Il Manifesto

Parole, parole, parole… mi è sempre piaciuto aprire gli editoriali con le grandi canzoni perché in esse, come diceva Proust, c’è il risvolto pop di una verità. Ad esempio delle piccole e medie imprese italiane, Pmi, tutti ne parlano. Il mainstream mediatico e istituzionale non perde occasione per magnificare questa filiera simbolo della ricchezza umana e imprenditoriale del paese. Ma quando le parole sono troppo usate perdono il loro attaccamento logico ed emotivo alle cose. E’ come se quella filiera fosse un corpo che nella prassi deve avere da solo le capacità genetiche di curare le ferite della Storia, crisi, pandemie, effetti di una guerra.

Intanto chi governa la res publica, chi decide regole e strategie, è più affascinato dalla grande finanza e dalle lobbies o dalle mance elettorali. Prima missione della nostra avventura, dunque, far dialogare davvero Pmi e politica. Basta retorica, dalle parole ai fatti, alle norme e agli incentivi che aiutino davvero quella meglio Italia non solo a chiacchiere da comizi o da convegni. Lo faremo senza prismi ideologici e senza sconti a nessuno. Seconda missione, che le parole siano chiare, tutto deve essere comprensibile a tutti, cittadini, risparmiatori, imprenditori, operatori. L’oscurità di gran parte dell’informazione economica italiana non è un buon servizio alla democrazia. Le norme saranno tradotte, come pure accessibili saranno le notizie di servizio. Ci saranno certo, ma non a uso cervellotico, le analisi e i commenti sul mondo delle Pmi ma anche del contesto nazionale e internazionale, perché con l’avvento del web, ci piaccia o meno, siamo tutti in un mondo perennemente interconnesso.

Con la disruption digitale del Covid molte aziende manifatturiere hanno in fretta digitalizzato linguaggi e competenze per le nuove frontiere dell’e-commerce. Terza missione, allora, attenzione massima alle parole-mantra dell’avvenire, innovazione e sostenibilità, senza scordare le parole-problemi-di sempre, burocrazia, lavoro e fisco, osservato speciale in attesa di una riforma beckettiana che assicuri giustizia ed equità. E poi i nostri soldi, salari, pensioni, risparmi, ma anche dove vanno i soldi pubblici, quelli già stanziati e quelli in arrivo dall’Europa. Un tema così decisivo che al Pnrr dedichiamo la nostra prima inchiesta, convinti che una montagna di danaro possa finire nel nulla, o nelle tasche sbagliate, per ignoranza, per incomunicabilità normativa, per incapacità manageriale, per disonestà intellettuale. Un delitto, altro che resilienza di cui le Pmi sono da sempre campioni. Quel mondo non lo racconteremo solo con i numeri e i modelli sociologici, ma soprattuto con le storie, le persone, il loro coraggio, la loro visione. Racconteremo i territori nel loro sapore unico, scomponendo e ricomponendo il puzzle di questo nostro paese meraviglioso e problematico.

E coraggio è la parola giusta anche per il nostro editore, leader con Triboo nel web e che ora sfida gli apocalittici con la carta stampata. Ogni medium però ormai ha un’identità multipla, noi avremo come faro un brand di successo, Pmi.it, ma a nostra volta diventeremo luce multimediale, contenuti per internet, podcast e video. Speriamo, cari lettori, che diventerete presto anche voi membri della nostra Triboo. Per affrontare insieme la scommessa più importante, il futuro.

Claudio Brachino