Le opinioni

Il mezzogiorno del mondo e l’inganno delle guerre “giuste”

Scritto il

di Luigi De Magistris
(Politico e scrittore)

Deflagra il tema della violazione dei diritti umani nel mondo. Soprattutto nei sud del pianeta. La vicenda più drammatica delle ultime settimane è quella in Iran, dove in particolare donne e giovani protestano contro il regime oppressivo politico-religioso del governo di Teheran. È in atto una repressione crudele e criminale contro persone che chiedono libertà e dignità. Sono state eseguite condanne a morte di giovanissimi. È una tragedia inaccettabile. In Afghanistan il governo dei talebani impone restrizioni inqualificabili alle donne, che non possono accedere, tra l’altro, alle Università. Ed è stata condotta, ricordiamolo, una lunghissima guerra in Afghanistan dagli USA per liberare il Paese dai talebani che, dopo il ritiro degli americani, è ora governato proprio da quelli. Il modello occidentale fallimentare e fuori dal diritto internazionale di fare guerre “giuste” ha palesato il suo inganno.

Pensiamo alla Libia, con la guerra Usa-Nato per esportare la democrazia. La Libia è fuori controllo da anni e anche l’acuirsi della gravissima crisi umanitaria connessa all’immigrazione è da addebitare in buona parte alla situazione in quel Paese.

Dove, tra l’altro, un accordo tra governo italiano e autorità libiche produce evidenti effetti criminogeni connessi a morti in mare e torture. Rimanendo in zona, le reiterate violazioni contro i diritti umani, dalla sottrazione dell’acqua e della terra, nei confronti del popolo palestinese sono ormai croniche. Vogliamo parlare, poi, del Presidente turco Erdogan e le violazioni dei diritti umani contro chiunque intenda esprimere dissenso e, in particolare, contro il popolo curdo. E non dimentichiamo che per far entrare Finlandia e Svezia nella Nato, come conseguenza della guerra in Ucraina, ed avere il via libera della Turchia, membro dell’organizzazione atlantica, si sono dati in pasto i curdi all’oppressore turco.

Per arrivare, da ultimo, al cosiddetto Qatargate: un quadro di gigantesche corruzioni all’interno della principale istituzione democratica europea volte a orientare le votazioni del Parlamento per occultare violazioni dei diritti umani nel Qatar, dove, per ragioni di esclusivi macroscopici interessi economici, si è tenuto un mondiale di calcio che ha evidenziato quelle gravissime violazioni. Per comprare decisioni di comodo da assumere nel Parlamento ci sarebbero state valige di banconote per pagare deputati e funzionari. Così come le indagini in corso della magistratura belga, rallentate da strumentali immunità parlamentari, stanno evidenziando probabili episodi corruttivi per fatti riguardanti la Mauritania e il Marocco, quest’ultimo paese con riferimento alle giuste rivendicazioni del popolo Sahrawi, che vive nel sud del Sahara e non riesce da anni ad ottenere l’autodeterminazione. La stessa rivolta golpista in Brasile contro la vittoria alle presidenziali di Lula evidenzia come le istituzioni democratiche, che debbono anche contribuire a garantire i diritti umani, sono a rischio in alcuni paesi.

Del resto, i fatti inquietanti di Capitol Hill negli USA, di due anni fa, hanno mostrato che le libertà vanno difese sempre e conquistate ogni giorno. Il mondo ha bisogno di una svolta, tanto in politica quanto in economia, per la giustizia sociale ed ambientale, per ridurre discriminazioni economiche e territoriali, per garantire i più elementari diritti umani, indispensabili per la prevalenza della persona contro ogni forma di arbitrio politico e di sopraffazione economica. Il mondo occidentale deve ritrovare l’autorevolezza politica e giuridica per utilizzare ogni mezzo democratico consentito per il progresso nel mondo dei diritti umani. Se prevale lo stato di diritto dovrebbero funzionare le istituzioni internazionali indipendenti per processare e giudicare anche capi di governo e di stato che si rendono responsabili di crimini contro l’umanità. Quando hai la libertà non te ne accorgi più e ti sembra un fatto scontato, quando poi la perdi ti rendi conto che ti manca l’aria.