Le opinioni

Santanchè: “La mia ricetta per il turismo che vince”

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di Claudio Brachino

Ministro, grande successo, dal punto di vista turistico, del ponte dell’Immacolata. Un bel segnale per il settore, se l’aspettava?

Gli ottimi dati sul ponte dell’Immacolata ci restituiscono l’immagine di un turismo che, ponendosi sulla scia già tracciata nel corso della bella stagione, continua la sua ripresa. Si registra un buon tasso di saturazione delle strutture ricettive, in crescita di quasi il 20% sul 2021, con il turismo montano – uno dei comparti d’eccellenza della nostra ricca offerta – che fa da traino.

In più, pure in quest’occasione, i viaggiatori internazionali confermano le proprie preferenze per l’Italia, con oltre 74 mila prenotazioni aeree verso l’Italia nella settimana del ponte, provenienti in primis da Stati Uniti e Penisola iberica. Gli stessi italiani prediligono l’Italia, con il 90% di chi parte che rimane entro i confini nazionali, in un turismo di prossimità che significa molto: vuol dire riscoprire l’Italia più autentica, quella che sta a due passi da noi, spesso dimenticata, ma vuol dire anche sostenere le tante realtà – grandi e piccole – che contribuiscono in maniera determinante al progresso e al benessere dell’intera industria turistica nazionale

Cosa si aspetta invece per le vacanze natalizie?

Aspettando le previsioni siamo un po’ più prudenti rispetto al ponte dell’Immacolata anche perché il calendario, nel caso di Natale e capodanno, non gioca a favore del settore. I giorni di festa cadono infatti nel corso del weekend, ed anche questo è un fattore che incide.

Siamo tutti consapevoli del fatto che dobbiamo affrontare un “inverno rigido” anche per far fronte al caro energia. Dagli ultimi dati emersi sulla propensione degli italiani alla vacanza natalizia, certamente la motivazione economica è forte e, potenzialmente, avrà un impatto anche sulle vacanze di Natale 2022: a settembre gli italiani che ipotizzano di fare vacanze nel periodo natalizio sono il 17%.

Le previsioni ci dicono che non diminuiscono solo i numeri assoluti dei vacanzieri, ma anche le notti fuori casa: incrementano coloro che si concederanno di passare solo una festività fuori casa a scelta tra il Natale, il Capodanno, l’Epifania a scapito di chi, invece, allungava il periodo riuscendo a festeggiare almeno due ricorrenze lontano da casa. Accanto a questo però, complice anche un’estate che è durata a lungo, abbiamo avuto dei dati sorprendenti sulla stagione autunnale, che ci fanno ben sperare per la tenuta del settore e anche per immaginare politiche sempre più rivolte alla destagionalizzazione del turismo. Si è infatti consolidato sempre di più l’interesse per l’Italia, che si posiziona al quarto posto nel mondo per i flussi da turismo internazionale, con entrate pari a 21,3 miliardi, in crescita del +22,7% nel 2022. E a novembre l’Italia ha registrato il più alto tasso di saturazione tra i principali competitor europei (37%). Sono dati importanti che danno anche segnali incoraggianti in vista dei prossimi mesi e di un 2023 che si preannuncia sui livelli prepandemia.

Il Covid sembra un mondo superato, anche se ancora non lo è del tutto. Le ferite al settore sono state sanate?

Ritengo ci sia ancora moltissimo da lavorare. Perché non dobbiamo accontentarci, l’obiettivo non è solo sanare e ricucire le ferite che ha lasciato la pandemia e che lascia ancora oggi la crisi energetica.

L’obiettivo è far diventare il turismo la prima industria della Nazione. Abbiamo tutto, non ci manca niente: abbiamo mare, montagna, laghi, colline meravigliose, città d’arte, Borghi. Aree interne da valorizzare. Abbiamo il clima, abbiamo un settore enogastronomico che non ha eguali al mondo. Abbiamo davvero tutto quello che ci consente di lavorare su offerte turistiche sempre più differenziate e destagionalizzate: su questo giochiamo una partita importante. E dobbiamo lavorare molto, tutti insieme, per vincerla.

A proposito di Covid, qual è il livello dei servizi e del personale del turismo in Italia?

Uno dei grandi problemi che sta affliggendo il settore in questi ultimi è la carenza di manodopera. Solo l’estate scorsa mancavano 250 mila unità di personale. Bisogna quindi lavorare per migliorare la qualità dei servizi e rendere più attrattivo il settore del turismo che rappresenta, per i nostri giovani, una grande opportunità di lavoro. Un investimento maggiore in formazione del personale, una maggior correlazione con il sistema di istruzione primaria, secondaria favorirebbe una miglior risposta nel collocamento dei diplomati; accanto a questo serve un’opera capillare di conoscenza del settore e di orientamento, in grado di far apprezzare le caratteristiche che rendono il lavoro nel turismo attrattivo (socialità, autoimprenditorialità e possibilità di ascensore sociale).

Progetti e investimenti per il 2023?

Lavorare sulla formazione come abbiamo detto, come anche lavorare sulla riforma delle guide turistiche che da anni aspettano una risposta. Al tempo stesso voglio evidenziare alcuni aspetti della legge di bilancio.

Intanto per la prima volta viene inserito il Fondo ammodernamento, sicurezza e dismissione impianti di risalita e di innevamento: dotazione di 30 milioni di euro per l’anno 2023, 50 milioni di euro per il 2024, 70 milioni per il 2025 e 50 milioni per il 2026. Da destinare, al fine di promuovere l’attrattività turistica e incentivare i flussi turistici nei luoghi montani e nei comprensori sciistici, alle imprese esercenti attività di impianti di risalita a fune e di innevamento artificiale. Un segnale evidente di quanto questo governo sia vicino agli imprenditori del settore e creda nel turismo.

Penso poi alla detassazione delle mance: eravamo l’unico paese in Europa ad averla.

E ancora al Fondo Piccoli Comuni a vocazione turistica: dotazione di 10 milioni di euro per il 2023 e di 12 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025. Questo ci consentirà di lavorare sulla promozione e valorizzazione dei borghi che rappresentano le tipicità italiane e gli elementi sui cui puntare per destagionalizzare il turismo e garantire un turismo tutto l’anno distribuito quindi nel tempo e nello spazio.

Accanto a questo c’è poi il Fondo per accrescere il livello e l’offerta professionale nel turismo: una dotazione di 5 milioni di euro per l’anno 2023 e 8 milioni sia per il 2024 che per il 2025, al fine di favorire il miglioramento della competitività dei lavoratori del comparto del turismo, nonché di agevolare l’inserimento nel mercato del lavoro di alti professionisti del settore.

E ancora il Fondo per il turismo sostenibile: dotazione di 5 milioni di euro per l’anno 2023 e di 10 milioni per ciascuno degli anni 2024 e 2025, al fine di potenziare gli interventi finalizzati alla promozione dell’ecoturismo e del turismo sostenibile, che mirino a minimizzare gli impatti economici, ambientali e sociali, generando contemporaneamente reddito, occupazione e conservazione degli ecosistemi locali.

Il suo predecessore Garavaglia aveva puntato spesso il dito contro il reddito di cittadinanza per la mancanza dei cosiddetti lavoratori stagionali . Così anche per lei?

Il reddito di cittadinanza ha penalizzato molto il turismo. Centinaia e centinaia di casi in tutta Italia hanno dimostrato che il sussidio ha influito sulla difficoltà di trovare personale che possa lavorare nel settore.

Il governo vuole sostenere i soggetti non in condizioni di lavorare ma, per gli altri, la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro.

Il reddito di cittadinanza ti lascia dove sei, non rafforza il tuo cv e le tue competenze. E questo messaggio per i nostri giovani e’ sbagliato. Purtroppo per come è stato pensato e realizzato, il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia. Siamo ovviamene consapevoli dei problemi legati a mondo del lavoro, quindi al problema dei salari.

Dobbiamo puntare a far diventare il turismo sempre più centrale nel sistema Paese. Renderlo quindi anche più attrattivo e appetibile dal punto di vista lavorativo al fine di aumentarne i livelli di occupazione è nostro compito primario. Dobbiamo fare in modo che i giovani possano esser formati adeguatamente per esser utili alle professioni del turismo. Trasformare le politiche di sussidio alla disoccupazione a politiche di aiuto dell’occupazione attraverso una formazione adeguata che sarà al centro del mio operato nei prossimi anni.

Cosa si aspetta dal PNRR nel suo settore?

I fondi destinati al turismo, che proprio nell’ultimo periodo si è caricato sulle spalle il Pil dell’intera nazione, sono troppo pochi: appena 2,4 miliardi, l’1% del totale. Non sono pochi, sono pochissimi. Per questo sto dialogando con il ministro Fitto, affinché si possano aumentare le risorse a disposizione, magari anche accedendo a quelle europee di sviluppo e coesione, per supportare un comparto che contribuisce, in modo determinante, a mantenere viva l’economia italiana.

Il Settimanale ha fatto un’inchiesta in cui Federalberghi lamenta lo strapotere delle piattaforme on line di prenotazione. Pensa di intervenire?

Il domani, si sa, passa anche attraverso Internet – che già oggi è una realtà consolidata, ma da saper gestire in maniera decisamente più ponderata e avveduta, con una più attenta regolamentazione. Noi, come Ministero, ci siamo mossi in questa direzione, come con il Progetto Dates e il Tourism Digital Hub.

Più in generale, l’e-commerce non è un male, tutt’altro, ma le grandi piattaforme internazionali che lo dominano sono favorite da normative fiscali che, producendo importanti distorsioni concorrenziali, vanno a svantaggio delle aziende fisiche, medie e piccole, magari pure a conduzione familiare. Questo potrebbe causare, come in parte è già successo, un importante fenomeno di perdita di posti di lavoro.

Dietro il turismo organizzato ci sono famiglie, lavoratori, piccole imprese italiane che danno lavoro e contribuiscono all’economia nazionale. Una solida realtà italiana che va anzitutto protetta e tutelata nei confronti dei giganti tecnologici internazionali.

Alle tante PMI che lavorano nel turismo ha un messaggio specifico da dare?

Un patrimonio come quello italiano, che non ha eguali al mondo, non va sperperato, sarebbe un peccato capitale. Va, al contrario, difeso, tutelato e valorizzato: Made in Italy è sinonimo di qualità e garanzia, ma bisogna che impariamo a venderlo meglio e di più, con maggiore sicurezza e progettualità.

Se ricordiamo chi siamo, se ci convinciamo delle nostre potenzialità, rammentando che abbiamo un patrimonio ambientale, culturale, turistico, industriale secondo a nessuno, possiamo percorrerla tutta, questa strada, uniti e propositivi. Questo è ciò che il Ministero del Turismo auspica per il futuro della nostra nazione, questo è l’augurio che faccio a tutti noi, di una proficua e fruttuosa collaborazione.

Dobbiamo remare tutti verso la stessa direzione, portare la nostra nazione a costruire una vera e propria politica industriale del turismo, valorizzando e capitalizzando la partecipazione delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e della collettività, così da trasformare i singoli territori in destinazioni logicamente e logisticamente integrate.

È il momento giusto per farlo, d’altronde tutti vogliono venire in Italia, tutti vogliono viverla, e questo ce lo dimostra sia la ripresa dei flussi turistici dell’ultima estate – che attesta l’Italia al quarto posto nel mondo per turismo internazionale – che gli ottimi dati del ponte dell’8 dicembre. Non si tratta certo di risultati casuali, piuttosto il frutto del duro lavoro di tutti gli operatori del settore, ma soltanto applicandovi una visione sistemica è possibile renderli strutturali e forieri di una crescita esponenziale e consapevole del turismo italiano.

E la polemica scoppiata per alcune sue dichiarazioni sulle spiagge libere “piene di tossici e di rifiuti da assegnare ai privati”?

Ci tengo a ribadire che la delega sui balneari non è di mia competenza. Ho solamente risposto ad una domanda, che mi è stata posta dopo aver concluso il mio intervento sui temi del turismo.

Specifico che è lontano dal mio pensiero che le spiagge non siano fruibili a tutti. Ritengo sia giusto avere spiagge attrezzate e non privatizzate, dove sia consentito l’accesso a tutti e in cui sia garantito maggior pulizia e controllo, per offrire a tutti un servizio migliore. Non si possono lasciare le spiagge libere fuori controllo, consegnarle la notte alla mercé di chiunque e ritrovarle la mattina sporche e non accessibili.