Nel Mondo delle Pmi

Sei Ventures: così aiutiamo le startup delle aree decentrate

Scritto il

di Paola Stringa

Le storie d’innovazione partono sempre all’interno di acceleratori o hub digitali e incubatori d’impresa che si inseriscono in tessuti metropolitani ricchi di talenti, competenze e occasioni. Da Londra a Milano, da Madrid a Berlino, dove si intercettano flussi e network ad alto valore aggiunto, si incrociano investitori seriali e venture capital visionari.

Sei Ventures, nel Sud Italia, è nata con il paradigma opposto: in un’area sguarnita di imprese e di infrastrutture, con l’obiettivo di lanciare una sfida e far crescere territori e progettualità innovative dove non c’erano. «Quando abbiamo individuato questo progetto siamo andati in un territorio dove non c’era alcun punto di riferimento», racconta Vincenzo Vitale, ceo di Sei Ventures.

«Il primo hub lo abbiamo aperto ad Avellino e abbiamo scelto i tre pilastri guida della nostra organizzazione: la sostenibilità, l’etica e l’innovazione che si traducono in fornitori rispettosi, distanti da meccanismi che non fanno bene alle comunità, qualità dei prodotti, dei servizi e delle idee e cambiamento non solo e non per forza tecnologico, ma anche di processo e di cultura».

In Italia esistono circa 4mila Comuni situati in territori marginalizzati e a rischio di abbandono, che occupano una porzione rilevante del territorio. In queste aree, cosiddette interne, secondo il ministero per lo Sviluppo del Sud, vivono oltre 13 milioni di cittadini. Che hanno meno opportunità degli altri.

Fuori dalle grandi rotte, in periferia, Vincenzo Vitale, Daniele Guerriero, Massimiliano e Alessandro Imbimbo, Cristiano Masetto e Diego Vaquez, hanno fondato Sei Ventures, che ha ricevuto la certificazione dal ministero dello Sviluppo economico. Sei portatori d’interesse diversi, con background differenti e una mission comune: contribuire in modo concreto a invertire il fenomeno dello spopolamento delle aree decentrate.

Finora la società ha accolto e accompagnato 32 startup nelle prime fasi di crescita nei comparti del turismo, del foodtech e dell’agritech; ha lanciato la prima call-for-idea (il progetto Demetra) che ha portato più di 50 candidature a soli sette mesi dall’insediamento del primo hub e avviato il primo progetto di open innovation con una Pmi del territorio; investito capitali in cinque startup; realizzato il suo primo hackathon (evento che riunisce esperti di informatica) ad Apice Vecchia, la città fantasma nel Sannio, abbandonata dal terremoto dell’Ottanta dove si sono riuniti imprenditori, studenti e mentor per costruire idee di impresa da incubare.

All’interno dell’hub, costruito e gestito coinvolgendo partner locali, che dispone di spazi aperti 24 ore al giorno, in paesi dove generalmente mancano tutti i principali servizi per i professionisti e l’imprenditoria, oltre che quelli di base (formazione, connessione e mobilità), il gruppo Sei accompagna le startup nel processo di sviluppo del business.

L’hub Avellino è solo il primo di una serie di idee e progettualità che sono già in cantiere. Con i nuovi finanziamenti appena raccolti, Sei ha appena aperto una nuova sede a Benevento, Sei Sannio in una zona interna che comprende le aree del Molise e della Campania e sta progettando altri hub in Abruzzo, in Salento, nelle Marche e a Bassano del Grappa.

«L’elemento principale è avere un partner affidabile, allineato ai nostri valori», sottolinea Vitale. «Creiamo connessioni tra professionisti, freelance, startupper, Pmi e aziende strutturate. L’approccio è raccogliere tutte le energie di un territorio, in qualunque ambito. Non ci sono progetti verticali nelle nostre call».

A chi fa impresa dicono di andare al Nord. Noi vogliamo spezzare questo meccanismo

Vincenzo Vitale, Ceo e co-founder di Sei Ventures ha 34 anni ma alle spalle una breve ma intensa carriera post universitaria al Nord, a Genova, dove lavorava per un advisor finanziario.

«Sono rientrato nel 2019, dopo essermi occupato per un periodo di finanza e minibond», racconta. «Quando un giovane vuole fare business o finanza, in Italia, di solito gli si consiglia di spostarsi al Nord. Il nostro desiderio è proprio quello di spezzare questo meccanismo controproducente e dimostrare che si può fare business ovunque. Basta portare i servizi e gli strumenti necessari nel luogo dove nascono le idee imprenditoriali».

I limiti ci sono e sono tanti, come ammette Vitale. «I primi passi la startup riesce pure a farli qui, ma poi, nelle fasi di accelerazione, ancora oggi, deve spostarsi in altri contesti. Tuttavia, abbiamo avuto un impatto in termini di startup innovative molto positivo. E con l’emergere di imprese redditizie si genera un effetto a catena, perché è l’iniziativa privata che fa decollare i territori, la politica ha solo il compito di creare le condizioni».

Ciò che fa ben sperare è che, nonostante tutto, il numero di Pmi innovative nel Sud sia cresciuto del 52% rispetto al 2014 secondo fonti del Mise.

Il ceo di Sei Ventures ha un’idea fissa in testa, da quando le ha visitate: portare il modello Langhe nei territori sguarniti e in via di spopolamento. «Le colline dell’Irpinia potrebbero diventare un laboratorio come le Langhe se riuscissimo o a cambiare il paradigma e invertire la rotta», puntualizza Vitale. «Anche perché, paesaggisticamente, non hanno davvero niente da invidiare al Piemonte».