Le opinioni

Quella pace fiscale a metà tra premio e perdono

Scritto il

di Antonio Tomassini
(Professore di diritto tributario, Partner DLA Piper Studio Legale)

La legge di Bilancio per il 2023 non prevede misure di stimolo shock per l’economia come chiede, tra gli altri, Confindustria, né interventi strutturali. Il focus è sulla crisi energetica e, per certi versi è comprensibile, anche considerando la giovane età del governo.

I 21 miliardi (dei 35 totali) finanziati in deficit andranno proprio a far fronte al caro energia e altre risorse si cercano dalla controversa tassa sugli extra-profitti delle società energetiche del 25%, che la legge di bilancio ora innalza al 50%. Il nuovo prelievo è concepito come una addizionale Ires stile Robin hood tax ma non vengono sterilizzati i profili di iniquità. Peraltro dovrebbe essere comunque in arrivo, nel 2023, la tassa sempre sulle società energetiche contemplata dal Regolamento europeo (COM(2022)473), con la conseguente necessità di coordinamento.

Non mancano tuttavia disposizioni di grande interesse sul fronte fiscale. Vediamo di orientarci nel consueto (da anni ne chiediamo la riforma, lo richiediamo anche qui, con la speranza che diventi un obiettivo del nuovo governo) variopinto mondo della legge di bilancio, pure quest’anno denso di criticità e (anche) di opportunità.

Vengono riproposti, ed è una buona notizia, il credito di imposta sulle spese di consulenza per le quotazioni in borsa, la rivalutazione delle quote e dei terreni (con l’estensione alle partecipazioni negoziate in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione) e (questa ancor più da lontano) l’assegnazione agevolata dei beni delle società ai soci. Viene inoltre prevista la possibilità di affrancare le riserve di utili da Paesi con fiscalità di favore, le quote di OICR e le polizze assicurative.

Interessante l’intervento sulle criptovalute. Necessita di un affinamento, a partire dal non chiaro riferimento alla amplissima nozione di cripto-attività (si fa fatica a pensare ad una disciplina unitaria di fattispecie del tutto differenti, come rileva la stessa relazione illustrativa) e dalla regolarizzazione rispetto a una normativa prima inesistente. Meritorio, comunque, il tentativo di regolare finalmente la materia nell’ambito delle attività finanziarie, superando l’assimilazione proposta dall’Agenzia delle entrate alle valute estere, che destava moltissime perplessità, evidenziata anche su queste colonne (valuta è solo quella che ha corso legale).

Ma forse la vera sorpresa è la sanatoria fiscale, che non arriva in forma di voluntary disclosure ma di iper potenziamento di strumenti esistenti quali ravvedimento, adesione e conciliazione giudiziale.

Si tratta di un articolato normativo non dissimile da altri visti nel recente passato, a metà tra il premio e il perdono, che è diventato ormai inutile cercare di imbrigliare in concetti quali tregua, pace o condono fiscale, salvo che per qualche polemica politica. Possono essere stralciate cartelle di pagamento, liti pendenti (fino in Cassazione) ed anche (questa la grande novità) liti potenziali, ovvero verbali e accertamenti.

Nel caso delle liti il conto da pagare dipenderà dall’esito dei giudizi intermedi e si potranno ottenere anche consistenti riduzioni sulle imposte dovute, mentre nel caso dei ravvedimenti, delle adesioni e delle conciliazioni giudiziali la sanatoria agisce sul fronte sanzionatorio, disponendo sostanzialmente una riduzione ad 1/18 del minimo (se si considera ad esempio la sanzione per infedele dichiarazione, essa passa dal 90 al 5 per cento dell’imposta). Le imposte dovranno invece essere pagate in via ordinaria.

Lo scopo di questo maxi provvedimento di regolarizzazione è evidentemente quello di fare cassa, decongestionare la giustizia tributaria e stralciare parte di quell’abnorme quantità di crediti erariali (1.100 miliardi, di cui molti del tutto inesigibili). Imporrà uno sforzo organizzativo importante dell’Agenzia delle entrate, oltre che valutazioni non semplici da parte di persone e imprese. Le sanatorie portano con loro sempre un quid di iniquità, ma tant’è.