Le opinioni

La tecnologia poteva evitare la rissa tra tifosi sulla A1

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di Umberto Rapetto
(Generale Gdf – già comandante Nucleo Speciale Frodi Telematiche)

L’Italia si è fermata, colpita al cuore di quel sistema cardiocircolatorio autostradale che – non conoscendo by-pass o tubicini di stent – meriterebbe l’adozione di cautele preventive. L’assaggio di guerra civile all’Area di Servizio Badia al Pino sulla A1 ha riportato in evidenza la fragilità della pubblica sicurezza e il rischio di infarto del Paese. Pare che lo scontro tra le tifoserie fosse stato pianificato con Internet e piattaforme di messaggistica istantanea. Sembra che fosse noto non soltanto ai maneschi ultras ma anche agli organi di Polizia che – in previsione di possibili zuffe – avrebbero predisposto un presidio nel luogo nei pressi del quale la carreggiata si sarebbe trasformata nel più grande ring della Penisola.

Se – come cantava Cocciante – era già tutto previsto, qualcosa non ha funzionato e questo non rassicura i connazionali rimasti turbati dall’esempio di inciviltà ben lontana dall’universo sportivo che qualcuno ha voluto immaginare come miccia.

Nel caso in cui non si fosse presa in considerazione una simile evenienza, la responsabilità poteva ricadere sull’intelligence cui compete la ricerca informativa a protezione della collettività all’interno dei nostri confini. Qualora, invece, ci si fosse attivati a seguito di segnalazioni o sensazioni, va detto che la questione è smaccatamente marcata da una imperdonabile sottovalutazione del rischio cui si andava incontro. A questo va aggiunto che pure l’effetto deterrenza non ha avuto buon esito… Mentre consola il bilancio “traumatologico” che riporta un solo ferito, non conforta prendere atto di un’autostrada bloccata, di 15 km di coda e di ore e ore di ritardo per gli sventurati in transito da quelle parti. Se si fosse trattato di una partita di calcio, tocca ammettere che il risultato è Teppisti 3 – Istituzioni 0.

Trattandosi di sfida “solo andata”, non disponendo di una rivincita ci si augura tutti che la squadra dei buoni possa rifarsi “a tavolino” nel tempo più celere possibile.

In un’epoca in cui il Grande Fratello non è soltanto uno show televisivo, la raccolta e analisi di dati possono riservare sorprese di sicuro interesse investigativo e scongiurare il ripetersi di analoghe ignobili situazioni.

I soliti filmati dei sistemi di videosorveglianza – di cui è stata disposta l’acquisizione dalla Procura della Repubblica di Arezzo competente territorialmente – possono risultare poco significativi per la probabile bassa risoluzione delle riprese video e per il riscontrato mascheramento degli “animatori” del meeting. Le torme vandaliche non sono certo arrivate sul posto a piedi, quindi le targhe dei loro veicoli dovrebbero essere state annotate o fotografate dalle Forze dell’Ordine dislocate in loco. I telefonini a disposizione dei presenti sono senza dubbio una fonte inesauribile di informazioni: le “celle” hanno memorizzato le utenze che le hanno agganciate e quei numeri hanno una cronologia di chiamate in ingresso e in uscita. La lettura dei tabulati può consentire facili incroci che permetterebbero di disegnare “mappe relazionali” utili per ricostruire contatti, legami, gruppi.

I soggetti fermati ed identificati – in presenza della possibilità di una legittima perquisizione che includa l’“ispezione” dei dispositivi digitali in loro possesso – possono rappresentare una cornucopia di rivelazioni: le chat su WhatsApp, Telegrame Signal sono soltanto un esempio di dove andare a frugare per cogliere vere e proprie chicche e innescare i dovuti approfondimenti investigativi. Le foto memorizzate negli smartphone concretizzano una suggestiva pinacoteca di persone e fatti, una sorta di Stargate per accedere a un mondo in cui non mancano certo le emozioni. I volti immortalati potrebbero essere fondamentali in future operazioni di “riconoscimento” qualora il lupo perda il pelo ma non il vizio. La lettura di agende e rubriche può dare ulteriore trasparenza all’orizzonte in cui inquadrare i soggetti… Le brutte esperienze non vanno cancellate, ma se ne deve far tesoro nella speranza di non doversene servire.