Nel Mondo delle Pmi

Satelliti Esa in orbita con T4i

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di Riccardo Sandre

Nelle brume del profondo Nordest, tra imprese metalmeccaniche e filiera dell’automotive, tra agroalimentare e packaging, si nascondono gioielli tecnologici di grande prestigio. È il caso di T4i, spin-off dell’Università di Padova e PMI da 40 collaboratori e 1,5 milioni di euro di fatturato nel 2021 che progetta e costruisce apparati propulsivi e motori al plasma per satelliti e veicoli spaziali.

Nata solo nel 2014 come prosecuzione di un programma di ricerca sviluppato in seno all’Università di Padova, T4i, già a poco più di 12 mesi dalla sua costituzione inizia a macinare premi e riconoscimenti. Nel 2018 i premi si trasformano in bandi finanziati per lo sviluppo delle proprie tecnologie: il primo è quello pubblicato dal MiSE per lo studio di un piccolo sistema di propulsione elettrica per lo spazio, un motore al plasma da 50W.

Un sistema leggero ed economico per controllare l’orbita di piccole piattaforme satellitari che si basa sull’emissione di gas ionizzato, e cioè di plasma, a velocità elevatissime permettendo così ottime prestazioni senza la necessità di utilizzare grandi quantità di carburante. Nel 2020, T4i vince un altro bando, questa volta con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), per la realizzazione di un altro sistema di propulsione, tre volte più grande del primo.

L’anno successivo il sistema di propulsione Regulus-50 realizzato da T4i (per piccoli satelliti) entra in orbita per la prima volta.

«Puntiamo a chiudere il 2022 con oltre 2,5 milioni di euro di fatturato – spiega Daniele Pavarin Ad di T4i e socio fondatore dell’azienda assieme a Francesco Bettella, Elena Toson, Marco Manente e Piero Lion – Si tratta di una crescita intorno al +60% grazie ai progetti che stiamo seguendo per alcune importanti agenzie spaziali e centri di ricerca nazionali».

Membro della Rete innovativa regionale (Air) che raccoglie le imprese dell’emergente distretto aerospaziale veneto, T4i si prepara a fare il grande salto, da società sostanzialmente di progettazione e ricerca ad azienda produttiva vera e propria. Una scommessa interessante se si guardano alle principali previsioni di crescita globale del settore. Secondo uno studio realizzato da McKinsey in collaborazione con il World Economy Forum nel 2021 l’aerospazio vale attualmente 350 miliardi di dollari e tutti i principali analisti prevedono un fatturato per lo meno triplicato nell’arco dei prossimi dieci anni.

«I nostri propulsori hanno una capacità di spinta che va da qualche millinewton fino a una tonnellata o potenzialmente anche di più, diventando quindi funzionali per i microsatelliti ma anche per strutture molto più imponenti», spiega l’Ad di T4i.

«I nostri brevetti permettono l’uso di gas combustibile allo stato solido, più facilmente gestibile sia nelle fasi di lancio che di vita del satellite. Forti di alcuni vantaggi tecnologici che riteniamo importanti, stiamo lavorando per fare un altro importante passo in avanti nella nostra evoluzione: quella di diventare un’azienda produttiva a tutti gli effetti. Ma per farlo cerchiamo equity per circa tre milioni di euro. Denaro che ci è necessario per mettere a terra le linee produttive e il perfezionamento dei prodotti».

Dal gruppo accademico all’ingresso nel mercato

Professore associato di propulsione spaziale all’Università di Padova, Daniele Pavarin è l’amministratore delegato di T4i e uno dei cinque fondatori dell’azienda. Spin-off di successo dell’Ateneo patavino, la nascita di T4i è di fatto la risposta ad un’esigenza di prosecuzione, sul piano del mercato, di un percorso di ricerca che aveva ottenuto ottimi risultati dal punto di vista accademico.

«Tutto è nato da un gruppo di ricerca che si è dato l’obiettivo di studiare potenziali soluzioni per la propulsione nel vuoto», spiega Pavarin.

«Un gruppo che si è riunito già nel 2004 e che ha fatto passi da gigante sul piano teorico e sperimentale. Tuttavia arriva un momento in cui si deve scegliere se fare un passo ulteriore, trasferendo le proprie competenze scientifiche e tecnologiche in un ambito eminentemente pratico e di mercato, o se fermarsi, con il rischio di vedere disperso il patrimonio di competenze e relazioni accumulate negli anni. Noi abbiamo scelto di scommettere sul futuro in un settore che ha notevoli prospettive di sviluppo».