Le opinioni

L’Ucraina e la lezione della storia: la potenza dei movimenti collettivi

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di Francesco Alberoni (sociologo e scrittore)

Come è possibile che una piccola nazione divisa, ferita, economicamente in difficoltà, possa sconfiggere l’impero russo contro cui si sono schiantati eserciti potentissimi come quello di Napoleone e di Hitler? Perché, qualcuno dice, sono arrivati considerevoli aiuti militari dagli Usa e dall’Europa. Ma le armi non sono mai bastate a vincere una guerra. Lo dimostra il conflitto Usa-Vietnam, in cui gli americani avevano una potenza militare soverchiante che però non è servita a nulla. E un fenomeno analogo lo abbiamo visto in Afghanistan, grazie ad un popolo male armato ma animato da una fede fanatica e da una straordinaria capacità di resistere.

La storia è piena di episodi in cui i movimenti collettivi entusiasti gettano in campo una energia che rovescia la situazione. Primo fra tutti il caso dell’esercito rivoluzionario francese che, dopo un’iniziale incertezza, al canto della Marsigliese ha sconfitto l’esercito prussiano allora da tutti considerato il migliore del mondo. Lo stesso errore lo hanno compiuto gli americani spingendo Saddam Hussein contro l’Iran in cui era appena avvenuta la rivoluzione khomeinista, contando sulla disorganizzazione dell’esercito rivoluzionario che invece ha dato prova di una compattezza, di un coraggio e di una spietatezza che ha schiacciato gli invasori.

Grave errore fare la guerra ad un esercito che nasce da un movimento rivoluzionario perché questo dimostra doti organizzative e di combattimento straordinarie.

Un fenomeno avvenuto anche nel passato quando i movimenti collettivi creavano in breve tempo delle formazioni politiche o religiose capaci di incidere sul corso della storia. Pensiamo alla resistenza romana dopo la sconfitta di Canne e, secoli dopo, alla straordinaria resistenza ebraica di Masada. Pensiamo alla incredibile potenza organizzativa e combattiva del neonato Islam diretto da Maometto e dai primi califfi ben guidati. In seguito al vittorioso esercito popolare della prima crociata e, molti secoli più avanti, ai puritani di Oliver Cromwell col loro New Model Army. Fino a imprese leggendarie come la spedizione dei mille di Garibaldi.

Un fenomeno analogo è avvenuto recentemente in Ucraina in cui, soprattutto a partire dal 2014, a Maidan, si è risvegliato un potente movimento nazionalista antirusso che al momento della “operazione speciale” di Putin si è trasformato in esercito di liberazione nazionale. È questo il fattore imprevisto che ha sconvolto i piani dell’invasore che aspettava un popolo festante ed ha trovato un esercito in armi sostenuto dall’opinione pubblica dell’intero occidente con un leader carismatico come Zelensky.

I movimenti collettivi sono sempre stati i fattori imprevedibili della storia e se non vengono capiti portano alla rovina chi li ignora. Ora possiamo domandarci se ci sono all’orizzonte altri possibili movimenti collettivi. Nessuno può saperlo perché sono imprevedibili. Però si può avanzare l’ipotesi che una dura sconfitta militare russa possa provocare dei gravi rivolgimenti nell’impero russo come è avvenuto nel 1905 dopo la guerra russo-giapponese.