Le opinioni

Sistema bonus intossicato

Scritto il

di Giuseppe Pizzonia (Docente di diritto tributario)

Improvviso, ma non inatteso, il decreto legge sui bonus edilizi del 16 febbraio interviene tanto sul futuro, quanto sul passato. Per il futuro, è stata bruscamente soppressa la fruizione dei vari bonus mediante lo sconto in fattura e la cessione del credito; rimane la possibilità di detrazione diretta, ma di fatto la misura ne esce assai ridimensionata. Per il passato, vengono fissati requisiti documentali per attestare la buona fede di chi ha acquistato crediti derivanti da bonus, così da poterli ora fruire con maggiore serenità.

Un provvedimento, quindi, sostanzialmente equilibrato, anche se da rivedere in alcuni punti, perché se da una parte toglie, dall’altra dà certezza agli operatori che hanno acquistato ingenti stock di crediti poi rivelatisi di dubbia fruibilità. In ogni caso, un provvedimento opportuno per fronteggiare un fenomeno ormai da tempo fuori controllo e comunque necessariamente destinato ad esaurirsi, prima o poi. L’erogazione a piene mani di bonus di ogni genere figlia di una passata stagione politica ha avuto un impatto sulla finanza pubblica stimato in centoventi miliardi, ben oltre le previsioni e fino al punto di mettere a rischio la tenuta del deficit pubblico; inoltre, l’entità dei crediti richiesti ha addirittura saturato la capienza fiscale del sistema bancario. Il tutto aggravato da frodi accertate e all’esame della magistratura per almeno sei miliardi, ma verosimilmente di maggiore entità.

Non deve stupire quindi il ricorso alla decretazione d’urgenza, perché la misura era ormai colma; e non meravigliano le critiche – non tutte in buona fede – piovute sul provvedimento anche a causa della sua repentina emanazione. Troppi gli interessi coinvolti.

Il decreto è migliorabile, e sarà possibile durante l’iter parlamentare di conversione in legge. Potrebbe essere rivista la disciplina transitoria per evitare di colpire situazioni ormai avviate (ad esempio, acconti già pagati; merce già ordinata), trattando diversamente le misure che prevedono un concorso finanziario dell’interessato. Dovrebbe poi essere meglio chiarita la posizione dei cessionari di crediti da bonus nel caso di frode acclarata, non potendosi certo ammettere – nonostante la buona fede – il riconoscimento di crediti d’imposta palesemente falsi (sarebbe come cambiare banconote false con denaro buono); la Cassazione si è già rigorosamente espressa in merito. Sarebbe anche opportuno rimuovere i limiti temporali alla fruizione dei crediti d’imposta.

Discutibili le critiche di chi paventa fallimenti e crisi occupazionali; la necessaria temporaneità dei vari bonus avrebbe dovuto indurre una certa prudenza negli operatori, soprattutto nel dar credito a chi irresponsabilmente ne propagandava le meraviglie. Il sistema è stato colpevolmente intossicato da queste misure, e la inevitabile disintossicazione non potrà essere indolore; di sicuro, ne soffriranno coloro che, cercando di cavalcare l’onda, hanno creato dal nulla società per lucrare sul trading di crediti d’imposta. A parte questo, l’esperienza maturata potrà essere utile in vista degli ambiziosi (quando non velleitari) progetti europei in chiave green. In poco tempo e a tappe forzate sarà necessario ristrutturare case ed edifici, sostituire le auto, modificare le abitudini alimentari, ridurre viaggi e spostamenti e in definitiva cambiare profondamente gli stili di vita.

Occorreranno ingentissime risorse, anche pubbliche. C’è da augurarsi che saranno trovate e impiegate con razionalità e senza abusi.