Le opinioni

Imprenditoria: l’importanza dei buoni maestri

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di Antonio Dini (Giornalista e Scrittore)

L’importanza dei buoni maestri è centrale, non può essere sottovalutata. Eppure, mai come oggi, l’argomento è considerato secondario. La mia idea, invece, è che i buoni maestri servano moltissimo per imparare come si fa a fare business, come si lavora, ma anche come si studia, come si impara l’autodisciplina, il senso di responsabilità, il cameratismo.

I buoni maestri sono opportunità straordinarie ma sono molto, molto rari. A differenza del rumore di fondo, capace solo di distrarci sia da noi stessi sia da quello che avrebbe senso ascoltare, che invece abbonda.

Ci basterebbe ascoltare un po’ di più e meglio per poter migliorare molto. Invece, siamo sempre distratti, per due motivi:

  • il primo è che oggi leggiamo tantissimo ma cose quasi sempre inutili: post sui social, messaggi e messaggini, tweet e meme. Non parliamo poi di corsi online, podcast, interventi a caso su qualsiasi argomento, dei video su YouTube e TikTok, diventati un genere paragonabile alle comiche di Stanlio & Ollio (purtroppo solo per la durata). La realtà è che nella nostra testa possono entrare solo un certo numero di parole al giorno: invece, il rumore di fondo che arriva dalla rete ci porta a saturazione subito, senza lasciare spazio per altro;
  • il secondo motivo per cui siamo sempre distratti, invece, è colpa dell’editoria, che si è industrializzata. Una volta si poteva incappare in libri ben fatti, curati con precisione maniacale di grande artigianato da autori ed editori appassionati e al tempo stesso sintetici. Oggi, invece, i libri sono diventati come i panettoni industriali e l’unico scopo è farli gonfiare sempre di più per poi venderne il maggior numero possibile.

Per questo sono rimasto felicemente sorpreso quando, questa settimana, sono incappato per caso nella nuova traduzione integrale di un vecchissimo libro: Pensa e arricchisci te stesso, scritto 85 anni fa da Napoleon Hill, l’inventore del genere letterario dell’auto-aiuto. Se pensate che i libri di auto-aiuto siano spazzatura, mi trovate d’accordo. Ma questo è l’eccezione che conferma la regola. Pensa e arricchisci te stesso non è neanche parente della maggior parte dei libri di quel genere che circolano oggi: Hill, nato nel 1883 e morto nel 1970, ha inventato l’idea stessa di self-help intervistando tutti i più ricchi americani del suo tempo (da John Rockefeller e Andrew Carnegie in giù) per mettere insieme gli elementi che accomunavano i padri del capitalismo statunitense. Il risultato è ben diverso da quello che potete trovare in un libro di auto-aiuto moderno, cioè un prodotto industriale fatto per insegnare a manager semi-analfabeti come allacciarsi le scarpe in 8 punti e con 3 disegni illustrativi.

Hill, invece, ha fatto una sintesi che gli ha fatto capire delle cose. E ha cercato di spiegarla in modo semplice e diretto. Per questo, ignaro, è diventato un buon maestro per generazioni di imprenditori e manager. A partire da uno dei suoi suggerimenti, che aveva raccolto dai grandi imprenditori del suo tempo e che ha cambiato la traiettoria di molte persone:

Ricordati di restituire parte di quello che hai ricevuto.

Il consiglio me l’ha passato un imprenditore che, ormai un quarto di secolo fa, non solo mi ha regalato la mia vecchia copia di Pensa e arricchisci te stesso ma per farlo mi ha anche invitato a cena in un costoso ristorante del centro, insistendo per pagare il conto. «Quando avevo la tua età – mi ha spiegato – un altro imprenditore, da cui ho imparato molto, ha fatto lo stesso con me. Non ha voluto niente in cambio, se non che mi ricordassi di quella sera e facessi lo stesso anche io quando e se ne fossi stato in grado».

I buoni maestri non hanno storie mirabolanti da raccontare, non parlano dal palco di un Ted Talk, non proiettano slide e non fatturano la consulenza dopo averti spiegato che devi buttare il tuo business alle ortiche per crearne un altro (oppure come allacciarti le scarpe). Il loro compito non è tracciare la tua strada al posto tuo, ma mostrarti come si cammina con il loro esempio e accompagnarti con gentilezza e pazienza per un po’.

La mia strada mi ha portato in una direzione diversa da quelle dell’imprenditore mio amico. Tuttavia, come giornalista economico mi occupo da quasi trent’anni di questi temi. Credo di aver incontrato la mia parte di imprenditori, dirigenti e capi vari. Raramente sono stati dei buoni maestri, capaci di mostrare ai giovani come camminare da soli e incoraggiarli a essere anche generosi. Peccato, perché quando qualcuno ci dona qualcosa ce ne accorgiamo: ci colpisce, facciamo attenzione, lo ascoltiamo.

Per questo mi sono sempre fatto un punto d’onore, nel mio piccolo, di invitare a cena qualche collega più giovane di me e pagare io, anche quando i soldi in realtà bastavano appena per due. E chiedergli in cambio solo di fare lo stesso, più avanti, magari ascoltando a sua volta il collega più giovane e incoraggiandolo un po’. A volte, nei momenti di cambiamento, basta poco per capire come si fa ad andare avanti. E non sono i tutorial online o i video di auto-aiuto a insegnarlo.

Servono le persone, i buoni maestri, e il loro esempio.