Nel Mondo delle Pmi

Ac Finance: club deal per le PMI

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di Paolo Cova

Si chiama club deal, è uno strumento di finanziamento ancora poco conosciuto in Italia ma che sta prendendo progressivamente piede, soprattutto a vantaggio di piccole e medie imprese e di start up, in virtù della sua flessibilità. Una delle ultime operazioni è stata annunciata poche settimane fa, con un investimento di un milione di euro in Bemycompany 2 Israel Tech, il nuovo club deal per startup israeliane ad alto contenuto tecnologico.

A coordinare l’operazione è stato Antonio Chieffo, 40 anni, fondatore e amministratore delegato di Ac Finance, uno dei maggiori operatori specializzati in club deal.

L’azienda è nata nel luglio 2016, ha sedi a Milano e a Lodi, una trentina di collaboratori, ultimo fatturato attorno a 1,4 milioni di euro. «Nel club deal, che tipicamente ha la forma giuridica di una srl – spiega Chieffo – entrano imprenditori che sottoscrivono un aumento di capitale di questo veicolo societario creato ad hoc per rilevare partecipazioni nell’azienda che si vuole acquisire.

A differenza di un fondo di private equity, questo strumento è più flessibile, dato che i soci del club possono liberamente scegliere di partecipare o meno all’operazione identificata come target dai gestori del veicolo in base alle proprie disponibilità e a quanto credono nel progetto, e comunque investire cifre limitate che oscillano dai 25mila ai 250mila euro. Una soluzione che consente di ottenere rendimenti maggiori rispetto ad altri.

Inoltre, il club deal comporta risparmi fiscali per l’investitore e permette all’investitore-imprenditore di selezionare direttamente le aziende su cui investire con un maggiore controllo sulle proprie scelte di investimento dovuto al suo coinvolgimento diretto nell’iniziativa».

In genere l’azienda destinataria del club deal (detta appunto target: bersaglio) «o è sul mercato da poco, e ha un grande fattore di crescita, oppure è un’azienda già matura che vuole modificare il proprio assetto societario o aumentare la propria capitalizzazione» spiega ancora Chieffo. Di qui l’opportunità per il club deal, strumento «che è sempre esistito ma è diffuso, più che in Italia, in Europa e ancor di più negli Stati Uniti. Il suo significato è che i manager, con il club deal, decidono di diversificare investendo non nella finanza ma in aziende reali. Da noi gli imprenditori sono sempre rimasti tradizionalmente più legati al debito, cioè ai rapporti con le banche, che non al ricorso al capitale privato. Il club deal è invece una investment company, una srl destinata a crescere nel tempo».

Ma qual è il vantaggio che il club deal assicura? «Gli investitori coinvolti sono imprenditori, quindi apportano – oltre ai capitali – know how, reti di relazioni, competenze. Potremmo dire che il club deal si situa a metà strada. È utile per chi è già sufficientemente grande per aver superato la fase del crowdfunding, utile per i piccoli. Ma è forse ancor più utile per chi non è sufficientemente grande (o non è interessato) per tentare lo sbarco in Borsa, che peraltro è costoso».

Una descrizione, quella dell’utilità e dei pregi del club deal, che potrebbe farne uno strumento “su misura” per le piccole e medie imprese: «Si tratta di una opportunità assai interessante per le PMI – sottolinea Chieffo – In Italia, in genere, le piccole e medie imprese sono sottocapitalizzate: hanno una forte esposizione al debito e poco patrimonio. In genere la PMI italiana è stata fondata da un bravo commerciale, partito con un capitale basso che è stato man mano incrementato. Il club deal è lo strumento per fornire capitale per fare ricerca e sviluppo e garantire la crescita dell’azienda».

Ma non solo: il club deal potrebbe essere uno strumento efficace per superare le attuali difficoltà d’impresa (caro energia, carenza di materie prime, guerra in Europa): «certo, anche se molto dipende dagli obiettivi che si dà l’imprenditore. Se vuole crescere e ha bisogno di fare investimenti, deve valutare dove reperire i capitali. Capitale di rischio (equity) o banche? Spesso però, per avere credito, l’imprenditore deve avere una buona capitalizzazione. Se non ha un patrimonio capiente, rischia di non poter aver accesso al credito pur avendo il portafoglio pieno di ordini e prospettive di crescita per l’azienda. Il club deal può presentare una alternativa da prendere in considerazione».

Prossimo passo di Ac Finance è «un club deal per una software house in Italia, una PMI, per un valore di un milione di euro. Contiamo di chiudere a fine anno».