Le opinioni

Così il reddito di cittadinanza diventa una bomba sociale

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di Luigi De Magistris (Politico e scrittore)

La manovra economica del Governo è priva di visione, coraggio ed efficacia concreta. Un Governo che  ha rivendicato a parole una maggiore autonomia e autorevolezza rispetto all’Europa, pur in quadro di lealtà all’Unione, non ha previsto nulla per una maggiore attuazione di diritti costituzionali negati rispetto ai vincoli draconiani di Bruxelles. E gli strumenti giuridici ci sono per un’attuazione costituzionalmente orientata della manovra di bilancio, per diritti fondamentali quali lavoro, salute e ambiente, istruzione.

Non si prevedono misure per accelerare investimenti pubblici necessari soprattutto per creare infrastrutture e servizi. Così come inadeguati sono gli interventi per sostenere economia e imprese, sia in termini di minore pressione fiscale sia come incentivi per investire e creare occupazione. Si è previsto un taglio modesto del cuneo fiscale e la tassa piatta in linea con la flat tax che assomiglia più a una “cambiale” post elettorale che a una misura strutturale che rischia di acuire il malcontento tra lavoratori autonomi e dipendenti. Non si interviene sull’adeguamento dei salari e delle pensioni all’inflazione, che stanno fiaccando il potere di acquisto degli italiani e diminuendo la crescita dei consumi.

Per sostenere famiglie e imprese il Governo avrebbe dovuto con coraggio e per giustizia tassare in maniera efficace gli extra profitti delle multinazionali che hanno guadagnato decine di miliardi di euro sulle speculazioni finanziarie nell’aumento di carburanti, gas ed energia. Un immediato taglio alle spese militari avrebbe poi ulteriormente contribuito a poter mettere in campo misure sul piano economico e sociale.

Il Governo, che pur operando in un grave quadro di crisi nazionale ed internazionale, ha invece caratterizzato ideologicamente la manovra, così come si sta operando per libertà civili, diritti umani e scuola, intervenendo a gamba tesa sul reddito di cittadinanza, di fatto iniziando la sua cancellazione.

In particolare visto da Sud, debbo rilevare che tale scelta appare iniqua, pericolosa ed anche un errore politico. Non c’è dubbio che il reddito di cittadinanza va riformato e reso più efficace, intervenendo su abusi e su politiche attive del lavoro. Da sindaco di Napoli utile fu l’utilizzo dei percettori in lavori socialmente utili per la collettività.

Ma è iniquo cancellarlo perché è una misura che interviene su povertà effettive che con la pandemia sono divenute, soprattutto nel Mezzogiorno, ancora più dilaganti. È pericoloso perché aumenta il rischio di una forte tensione sociale soprattutto in zone del sud che sono vere pentole a pressione in questa congiuntura storica. È un errore per il Governo perché le contestazioni cresceranno e non potranno essere fermate con manganello, repressione e criminalizzazione del conflitto sociale.

Si deve lavorare invece sulla coesione sociale e la lotta alle crescenti disuguaglianze e discriminazioni territoriali, ancor più minate dall’annunciata autonomia differenziata.

Le risorse, poi, che il Governo recupera non saranno certo sufficienti per bilanciare altri tipi di interventi e il reddito di cittadinanza non ostacola poi in maniera significativa la disponibilità di manodopera al Nord, visto il numero esiguo di percettori, e al Sud riguarda soprattutto famiglie in gravissimo disagio in cui è bassa attualmente la possibilità di impiego.

Il Governo con questa manovra crea una tensione tra ceti meno abbienti: pensionati, lavoratori a basso reddito e percettori di reddito di cittadinanza e nelle stesso tempo non interviene per sostenere investimenti pubblici e privati che possono creare occupazione sia nel pubblico che nel privato. Insomma una manovra dal respiro corto, pavida, ideologica, con modeste fondamenta economiche e giuridiche. Non disuniamoci e creiamo le condizioni per sviluppo, progresso e maggiore coesione sociale.