Tu chiamala, se vuoi, tregua (fiscale)
Quella varata a fine anno dal governo è forse la più completa procedura di regolarizzazione adottata nel nostro Paese, nonostante preveda in molti casi il pagamento dei tributi dovuti. La distensione del rapporto tra cittadino e fisco è una delle dimensioni più rilevanti ma poi si dovrà lavorare a una vera riforma.
La legge di Bilancio per il 2023 propone l’ennesima procedura di regolarizzazione fiscale, forse la più completa che si sia mai vista. La ciclicità di questi interventi rende ormai superfluo l’esercizio sui nomi: condono, rottamazione, tregua o pace fiscale. Poco cambia. Il proliferare di questi epiteti è figlio della fantasia politica utilizzata per aggirare la crescente avversione dell’opinione pubblica verso i condoni. È un po’ la nostra cultura, il rapporto conflittuale cittadino-fisco con la lotta all’evasione vissuta in stile guardie e ladri, il condono visto come favore ai soliti furbi (e, appunto per questo, meglio parlare di pace o di tregua con tutti) e più in generale la scarsa percezione della funzione sociale del fisco.
Il Settimanale è il giornale economico politico di PMI.it dalla parte delle imprese. Lo trovi in edicola e online. Per continuare la lettura di questo articolo abbonati subito. Se sei già abbonato, esegui il login.
Se vuoi continuare a ricevere gli aggiornamenti gratuiti de Il Settimanale inserisci la mail nel box qui sotto
Compilando il presente form acconsento a ricevere le informazioni
relative ai servizi di cui alla presente pagina ai sensi
dell'informativa sulla privacy.
Abbiamo ricevuto la tua richiesta di iscrizione. Se è la prima volta che ti registri ai nostri
servizi, conferma la tua iscrizione facendo clic sul link ricevuto via posta
elettronica.
Se vuoi ricevere informazioni personalizzate compila anche i seguenti campi opzionali.
Compilando il presente form acconsento a ricevere le informazioni
relative ai servizi di cui alla presente pagina ai sensi
dell'informativa sulla privacy.