Le opinioni

SVB: da attenta alle startup ad arrogante

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di Ernesto Sirolli

La notizia del fallimento della Silicon Valley Bank ha fatto il giro del mondo già un centinaio di volte e qualche milione di parole è già stato scritto in proposito. Ma quelli che hanno lavorato, investito e visto SVB nascere, crescere e fiorire cosa dicono della sua morte improvvisa? Ho chiamato tre amici per cercare di capire se per caso ci fosse “una storia nella storia”: Bob Bozeman, Deborah Simpson e Alex Chompff.

Lascio a loro la parola nella speranza di riuscire a trasmettere non solo i pareri tecnici sulla causa del fallimento, ma soprattutto il loro atteggiamento verso un’istituzione che, nata eroica, ha dimostrato, alla fine, come la storia si ripeta. Tutti gli eroi hanno debolezze, chi pecca di hybris attira Nemesi, dea della gelosia e del furore!

Il leggendario Bob Bozeman negli ultimi 40 anni ha guidato investimenti in più di 360 startup nella Silicon Valley: «Conobbi Roger Smith (gli altri due fondatori della banca furono Bill Biggerstaff e Robert Medearis, ndr) agli inizi degli anni Ottanta quando avevo creato la mia prima startup. Ricordo che Smith venne a conoscermi e a parlarmi dei servizi che potevano offrirmi, sebbene fossi una minuscola entità. La cura, l’attenzione, la missione della banca era quella di affiancarsi a imprenditori che spesso ricevevano investimenti di milioni quando non avevano neanche un contabile in azienda. La SVB era il posto dove depositare il denaro, certi di averlo non solo in un posto sicuro, ma anche dove trovare tutti quei servizi collaterali (buste paghe, amministrazione finanziaria) che le giovani startup non sapevano gestire.

SVB era straordinaria nel provvedere a un servizio di gestione finanziaria necessario in quel periodo di crescita di nuove aziende ad alta tecnologia, in mano a tecnici e non a manager. Un anno fa tutta la Valley rimase scioccata dal collasso di FTX, la Crypto exchange, che bruciò 32 miliardi di dollari lasciando migliaia di investitori a secco e centinaia di Cripto companies nel limbo. La SVB non aveva nulla a che vedere con quel disastro ma i venture capitalist, per natura, hanno le antenne sempre alzate, attenti a cosa succede nel mercato: non mi sorprende che in un clima d’incertezza abbiano reagito ritirando, in massa, i fondi dalla banca. Il ruolo del Governo e i nuovi regolamenti governativi obbligano le banche a dichiarare le perdite di valore sui Bond governativi a breve termine; SVB aveva la stragrande maggioranza dei fondi investiti in Bond a lungo termine e quei 182 miliardi erano più che sicuri. Avevano però dovuto dichiarare una perdita di circa 2 miliardi di dollari su quelli a breve. Non credo che SVB fosse a rischio: si dovevano rifinanziare, e avevano già un investitore pronto a intervenire con un miliardo di dollari. Il problema della banca è stato di comunicazione ed esecuzione. Il rapporto con la loro clientela storica, i fondi di venture capital, si era negli anni trasformato da ottimo a burocratico e alla fine sono stati proprio pochi, grandi attori nel mondo del capitale di rischio a distruggere la banca ritirando in 24 ore 48 miliardi dalla banca».

Deborah Simpson è una veterana di Silicon Valley che ha lavorato, investito e depositato con SVB per anni: «Conoscevo molto bene Bill Biggerstaff, giocavamo a tennis nello stesso club: apprezzavo enormemente quello che facevano. Il mondo delle startup di Silicon Valley è a tutto tondo. SVB metteva a disposizione un network di avvocati, servizi finanziari e di consulenza straordinari, erano leali e competenti. Ma la banca è cambiata, da amichevole, attenta e collaborativa è diventata, 5 gestioni dopo i fondatori, arrogante. Ho ritirato tutti i miei fondi nel 2010; l’anno scorso ho provato di nuovo a lavorare con loro. La cosa più importante per una startup è avere una overdraft insurance (assicurazione scoperti): la SVB non la offriva più così ho chiuso il mio deposito con loro. Non era più la banca che ricordavo. Non mi meraviglia che Peter Thiel sia stato il primo manager dei fondi a consigliare a tutti di ritirare i fondi dalla banca, perché non è più una startup bank».

Alex Chompff, titolare di Evolution Accelerator e profondo conoscitore di finanza, spiega: «Le cause di quello che è accaduto sono da ricercare a un livello più ampio, macroeconomico. Tutte le banche commerciali negli Stati Uniti usano la tesoreria del Governo Federale come cassaforte-deposito per i fondi che detengono (comperano buoni del tesoro e obbligazioni). Poiché la Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse per combattere l’inflazione, i portafogli obbligazionari hanno perso valore». Alex mi spiega che non importa se il valore di quei portafogli scenda o meno: «È come se il valore della tua casa salisse o scendesse di mese in mese. Ma se sei obbligato a dichiarare la perdita o l’aumento di valore della tua casa anno per anno, e a pagarci sopra le tasse o non la puoi usare come garanzia di un prestito, allora potresti avere un problema. Tra fine 2019 e il primo trimestre del 2022, i saldi dei depositi della banca sono più che triplicati, fino a 198 miliardi di dollari. SVB s’è ritrovata con una grossa liquidità che ha investito in titoli, adottando una strategia su due fronti: proteggere parte della sua liquidità in titoli disponibili per la vendita di breve durata, e nel contempo ottenere rendimenti con un portafoglio di durata maggiore. Quando le banche acquistano titoli, decidono in anticipo se intendono portarli a scadenza. La decisione determina se i titoli sono designati come attività “detenute fino alla scadenza” (HTM) o come attività “disponibili per la vendita” (AFS).  Nel caso della SVB è stata proprio la sua “scommessa” sui titoli HTM a farle lo sgambetto: s’è trovata a corto di depositi perché c’è stato un raffreddamento degli investimenti nella Silicon Valley negli ultimi 8 mesi, ha cercato di liberarsi di obbligazioni in perdita e di rifinanziarsi per riportare liquidità nell’istituto. Le perdite erano contenute,  l’1% del valore totale: l’istituto pensava di recuperare  emettendo azioni. Ma il modo in cui  la ricapitalizzazione è avvenuta non è piaciuta e le azioni della banca hanno perso, in un giorno, il 60% del valore».

Il Governo Federale, come sappiamo, è intervenuto subito con vigore,  ma le ripercussioni di questa vicenda si faranno sentire a .ungo. La conseguenza è che i depositi fuggiranno dalle banche più piccole per rifugiarsi nelle 4 super-banks reputate «troppo grandi per fallire». Ma la perdita è anche per il mondo delle startup: il capitale di rischio sarà più difficile da ottenere.