Nel Mondo delle Pmi

QuestIT, la fabbrica degli assistenti virtuali

Scritto il

di Marta Panicucci

È iniziato tutto con Caterina, la prima dipendente pubblica virtuale d’Italia “assunta” dal Comune di Siena nel 2019. Poi sono arrivate anche Tess, che supporta le compagnie di assicurazione nei rapporti con i clienti, Tosca che gestisce il ritiro dei rifiuti ingombranti per Sei Toscana, Enia che guida gli utenti sul sito di Eni Basilicata e Angela che prende gli appuntamenti per il Comune di Treviso. Sono questi e molti altri gli assistenti virtuali “figli” di QuestIT, realtà nata come spin-off del gruppo di ricerca in Intelligenza artificiale dell’Università di Siena e oggi animatrice del Siena Artificial Intelligence Hub.

Da quando nel 2019 ha lanciato il primo assistente virtuale, sviluppato con la piattaforma Algho, QuestIT non ha più smesso di fare ricerca per portare sul mercato applicazioni sempre più sofisticate e in grado di interagire in modo il più possibile “umano” con i clienti.

Un salto in avanti, in questo senso, è stato fatto con la nascita di Asia, il virtual assistant capace di riconoscere gli stati d’animo dell’utente grazie alle sue espressioni facciali e rispondere di conseguenza.

«Asia ha funzionato molto bene – racconta Ernesto Di Iorio, ceo di QuestIT – è un prodotto che stiamo vendendo molto e lo abbiamo già integrato sui sistemi dei nostri clienti. Seguendo quel filone siamo arrivati alla nostra ultima novità che è stata la creazione del sistema per il riconoscimento della lingua dei segni. Un progetto importante, fatto in collaborazione con l’Università di Siena e il Cnr di Pisa, che sfrutta la tecnologia multisensoriale per comprendere una persona che parla tramite la lingua dei segni e poi rispondere attraverso lo stesso linguaggio».

Asia è stata lanciata nel mese di gennaio e QuestIT è già in trattativa con enti pubblici e privati per integrarla nei loro sistemi di supporto clienti. «Nel 2021 – continua Di Iorio – il Parlamento ha approvato la legge che riconosce e promuove la lingua dei segni e questo fa sì che la PA si dovrà attrezzare per dare risposte ai cittadini. Oltre a questo, noi pensiamo che possa avere un importante impiego anche in ambito sanitario per dare la possibilità alle persone sorde di essere autonome, per esempio in caso di prenotazione di visite o esami». L’obiettivo dell’azienda è quello di vedere a breve, entro questa primavera, l’impiego di Asia in alcuni Comuni e banche per poi arrivare a fine anno al coinvolgimento del mondo sanitario.

In futuro QuestIT si concentrerà anche sulle lingue dei segni straniere per portare Asia anche all’estero. È prevista a breve l’apertura di una nuova sede in Francia per la promozione dell’azienda – 50 dipendenti e un fatturato 2022 pari a 4 milioni, in crescita – sul mercato transalpino. Intanto gli assistenti virtuali toscani si stanno già diffondendo online, offline e anche nel metaverso. Grazie all’acquisizione di un’azienda che si occupa di robot e totem, gli avatar di QuestIT sono entrati nel mondo reale.

«L’idea è che un cittadino entri in Comune o in ospedale, parli con un totem spiegando le sue necessità e poi venga accompagnato da un robot all’ufficio o all’ambulatorio giusto. Con i nostri artificial human quindi possiamo dare servizi ai nostri clienti dal metaverso fino ad arrivare al luogo fisico grazie a robot e totem».

Così sfruttiamo le informazioni non verbali

QuestIT, la società toscana degli artificial human, ha iniziato a prendere forma nel 2007 dalla mente di tre giovani ricercatori dell’Università di Siena che hanno messo in campo le loro ricerche per dare forma a uno spin off universitario.

«All’epoca – racconta Ernesto Di Iorio, ceo di QuestIT – non era semplice partecipare a concorsi di ricerca quindi abbiamo pensato di portare le nostre competenze sul mercato fondando un’azienda nostra. All’inizio abbiamo fatto soprattutto consulenza di alto livello sui temi dell’intelligenza artificiale e sulla digital transformation che era ancora poco radicata in Italia».

Dalla semplice consulenza poi l’idea di realizzare degli assistenti virtuali ha velocemente iniziato a prendere forma. «Siamo esperti di elaborazione del linguaggio naturale – continua Di Iorio – a un certo punto mi venne l’idea che in realtà una conversazione non è fatta solo di testo, ma anche di informazioni non verbali che arricchiscono la conversazione e possono diventare la chiave della comprensione. Abbiamo pensato a una conversazione come qualcosa di più complesso di un semplice scambio di messaggi verbali e quindi all’improvviso l’avatar è diventato la soluzione».