Le opinioni

Turismo, cultura, costi accessibili: il Mezzogiorno che non ti aspetti

Scritto il

di Luigi De Magistris
(Politico e scrittore)

Come fare per rafforzare gli investimenti nel Mezzogiorno ed evitare una ulteriore emigrazione di talenti per necessità e non per scelta? Il Sud, in realtà, in alcune aree cresce ed è anche in controtendenza, se pensiamo a settori come la cultura e il turismo senza turistificazione, ad artigianato e agricoltura, alle piccole e medie imprese in svariati campi, al food e altro.

Però c’è anche un Sud bloccato, con carenza cronica di servizi essenziali e con diritti fondamentali negati. La mancanza di una politica nazionale seria è di ostacolo al rilancio del sud e che fare, allora, per evitare un aumento della divaricazione con il nord e impedire che intere aree del meridione vengano utilizzate solo per accaparrarsi forza lavoro, soprattutto giovanile e di qualità, e colonizzare le risorse naturali ed energetiche, il cosiddetto hub energetico del Paese?

Non sfugge, poi, ai più attenti che il progetto di autonomia differenziata consolida la spaccatura del nostro Paese.

Per attrarre investimenti, in primo luogo, si devono migliorare i servizi, soprattutto infrastrutture, anche digitali, e trasporti. Sui temi della sicurezza e della trasparenza, in controtendenza, si può affermare che alcune città del nord, a cominciare dalla stessa Milano, non sono certo più sicure di Napoli o di Palermo. Così come a livello amministrativo ed istituzionale al sud si è imposta una classe dirigente, a tutti i livelli, dalle articolazioni dello Stato agli enti locali, che ha migliorato gli standard di efficacia. E le mafie ed il sistema criminale sono oggi molto più offensivi da Roma in su.

Al Sud c’è un ulteriore vantaggio da considerare, quello di un attrattivo e migliore rapporto qualità-prezzo e che in cospicue aree ancora totalmente sottoutilizzate, da quelle agricole a quelle urbane, si possono realizzare proficue sinergie pubblico-privato. Dai piani urbanistici a consumo zero ma con capacità di riqualificazione e ristrutturazione urbana, ad aree incolte in cui sviluppare agricoltura biologica e sistemi produttivi fondati sulla biodiversità. Per non parlare delle economie circolari che nascono tra mare, colline e montagne, in aree dove la siccità e il clima sono migliori che al Nord.

Gli strumenti fiscali possono poi essere una forte opportunità per mantenere e far crescere investimenti e creare occupazione e anche consolidamento delle imprese di comunità che contribuiscono allo sviluppo del territorio. Incentivi fiscali ad aziende che investono nel sud Italia, bandendo prenditori di soldi pubblici che prendono e scappano e multinazionali che sfruttano e poi delocalizzano. Incentivi fiscali per chi investe nel sud e crea occupazione. Miglior funzionamento delle ZES, le zone economiche speciali, in cui creare una filiera produttiva d’intesa con enti locali ed università.

Da sindaco di Napoli raggiungemmo risultati buoni nel ridurre la pressione fiscale dei tributi locali per le attività economiche che investivano sul territorio, senza lavoro nero e che mettevano in campo progetti di decoro e arredo urbano. In cambio ottenendo la riduzione delle pesanti aliquote, come l’imposta sui rifiuti solidi urbani, fino alla cancellazione della tassa di occupazione di suolo pubblico.

L’utilizzo di una proficua cooperazione pubblico-privato, con onestà e lealtà reciproca, e una capacità amministrativa e visione politica hanno portato Napoli a crescere, senza alcun aiuto di rilievo pubblico regionale e nazionale, con le proprie forze, con la vera autonomia, e divenire tra le prime città italiane per capacità di spesa, start-up giovanili, produzione culturale, offerta turistica ed economia fondata anche su un nuovo umanesimo in cui l’essere umano messo al centro è stato anche volano di economia.