Le opinioni

Una nuova pace fiscale per trainare economia reale e conti pubblici

Scritto il

di Antonio Tomassini
(Professore di diritto tributario, Partner DLA Piper Studio Legale)

Il governo dovrà destinare senza indugio i 40 miliardi della manovra di bilancio per sostenere imprese e cittadini proteggendoli dalla incredibile crisi energetica e dall’inflazione. Difficile, quindi, ipotizzare nel breve interventi riformatori o di “fisco di stimolo”. Tuttavia alcune cose concrete, che servono a reperire risorse ed a sostenere l’economia reale, possono essere fatte subito.

Tra queste l’idea, che sembra mettere d’accordo tutte le forze di maggioranza, di una procedura di emersione (che potremmo chiamare nuovamente voluntary disclosure, visto il successo delle precedenti edizioni sui capitali esteri) della enorme massa di banconote detenute nelle cassette di sicurezza o nei posti più disparati. Le stime più accreditate parlano di circa 150 miliardi di euro.

Avevamo lavorato anni fa a una proposta che non vide la luce per assenza di consenso politico e che oggi può essere ripresa ed agevolmente finalizzata.

Innanzi tutto il contenitore, che deve essere un provvedimento di regolarizzazione (pace fiscale, se piace di più) e non un condono (ovvero una rinuncia a recuperare imposte) inserita in una nuova voluntary disclosure anche dei capitali esteri (ve ne sono ancora moltissimi detenuti illegalmente).

La procedura deve in primis tendere a far pagare tutte le imposte non corrisposte in passato (per questo non si tratta di un condono) con sconti sull’applicazione di sanzioni, una copertura per le violazioni penali e un vincolo verso l’economia reale per le somme regolarizzate.

Le imposte sul contante fatto emergere verrebbero determinate a seguito di un contraddittorio tra un professionista incaricato e l’Agenzia delle entrate, che abbia come perno (così come fu per le precedenti edizioni della voluntary disclosure) una dichiarazione sostitutiva di atto notorio del contribuente, assistita da una sanzione in caso di mendacio su origine e ammontare. In contraddittorio, poi, potranno essere valorizzati alcuni indicatori (professione, presenza di una eredità, ruolo in azienda, età, prove sulla anzianità della provvista che la rende non più tassabile,  secondo una check list da redigere con un provvedimento attuativo) volti a rendere la determinazione dell’imponibile su cui applicare le imposte quanto più plausibile possibile, anche prevedendo dei meccanismi di forfettizzazione. L’aliquota da applicare per le imposte dirette potrebbe essere in tutti i casi il 26% prevista per i redditi finanziari (questo per esigenze di semplicità).

La regolarizzazione, che potrebbe abbracciare quindi anche capitali e beni esteri e alcune fattispecie di violazioni italiane e riguardare sia società sia persone fisiche, porterebbe denaro nelle casse dello Stato subito e in futuro, perché i capitali regolarizzati entrano in circolo nell’economia reale e producono ricchezza e altre imposte. Ricordiamo che la voluntary disclosure sui capitali esteri portò alla regolarizzazione di circa 76 miliardi, all’incasso immediato di 5 miliardi ed effetti benefici sui conti pubblici collegati ai nuovi fondi in circolo nell’economia “legale” che si sentono ancora oggi.

Gli sconti sulle sanzioni amministrative per chi aderisce dovrebbero essere simili a quelli delle pregresse edizioni, così come anche l’esimente penale (che funzionerebbe ovviamente solo per i reati tributari, con una sanzione esemplare per chi dichiara il falso). Per prevenire le facili critiche sui rischi di riciclaggio basta prevedere che il denaro contante venga depositato su conti correnti accesi presso una società fiduciaria italiana, in modo che si attivino i presidi antiriciclaggio previsti per tali organismi, che si vanno ad aggiungere a quelli del professionista incaricato di seguire la procedura di contraddittorio con l’Agenzia delle entrate.

Infine, ed è uno degli aspetti più interessanti, si potrebbe prevedere l’obbligo di investimento del denaro contante oggetto di emersione per un periodo minimo obbligatorio di 3 o 5 anni in strumenti a sostegno dei conti pubblici e dell’economia reale.

La proposta prevede un ventaglio di possibilità, dalla sottoscrizione di titoli del debito pubblico, ai Piani Individuali di Risparmio (PIR) a sostegno dell’economia reale, a social, digital o green bond destinati a iniziative meritorie di utilità sociale, ad una super ACE (Aiuto alla Crescita Economica) per chi, imprenditore, immette la liquidità regolarizzata in azienda. Si tratta inoltre di una misura in linea con tutti gli incentivi all’uso di “moneta elettronica”.

La proposta insomma presenta indubbi vantaggi, non costa nulla e non ha necessità di coperture, serve anzi a reperire risorse preziose per l’economia.