Economia della Conoscenza

Dischi/ Torna il Banco ed è una bella notizia per la buona musica

Scritto il

di Beppe Ceccato

Sono passati 50 anni dall’uscita di quel disco memorabile che in copertina aveva un salvadanaio in terracotta, nato dall’idea di un illustratore allora sconosciuto ma geniale, Mimmo Mellino. Era firmato e intitolato Banco del Mutuo Soccorso. R.I.P. (Requiescant in Pace) e Il Giardino del Mago, quest’ultimo una suite di 18 minuti e 28 secondi, praticamente tutto il lato B del vinile, sono la quint’essenza del rock-prog italico.

Il nuovo album del Banco

Una settimana fa il Banco ha pubblicato Orlando: Le Forme dell’Amore, concept album che nel primo giorno d’uscita s’è piazzato in testa alle vendite Amazon, al quale Vittorio Nocenzi, fondatore e unico membro rimasto della formazione “1972”, ha lavorato per molti anni.

Una composizione forte, struggente, con un’anima prog decisa nata da un’idea di Michelangelo, terzogenito di Vittorio, sviluppata poi a quattro mani. Ne sono usciti 15 “episodi” che sono un uppercut all’ascolto mordi e fuggi delle produzioni musicali odierne.

Qui si fa musica sul serio, senza scorciatoie: Fabio Moresco alla batteria garantisce un ritmo caldo e non spigoloso, Marco Capozi al basso riempie di profondità sonore, la chitarra elettrica di Filippo Marcheggiani e quella ritmica di Nicola Di Già dialogano con le tastiere che vengono plasmate dalle abili mani di Nocenzi.

Certo, Francesco Di Giacomo qui avrebbe fatto scintille, ma Tony D’Alessio dimostra un’estensione vocale da brivido e un pathos non comuni.

D’altronde nel Banco nulla è ordinario. È il marchio di fabbrica, e una denominazione di origine controllata e protetta, richiede certe doti… La storia dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto pubblicata nel 1512 può sembrare un altro anacronismo, una di quelle fissazioni prog tipiche dei Genesis o degli Yes del tempo che fu. Invece è proprio là, nelle pagine del poema cavalleresco, che il Banco è andato a cercare una risposta alla «violenza dei nostri tempi».

Un poema nell’era dei social che celebra con visioni e note l’amore, l’emozione, il pensiero attraverso una lunga ed epica avventura trasgressiva. Come mi fa notare lo stesso Nocenzi:

Desideravo mantenere identità e diversità. Che si capisse che è il Banco ma si sentisse che il prog oggi può continuare la sua funzione di destrutturazione e ricostruzione, quanto mai attuale.

II massimo della provocazione lo si può trovare in Non Mi Spaventa più L’Amore, un tango-prog dove la chitarra elettrica alla Santana di Marcheggiani si fonde con l’accordeon suonato da Nocenzi… L’amore di Orlando non corrisposto da Angelica, la lotta tra Oriente e Occidente sono più che una metafora di questo tempo. Disco intenso, bello. Finalmente… musica!