Nel Mondo delle Pmi

L’irruenza punk di Simon Cracker: la rabbia è energia

Scritto il

di Pascale Mattei

Un sasso gettato nel mondo patinato della moda italiana che invoca volentieri buon gusto ed eleganza: è il messaggio dello stilista italiano Simon Cracker (Simone Botte all’anagrafe), che ha appena sfilato a Milano con una collezione no gender, vero e proprio omaggio a Vivienne Westwood, basata sul «no». Centrata sull’ideologia punk originale, propone uno stile allo stesso tempo anticonformista, e “non allineato” lontano dagli uniformi e dal pensiero ortodosso: abiti sartoriali incrostati di silicone, capotti realizzati con delle coperte, camicie bianche colorate di vernice spray…

Imparare a dire di no è imparare a essere liberi, se non sei arrabbiato vuol dire che non stai prestando attenzione, se non è quello che dovrebbe essere allora è quello che dovrebbe essere, la rabbia è energia.

Questo è il motto del creatore il cui nome stesso simboleggia la filosofia: cracker, un po’ perché ama mangiarli ma anche e soprattutto per il suono «crac» che accompagna una rottura.

Creato 10 anni fa, il marchio ha iniziato a sfilare a Roma prima di approdare a Milano l’anno scorso. Tutto il lavoro si basa sull’up cycling. Il creatore e il suo socio da tre anni, Filippo Biraghi, anche lui designer, recuperano così vecchi abiti, tessuti di arredamento o per l’abbigliamento, bobine di filo dimenticate alle quali danno nuova vita grazie al vecchio telaio di una delle loro complici, la signora Bruna, insediata a Cesena: «Non buttiamo niente».

Il tutto viene poi assemblato e prodotto da artigiani della regione. È questo mix di materiali e colori che fa la ricchezza e la singolarità del marchio. «I nostri vesti sono ibridi», spiegano i due, che vogliono celebrare l’individualità e raccontare delle storie attraverso il vestito, che diventa così una sorte di manifesto per denunciare alcuni dei grandi mali del pianeta tra cui la distrazione senza fine, l’idolatria nazionalistica e le bugie organizzate.