Le opinioni

Alibi comfort zone: solo segando il ramo spicchiamo il volo

Scritto il

di Davide Ippolito
(Esperto di reputazione aziendale e direttore di Reputation Review)

Non so se conoscete la storia dei due falchi: la riepilogo brevemente perché è utile per raccontare la storia di questa settimana. Una volta un re ricevette in regalo due magnifici falchi, i più belli mai visti alla sua corte. Il capo falconiere iniziò ad addestrarli ma dopo mesi fu costretto ad informare il sovrano che, anche se uno dei falchi era maestosamente volato altissimo nel cielo, l’altro rapace non s’era mosso dal suo ramo dal giorno in cui era arrivato.

Il re convocò guaritori e stregoni da tutte le terre per provare a curare il falco e farlo volare, ma senza risultati. Quando oramai la speranza era persa, il re decise di affidarsi come ultima spiaggia a qualcuno che conoscesse meglio la natura e la campagna, così chiese consiglio ad un contadino della zona. In quella stessa mattinata, pochi minuti dopo l’arrivo del contadino, il re si sorprese nel vedere il falco volare alto sopra i giardini del palazzo e volle subito informarsi di come fosse accaduto questo miracolo. Il re convocò quindi il contadino per chiedergli come avesse fatto a risolvere il problema, per giunta in poco tempo, laddove i maggiori esperti avevano fallito. Il contadino rispose con queste parole: «È stato molto facile, sua altezza, ho semplicemente tagliato il ramo su cui l’uccello era seduto».

È forse questa una metafora perfetta della nostra vita. Siamo tutti nati per volare ma a volte ci sediamo sui nostri comodi rami, abbarbicati alle cose che per noi sono familiari e confortevoli.

È così che un lavoro avviato, una piccola fama locale, una sensazione di benessere, la paura di fallire, possono diventare il principale freno alle nostre potenzialità. Le possibilità sono infinite per tutti, per molti di noi però rimangono inesplorate. Ci conformiamo alla familiarità, al comfort e all’ordinario.

A New York City, sull’isola di Manhattan, ho avuto il piacere di conoscere Raffaele Guida, noto negli Stati Uniti come Lello Barbiere NYC. La storia di Lello è forse la perfetta sintesi del moderno sogno americano, della perseveranza e di come la reputazione si costruisca con il fare più che con l’apparire.

Lello arriva negli Stati Uniti 12 anni fa, per amore, chiudendo le sue attività di barbiere ben avviate a Napoli. Lascia tutto: una vita stabile, un’attività avviata, gli amici e la famiglia; per andare in un Paese dove non conosce nessuno, neanche la lingua, e dove per fare il suo lavoro, attività nel quale era ritenuto il numero uno nel suo Paese, ha bisogno di una nuova specializzazione e di una nuova licenza. La lingua è un ostacolo più grande del previsto. Lello non parla una parola di inglese. Dopo il suo corso di inglese, regalatogli dalla moglie Maria – un’italoamericana arrivata sulla Michelangelo con la sua famiglia all’età di un anno – sono i suoi professori a parlare napoletano.

Lo sconforto e il momento difficile diventano stimolo per dimostrare che persona è realmente Lello. Arriva una piccola opportunità in un negozio di downtown, i clienti sono pochi, qualcuno c’è. La fidanzata di un cliente, soddisfatta del risultato, scatta anche una foto, ma non serve a far passare lo sconforto. Lello vuole mollare. Informa la moglie Maria che sta per cedere quando il mattino dopo su Time Out – uno dei più importanti magazine di New York – c’è la sua foto, scattata da quella ragazza e un articolo che racconta di quanto sia bravo. Quel giorno davanti al negozio c’era la fila. La vita di Lello cambia e diventa il miglior barbiere della città di New York, costruendosi una lista di clienti di fama, da Matteo Berrettini a Toni Esposito, e raccogliendo interviste e attenzione dai grandi media e dagli influencer web. Lello diventa una vera e propria star del suo settore.

Oggi Lello, nell’East Village, tra la sessantesima e la sesta, da 3 mesi ha aperto il suo negozio, il suo sogno che si avvera, non la favola raccontata mille volte dell’uomo che diventa miliardario partendo dal nulla, evento eccezionale, più unico che raro, ma il sogno di costanza e perseveranza, che se sei bravo e lavori duro il tuo sogno può diventare realtà.

Il motivo per cui abbiamo bisogno di uscire dalla nostra zona di comfort è che finché restiamo lì le nostre prestazioni sono piatte. Non c’è curva di apprendimento, non c’è miglioramento. Spingersi oltre l’ambiente in cui ci sentiamo sicuri e a nostro agio comporta sempre affrontare un po’ di fatica, insicurezza e stress. Lo stress è la risposta del nostro organismo quando si sente messo sotto pressione da qualcosa. È una risposta a-specifica che si attiva ogni volta che abbiamo la sensazione di dover fare appello a tutte le nostre facoltà fisiche e mentali per cavarcela in una qualche situazione: che sia scappare da una tigre affamata o superare un esame.

Se qualcosa ci pungola, se non possiamo più contare sul nostro ramo, ci troviamo spinti fuori dalla zona di comfort. Sperimentiamo in una certa misura stress, ansia e incertezza, siamo particolarmente vigili e attenti. Questa è la zona ottimale di apprendimento, quella in cui siamo capaci di imparare cose nuove, di migliorare, di superare i nostri limiti. Lo stress in questo caso è funzionale a rendere ottimali le nostre prestazioni. È la situazione in cui si trova lo studente preparato prima di un esame o l’atleta prima di una gara. Lucido, concentrato, teso verso l’obiettivo e soprattutto senza paura di fallire o perdere. Per citare Neale Donald Walsch:

La vita comincia dove finisce la tua zona di comfort.