo a Palazzo Chigi.

«L’urgenza ora è sullo stock dei crediti che in base alle rilevazioni dell’agenzia delle Entrate fanno riferimento alle imprese del settore edilizio, che hanno l’esistenza a oggi di 19 miliardi circa di crediti incagliati. Lo sforzo che noi facciamo oggi e nei prossimi giorni con i tavoli tecnici è capire come far sgonfiare questa bolla».